Il 14 gennaio nove militanti si sono barricati presso un caffè della catena Starbucks a Giacarta centro. Sono state fatte detonare piccole bombe artigianali, IED, e i militanti si sono scontrati militarmente con le forze di sicurezza per due ore. Vari civili sono stati uccisi. Cinque militanti sono stati uccisi e altri quattro arrestati.
Le forze di sicurezza hanno risposto in modo professionale e veloce riuscendo a mitigare quello che sarebbe potuto essere un attacco più sanguinoso che sembra essere stato perpetrato dall’ISIS.
Questo attacco non dovrebbe aver preso nessuno di sorpresa; il suo stile lo si è visto a Bombay e Parigi. E’ stata l’arma di scelta per via dei requisiti tecnici minimi e per la alta probabilità di diffondere la paura ed ottenere l’attenzione dei media.
Il 30 giugno 2015 una corte malese ha condannato un uomo ed il figlio per aver lottato con l’ISIS e aver pianificato attacchi terroristici in patria. Ma non era un’ondata di bombe a cui pensavano quanto il rapimento di politici. Mentre il sequestro di ostaggi, esecuzioni e attacchi a barricata danno meno problemi alle forze di sicurezza rispetto alle bombe, questo è potenzialmente uno sviluppo importante ai livelli tattico strategici per i militanti del sudest asiatico.
Se si vuole comprendere il vero impatto dell’ISIS sul sudest asiatico ed i suoi militanti, questo è il punto.
Il sequestro di ostaggi è diventato il volto del terrore dell’ISIS in medio oriente. Le macabre esecuzioni delle vittime vestite di arancione, che si assomigliano a quelle della base Guantanamo, diventano sempre più macabre. John Horgan ha definito i recenti video “sadismo da livello clinico”. Questi video disseminati sulle varie piattaforme dei media sociali piuttosto che far nascere la ripulsa tra la gente tende ad allargare il fascino del gruppo mentre provano a superare i loro rivali mettendo sullo stesso piano la violenza sadica con lo zelo religioso.
In modo simile ci sono stati vari sequestri con barricamento fatti dai militanti che si ispirano all’ISIS in Europa ed oltre, il più spettacolare dei quali fu quello del 13 novembre a Parigi con gli attacchi coordinati che causarono 129 morti. Ed è lo stile di questi attacchi che nel sudest asiatico sono una vera minaccia. JM Berger spiega: “L’amore di Al Qaeda per l’eleganza era una distrazione .. ma in realtà AQAP portò un pugno di attacchi ad una velocità bassa nel corso di molti anni.”
Ma questi attacchi poco tecnologici, a basso costo e con alta probabilità di andare a segno sono fatti proprio per chi ha lottato con l’ISIS avendo però poca esperienza se non essere stati al fronte.
La minaccia posta dall’ISIS nel sudest asiatico è piccola ma presente. Ci sono un migliaio di sostenitori dell’ISIS compreso chi è andato in Siria ed Iraq, i loro familiari, quelli uccisi e arrestati, come pure quelli restituiti dalle forze di sicurezza. Include anche la prima ondata di chi è già tornato a casa in Malesia e Indonesia.
Il gruppo Soufan stima che il gruppo di combattenti siano circa 600, meno delle stime regionali di 900. Vari sono tornati e hanno pianificato o eseguiti degli attacchi compresi i primi progetti in Malesia e la prima tentata bomba al cloro in Indonesia.
Di già più gente della regione si è unita all’ISIS e ad Al Nusra Front di Al Qaeda di quanti si fossero uniti ai mujahideen antisovietici. L’ISIS ha rivitalizzato la rete del terrore nella regione.
Eppure nonostante queste preoccupazioni come pure la precedente ondata di terrorismo della Jemaah Islamiyah, tra le tattiche usate non sono state usate molto il sequestro di ostaggi, la decapitazione o il sequestro con barricate tra i militanti del sudest asiatico. Ci si deve aspettare che questo cambi con la crescita dell’ISIS, con la proliferazione della loro ideologia e il ritorno di veterani alla Siria nei prossimi anni.
