La sfida all’ideologia dello stato islamico, forse a sorpresa, viene dall’Indonesia che ha la popolazione musulmana più grande al mondo ma che vive lontanissimo dalla base dello stato islamico nel Medio Oriente.
La scena orribile è familiare. Soldati dello stato islamico portano in marcia una fila di prigionieri alla riva di un fiume, li uccidono ad uno ad uno e gettano poi i cadaveri nell’acqua da un molo pieno di sangue.
Ma al posto della musica celebratrice e delle parole di giubilo che ci si attende in un video della Jihad, il sonoro presenta l’ex presidente indonesiano, Abdurrahman Wahid, che canta un poema mistico giavanese: “Molti che imparano a memoria il Corano e gli Hadith amano condannare gli altri come infedeli, mentre ignorano la loro propria infedeltà a Dio con i cuori e le menti ancora invischiati nello marciume”
Questa scena potente è una delle tante in un film di 90 minuti che è un ripudio religioso inesorabile dello stato islamico e il colpo di apertura in una campagna globale da parte del più grande gruppo musulmano al mondo per sfidare l’ideologia dello stato islamico a testa alta.
La sfida, forse a sorpresa, viene dall’Indonesia che ha la popolazione musulmana più grande al mondo ma che giace a migliaia di miglia lontano dalla base dello stato islamico nel Medio Oriente.
“La diffusione di una comprensione superficiale dell’Islam rende critica questa situazione, mentre elementi fortemente attivi dentro la popolazione musulmana giustificano il loro comportamento duro e spesso selvaggio affermando di agire in accordo con i comandi di Allah, sebbene siano fortemente errati” dice Mustofa Bisri, capo spirituale del gruppo Nahdlatul Ulama, organizzazione musulmana di oltre 50 milioni di membri.
“Secondo il punto di vista sunnita dell’Islam” dice “ogni aspetto ed espressione della religione dovrebbe essere piena di amore e compassione, e migliorare la perfezione della natura umana”.
Questo messaggio di tolleranza è nel cure della campagna del gruppo contro lo Jihadismo che sarà portata avanti online, e nelle conferenze per il Nord America fino in Europa ed Asia. Il film è stato rilasciato giovedì all’inizio del congresso di tre giorni dall’ala giovanile del NU a Yogyakarta.
Mentre i capi mondiali invitano i musulmani a condurre la battaglia ideologica contro una diramazione crescente e sempre più violenta della loro stessa religione, gli analisti dicono che la campagna del gruppo è un antidoto ben accetta allo Jihadismo.
“Credo che il solo modo a disposizione dei governi occidentali di rapportarsi alla propaganda dell’IS è di confutarla, ma ora non esiste una strategia.” dice Nico Prucha, ricercatore del King’s College di Londra che studia la propaganda online in lingua araba dell’IS. E spesso i capi occidentali mancano di credibilità con chi è più suscettibile al fascino della jihad. “Non parlano arabo o non hanno mai vissuto nel mondo musulmano”.
La campagna condotta da Nahdlatul Ulama, NU, per un Islam pluralistico e liberale, viene in n momento in cui l’Islam vive una guerra intestina sulle questioni centrali ideologiche di come si definisce la fede nel mondo moderno.
In un certo senso non deve sorprendere che questo messaggio provenga dall’Indonesia, la casa dell’Islam Nusantara, conosciuto come uno dei movimenti Islamici più progressisti al mondo. Il movimento, il cui nome significa Islam delle Indie Orientali, risale a oltre 500 anni fa e promuove un’interpretazione spirituale dell’Islam che sottolinea la non violenza, l’inclusività e l’accettazione delle altre religioni.
Gli analisti dicono che la teologia si sviluppò in modo organico in un luogo dove induismo e buddismo erano le religioni precedenti all’arrivo dell’Islam attorno al XIII secolo. L’Islam indonesiano si fuse con i credi e le tradizioni religiose locali creando una società pluralistica nonostante ci fosse una maggioranza musulmana.
In Indonesia ci sono ora oltre 190 milioni di musulmani, ma anche un governo laico e minoranze influenti cristiane, induiste e buddiste. Questo liberalismo pone una confutazione all’ideologia dello stato islamico.
