Il numero record di incendi indonesiani, causati dalla tecnica adottata nelle piantagioni da taglia e brucia, che hanno preso vaste parti di Sumatra e del Calimantano in Indonesia costerà al paese un costo stimato di oltre 16 miliardi di dollari equivalente al 1.9% del PIL secondo le valutazioni del FMI, Fondo Monetario Internazionale.
Tra giugno ed ottobre “oltre 100 mila incendi causati dall’uomo hanno bruciato 2.6 milioni di ettari di terra, equivalenti a 4 volte e mezzo l’estensione dell’isola di Bali” dice un rapporto sull’Indonesia del FMI.
Il costo degli incendi indonesiani è stato valutato in oltre 16 miliardi di dollari e vale almeno il doppio del costo per la ricostruzione della provincia di Aceh dopo lo tsunami del 2004.
Ad essere colpito di più è il Kalimantan dove si trovano le maggiori estensioni di terreni torbosi che hanno preso fuoco e già colpito dalla caduta dei prezzi del carbone e dell’olio di palma. Complessivamente il Kalimantan ha perso 1.2% del PIL mentre il Calimantano orientale ha perso fino al 5.1% fino all’arrivo delle piogge di ottobre che hanno spento i fuochi.
L’Indonesia, insieme all’Amazzonia brasiliana e all’Africa Centrale, rappresenta uno dei polmoni del pianeta capace di assorbire il biossido di carbonio prodotto dal resto del mondo.
La foschia, che è stata esacerbata dalle condizioni fortemente asciutte a causa de El Nino, ha colpito l’intera regione raggiungendo le coste della Thailandia Meridionale, la Cambogia e le Filippine.
A Brunei, Malesia e Singapore il livello degli inquinanti era tanto alto da dover chiudere le scuole. A Singapore il particolato ha raggiunto livelli pericolosi di 471 ppm quando il massimo previsto dalla OMS è di 250 ppm.
Le autorità di Singapore sono giunti a denunciare cinque aziende singaporeane con attività in Indonesia a cui hanno sottoposto piani di azione da adottare nel futuro per evitare nuovi incendi, pena multe fino a 100 mila dollari al giorno. Le aziende sono Asia Pulp and Paper, Rimba Hutani Mas, Sebangun Bumi Andalas Wood Industries, Bumi Sriwijaya Sentosa and Wachyuni Mandira.
Un’altra conseguenza, oltre ai 16 miliardi di dollari di danno, è stata l’incremento delle emissioni di gas serra che ha costretto il presidente indonesiano Joko Widodo a prendere posizione nella conferenza sul clima di Parigi.
L’Indonesia ha proposto un taglio del 29% delle emissioni per il 2030 che è per lo meno ambizioso, L’Indonesia dovrebbe trarre energia da fonti rinnovabili per il 23% per il 2025 e agire con forza sui fuochi che danno un enorme contributo alle emissioni indonesiane che in alcuni giorni hanno raggiunto livelli superiori a quelle degli USA, il primo paese emettitore.
Joo Widodo ha ordinato la moratoria su tutti i progetti sui terreni torbosi su cui non vuole dare le licenze per nuove piantagioni e vuole bloccare i canali di drenaggio nei terreni torbosi che servono a preparare il terreno al trapianto degli alberi.
Non sono misure nuove e in passato ne discusse anche l’ex presidente Yudhoyono che introdusse il REDD+ in Indonesia: la realtà è che poi i fuochi sono continuati e i grandi interessi e la corruzione hanno permesso il perpetuarsi della distruzione della foresta indonesiana e l’arricchimento delle elite indonesiane e delle multinazionali singaporeane e malesi.
Joko Widodo ha proposto la creazione di un’Agenzia per il Ripristino dei Terreni torbosi danneggiati dagli incendi, ponendo al centro le popolazioni indigene per curare la foresta stessa.
Joko Widodo riprenderà l’idea di Yudhoyono di avere una politica di una sola mappa con cui si impone la moratoria mentre si rivedono i permessi per mantenere i terreni torbosi e le foreste sostenibili. Una sola mappa significa uniformare le mappe di tutti gli uffici esistenti che spesso non usano procedure standard sui confini alimentando confusione e facilitando pratiche di corruzione.
Però i fuochi sono finiti e per molte agenzie con loro son finite le preoccupazioni. Si faranno lo stesso queste riforme?