I gruppi militanti della regione: The Abu Sayyaf
L’eccezione a quanto detto prima è il gruppo di Abu Sayaff, ASG, che regolarmente utilizza il sequestro e la decapitazione sin dagli anni 90. Ma persino con ASG il sequestro degli ostaggi avviene in due forme: sequestro per fare soldi e la presa dell’ostaggio per provare a dimostrare la loro buona fede ideologica limitata. Mentre il gruppo diventa sempre più disperato, mentre influenzato al contempo dall’ISIS, ha alzato le proprie minacce di decapitazione per far raccogliere i riscatti.
Dagli anni 90 al 2004, i sequestri sono stati principalmente per fare soldi. Nel 2001 decapitarono un ostaggio americano. Quell’anno decapitarono 9 dei 30 cristiani sequestrati per forzare un blocco all’offensiva militare del governo. Ma quasi tutti gli altri ostaggi furono rilasciati dopo che fu pagato il riscatto o perché liberati.
Nel periodo 2004- 2007 ASG si era offerta a Jemaah Islamiyah ed avevano in apparenza abbastanza sostegno internazionale che però non fermarono i sequestri. Gli ostaggi di quel periodo furono tutti uccisi. Nel 2007 decapitarono sette lavoratori ingaggiati da un progetto USAID a Jolo e 14 Marine Filippini a Basilan, sena richiesta di riscatto, quanto per dimostrare la loro buona fede islamica. ASG decapitò i marine nel 2011 ma quello fu largamente visto come un bloccare l’offensiva del governo.
Ma da allora il gruppo ha delegato. C’è stato un costante flusso di sequestri con pagamento di riscatto e ostaggi rilasciati. Di recente hanno accresciuto il numero di ostaggi stranieri ma solo perché pagano più dei filippini con riscatti da 20 30 mila dollari. Gli obiettivi più normali sono Malesi e Cinesi ed Europei, utili per via dei riscatti più fruttiferi. Dal 2014, ci sono stati molte incursioni nello stato malese di Sabah tra i quali un poliziotto. Ma la questione è solo di riscatto, quanto può fruttare. La richiesta per malesi e cinesi si aggira attorno ai 100 mila dollari. Chiesero 600 mila dollari per due malesi che minacciavano di decapitare. Uno pagò e fu rilasciato, l’altro decapitato il 17 novembre. Un australiano pagò 10 mila dollari per il suo rilascio.
Un capo di ASG, Isnilon Hapilon, fece una dichiarazione di fedeltà allo stato islamico con un video su Youtube, ma non fu che una pezzo pubblicitario. Immediatamente dopo il giuramento, ASG minacciò di decapitare uno dei due ostaggi tedeschi catturati ad aprile 2014 per costringere Berlino a lasciare la coalizione anti ISIS. Nonostante le foto degli ostaggi che sedevano nella loro tomba di fronte alla bandiera dell’ISIS, queste richieste sembra furono abbandonate dopo il pagamento di 1.35 milioni di dollari ma senza concessioni tedesche alle richieste politiche. L’immaginario dell’ISIS e la minacci di decapitazione furono aggiunti per esprimere il senso di urgenza.
Mentre sono cresciuti i recenti sequestri di gente del posto, donne e bambini compresi, tutti, ed anche in breve tempo, sono stati rilasciati con il pagamento del riscatto. Asg asta facendo cassa. Tra il gennaio 2014 e l’ottobre 2015 ci sono stati 31 rapimenti e in quel tempo furono rilasciati o fuggirono 34 persone. Il caso più recente fu di un direttore di miniera che avrebbe pagato 27 mila dollari per essere rilasciata.