“Sfidiamo radicalmente l’idea dell’IS che vuole un Islam uniforme, il che significa che se c’è un’altra idea di Islam che non segue le loro idee, quella gente è infedele che deve essere uccisa” dice Yahya Cholil Staquf del consiglio supremo del NU. “Mostreremo che non è il caso dell’Islam.”
NU ha creato una organizzazione non profit, Bayt ar-Rahmah, a New York, dice Yahya, che sarà il centro delle attività internazionali comprese conferenze e seminari per promuovere la tradizione indonesiana di un Islam non violento e pluralistico. NU lavora anche con l’Università di Vienna in Austria che raccoglie e analizza la propaganda dell’IS per preparare risposte ai loro messaggi. Sarà cura di NU di diffondere questi messaggi online e nelle conferenze.
Un centro di prevenzione di stanza in Indonesia, che dovrebbe essere operativo alla fine dell’anno, addestrerà studenti di tutti i sessi di lingua araba per affrontare l’ideologia dello stato islamico e dare messaggi sotto la guida dei teologi del NU che sono consultori della accademia occidentale.
Il film, “Rahmat Islam Nusantara”, la grazia divina dell’Islam delle indie orientali, è stato tradotto in inglese e arabo per la distribuzione globale, ed esplora l’arrivo dell’Islam e l’evoluzione in Indonesia con interviste a studiosi islamici indonesiani.
Nella sequenza delle scene sfidano e denunciano le interpretazioni dello IS del Corano e degli Hadit, il libro degli insegnamenti del profeta Maometto, come errati e perversi.
La teologia dello stato islamico, radicata nel movimento fondamentalista Wahhabi, prende i suoi spunti dalla giurisprudenza islamica medioevale, dove erano ammesse la schiavitù e la condanna a a morte dei prigionieri. I registi accettano la legittimità di queste posizioni ma discutono che la legge islamica debba essere adeguata alle norme del XXI secolo.
Altre sette e capi musulmani lo hanno detto prima. E paesi non arabi come l’Indonesia tende ad avere minore influenza sulla pratica dell’Islam specialmente nel Medio Oriente.
“Il problema dell’Islam del Medio Oriente è che hanno ciò che si chiama razzismo religioso” dice Azyumardi Azra, studioso islamico e già rettore dell’Università dello Stato Islamico di Giacarta. “Sentono che solo gli arabi sono musulmani veri e gli altri no.”
L’Arabia saudita, luogo di nascita dell’Islam e prima fonte di finanziamento per il Wahhabismo nel mondo, ha avuto molto successo nell’imporre la propria interpretazione e si è fatto strada in Indonesia. Gli analisti dicono che un flusso stabile di denaro dai paesi del Golfo come Arabia Saudita e Qatar, sostengono un movimento Wahhabita attivo e crescente nell’arcipelago.
Ci sono alcune riserve sul fatto che NU si globalizzi piuttosto che affrontar per primo l’estremismo violento a casa. L’Indonesia ha vissuto, negli ultimi anni,tanti attacchi terroristici da parte dei militanti islamici che hanno fatto tantissimi morti, come le bombe a Bali del 2002 e 2005 e agli hotel di lusso a Giacarta nel 2003 e 2009.
Il gruppo più conosciuto dei gruppi Jihadisti, Jemmah Islamiya, affiliato ad Al Qaeda, è stato represso, ma esistono gruppi secondari come pure altri gruppi militanti musulmani come FPI, Fronte di difesa Islamica, che occasionalmente attacca minoranze religiose e i loro luoghi di culto.
Bonar Tigor Naipospos, vice presidente del Setara Institute per la democrazia e la pace di Giacarta, dice che la campagna di NU si applica ugualmente alle organizzazioni radicali.
“Vogliono mostrare alla società indonesiana Guardate, siamo islamici e abbiamo valori universali, ma rispettiamo le culture locali’. Non siamo come l’Islam del Medio Oriente” dice.
Per altri la narrazione pubblica internazionale deve cominciare da qualche parte anche se è lontanissima dalla Siria e dall’Iraq.
Hedie Mirahmadi presidente della Organization for Resource Development and Education, di Washington che lavora per combattere l’estremismo, dice che secondo vari dati i sostenitori dello stato islamico inviavano 2.8 milioni di messaggi al giorno ai loro seguaci su Twitter.
“Chi li contrasterà?” si domanda. “E’ quello che fanno in Indonesia, in USA e in altri posti. Si riempie lo spazio e si spera che la gente renda il messaggio giusto”.
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