ASG ha attualmente due membri della Guardia Costiera Filippina che hanno minacciato di decapitare ma solo se non pagano Infatti 11 agosto un capo villaggio che fu sequestrato con loro fu decapitato dopo che era scaduta il termine del suo riscatto.
Il 21 settembre 2015 i sicari di ASG eseguirono un’incursione complessa ma eseguita bene sul resort di Davao sequestrando tre occidentali ed una filippina. Il 13 ottobre rilasciarono un video che mostravano i quattro seduti di fronte alla bandiera dell’ISIS ina una radura della giungla.
Il video era interessante perché, per prima cosa, era il primo video del gruppo con gli ostaggi e per altro fatto bene. Poi gli ostaggi davano il messaggio su quello che si doveva fare per assicurare la loro vita ed iniziare il negoziato. Terza cosa benché non si parlasse di decapitazione, un ostaggio aveva il coltello puntato alla gola.
La cosa evidente fu che osservavano i video dell’ISIS che hanno fissato un nuovo standard per la propaganda ed i messaggi. Il portavoce parlava bene ed era istruito specialmente quando si pensa a quanto poco istruiti siano i militanti medi dell’ASG. Pareva ci fosse stata una prova di costume in stile ISIS.
Eppure non esiste una componente ideologica per questi sequestri, nonostante l’immaginario e l’influenza dell’ISIS. In un altro video del 3 novembre si fissava la cifra esorbitante di 21 milioni di dollari a testa. SI deve capire che questa cifra ha a che fare con le varie fazioni responsabili del sequestro. Qualche cellula soltanto ha adottato la propaganda e l’immaginario in stile ISIS.
In tutto ASG ha decapitato più o meno 40 prigionieri dagli anni 90 tutti per provare la loro fede jihadista. Ma alla fine dei conti si tratta solo di denaro. La realtà è che la presa degli ostaggi non appartiene alle Filippine quanto Tausig dove la pirateria e il sequestro hanno radici culturali.
Mentre ASG cerca solo soldi, restano un problema di basso livello che però può aiutare a diffondere l’ISIS. A dicembre 2015 le forze di sicurezza uccisero un membro dell’ISIS malese, costruttore di bombe e assistente di alto livello dell’ISIS malese, durante uno scontro a fuoco con ASG. L’incapacità del governo filippino di mettere in sicurezza il proprio territorio consegna all’ISIS quell’area importante di addestramento.
Ci sono stati altri sequestri ma solo al fine del riscatto. Il gruppo più importante è il Gruppo Pentagono a Mindanao centrale. Si è molto in disaccordo se questo gruppo fosse un gruppo criminale, o un gruppo che serviva a finanziare il MILF o essi stessi membri del MILF. A parte tutto, radicatosi il processo di pace, il MILF divenne una parte responsabile e il gruppo cessò del tutto di operare. Forse il MILF potrebbe essersene approfittato dei sequestri ma ufficialmente hanno condannato la pratica come contraria all’Islam.
C’è la paura che i gruppi usciti dal MILF siano motivati o abbiano promesso fedeltà all’ISIS. Il BIFF, che nel 2007 uscì dal MILF per il processo di pace, ha pubblicamente promesso fedeltà all’ISIS, e fa attacchi di routine come quello di Natale 2015 a Mindanao Centrale che uccisero 14 cristiani. Analogamente un altro gruppo Ansar Khalifa Philippines, ha emesso un video di un campo di addestramento in cui le reclute si addestravano sotto la bandiera dell’ISIS. Sembra si tratti di piccoli gruppi poco conosciuti che cercano l’attenzione dei media, donazioni e reclute.
Jemaah Islamiyah
Altri gruppi militanti nella regione hanno rifuggito i sequestri di persona. L’affiliato di Al Qaeda, Jemaah Islamiyah e la miriade di gruppi salafiti hanno assassinato e messo bombe ma non hanno mai adottato la tattica degli ostaggi.
Nel 2005 Noordin Mohammed Top ruppe con JI che si era rivoltata contro il colpire nemici distanti e formò “Al Qaeda nell’arcipelago malay”. Maanche quando iniziò ad emulare Abu Musab alZarqawi la sua cellula non adottò mai la tattica brutale dei sequestri e della decapitazione come praticata da Al Qaeda in Iraq.
Tra il 2009 e il 2010, un’altra cella di JI provò a sanare la divisione perdente tra l’ala vicina ad Al Qaeda di Top e chi voleva una violenza settaria rinnovata spingendo per attacchi in stile barricate dal basso costo ed alto impatto sullo stile della presa a Bombay del 2008 degli hotel Trident e Oberoi. Questa cellula fu distrutta ed oltre 125 militanti furono uccisi o arrestati, compreso i loro capi, e non se ne seppe più nulla. Ma fu usata una tattica di bassi costi e molto efficace.
Un altro separatista decapitò tre ragazze cristiane nel 2006 per provocare altri disordini religiosi. Le ragazzine non furono prese in ostaggio, né questo fu glorificato nei media jihadisti. Il gruppo divenne poi Mujihideen Indonesia Timur (MIT) il gruppo più letale dei successori della JI, il cui capo Santoso ha promesso fedeltà all’ISIS.
Il 17 settembre 201 MIT decapitò tre migranti induisti nelle Sulawesi centrali. Non ci fu nessun caso di riscatto, ma solo un atto per terrorizzare; i corpi furono il messaggio alla comunità, neanche il video di propaganda. MIT è un gruppo da tenere sotto osservazione perché comincia ad attirare l’attenzione nei circoli Jihadisti. Ma finora gli attacchi sono moltissimo diretti alle forze di sicurezza o agli induisti del posto.
L’insorgenza del Meridione Thailandese
Nel meridione thailandese, dove ci sono state 6500 persone uccise e quasi 12 mila ferite dal 2004, l’insorgenza malay ha fatto un solo rapimento, un paramilitare che passarono per le armi nell’aprile 2013. Ma c’è la prova che si trattò di una cosa molto personale ed un attacco mirato. Un musulmano utilizzato per passare informazioni all’insorgenza che portò ad un attacco andato a male con la morte di 16 insorti, nel solo unico attacco sanguinoso. Da allora l’insorgenza malay non ha mai fatto rapimenti. La gente del posto disse che era una cosa inaccettabile, ma in molti videro la dura reazione del governo e temettero che la tattica potesse essere controproducente.
Eppure l’insorgenza ha usato la decapitazione come tattica di terrore contro la comunità buddista. Dal 2004 ci sono state 40 decapitazioni come nell’aprile 2014. Ma il tasso è crollato: ci sono state 12 decapitazioni dal 2009 e quasi tutti sono stati decapitati dopo essere stati uccisi. L’insorgenza di frequente dissacra il cadavere dandogli fuoco o mutilandolo. L’insorgenza diede al fuoco due coppie che erano state uccise negli scontri ad aprile e maggio 2015.
Ma sono di nuovo fatti senza attenzione ai media e senza aver fatto ostaggi. Un atto gratuito di violenza per terrorizzare la comunità buddista. Forse non c’è ragione di filmare o glorificare questi atti orrendi dal momento che l’insorgenza resta nell’ombra e non desiderosa della campagna dei grandi media.
Inoltre in varie interviste personali, l’insorgenza ha rivelato le pressioni della gente e dei teologi affinché finissero queste pratiche di decapitazione e dissacrazione. I militanti si accorsero che questi attacchi erano molto efficaci nell’instillare il terrore nella popolazione buddista che volevano cacciare dalla regione, ma accettarono la direttiva dei capi religiosi.
E mentre l’ISIS non ha assolutamente alcun ruolo in questa insorgenza, la sua propaganda comincia ad essere condivisa tra i giovani militanti malay e comincia ad avere i sottotitoli. C’è la preoccupazione che i giovani militanti frustrati con il passo e lo scopo dell’insorgenza siano disposti a far fare un passo in avanti alla violenza.
Valutare l’impatto dell’ISIS nel Sudest Asiatico
Il successo dell’ISIS dal 2014 ha ravvivato la minaccia terroristica in Malesia e Indonesia che ha portato da 600 ed un migliaio di persone ad andare in Siria e Iraq, per acquisire l’esperienza jihadista e ha dato alla nuova generazione di mebri un piedistallo. Circa 170 indonesiani sono stati respinti dalla Turchia e tanti altri non possono recarsi più a causa delle misure messe in atto dalle forze di sicurezza della regione.
Ma l’ISIS ha accresciuto l’indottrinamento e l’induzione. Hanno allargato la base tradizione di reclutamento della JI e hanno membri di tutto lo spettro sociale donne comprese. Alcuni come il MIT e Ba’asyir’s Jemmah Anshaur Tauhid (JAT), hanno promesso fedeltà all’ISIS. All’inizio di gennaio Ba’asyir attraverso il suo avvocato ha rinunciato ai suoi legami con l’ISIS, ma lo ha fatto pochi giorni prima dell’appello per chiedere un rilascio anticipato dalla condanna del 2011 per un campo di addestramento ad Aceh.
E la propaganda viscida in stile visuale da Hollywood, sempre più in indonesiano, ha avuto un grande fascino e influenza sui militanti della regione. I jihadisti della regione, a parte ASG, non hanno mai fatto rapimenti, e nessun gruppo ha glorificato o ripreso le decapitazioni. I video dell’ISIS sono visti e condivisi e la loro base di massa non li trova più un anatema per la cultura della regione.
E come ha detto Charlie Winters, quello che consideriamo nei video dell’ISIS come barbarie grottesca i suoi sostenitori lo considerano “trionfalismo e vendetta” contro chi ha minacciato la loro interpretazione dell’Islam. “La propaganda più brutale dello stato islamico serve come un veicolo attraverso cui veicolare la vendetta e la supremazia”. Tali atti sono adatti ad essere poti sui media sociali che nel sudest asiatico trovano un tasso di utilizzo tra i più grandi al mondo.
Ci si preoccupa che chi torna dall’Iraq e Siria acquisirà le abilità per portare avanti nuove ondate di bombe. Una cellula era nella fase finale di preparare una bomba alla birreria Carlsberg a Kuala Lumpur. Di maggiore preoccupazione, i reduci sospetti erano responsabili di un tentativo di una bomba al cloro in un grande magazzino di Giacarta a febbraio 2015. A settembre 2015 le ambasciate americana e australiana emisero avvisi specifici di attacchi terroristici e tre persone furono arrestati. Fu il terzo piano attivo a Kuala Lumpur che non vide alcun tentativo di JI durante il decennio del regno del terrore del gruppo dopo l’attacco del 2002 a Bali.
E mentre non si deve minimizzare lo spettro di un attacco con bombe per uccidere in massa, restare su questo potrebbe farci non comprendere la minaccia delle cellule o degli individui dell’ISIS. Molta gente della regione che lotta per l’ISIS è stata usata come carne da cannone, cosa non sufficientemente riconosciuta o sfruttata. Pochissimi torneranno a casa con conoscenze o abilità terroristiche. Non tutti diventano Azahari. Eppure molti hanno addestramento con armi piccole e volontà di diventare martire.
Quindi c’è una paura ben fondata che lo spettacolo di violenza dimostrata dall’ISIS si radichi a causa delle basse capacità tecniche dei reduci e del bisogno di perpetrate attacchi audaci per vincere il sostegno popolare ed assumere il comando di un movimento disperso e senza capi.
Il sequestro di ostaggi e gli attacchi con barricamenti sono perfetti per gli obiettivi immediati e il set di perizia dell’ISIS. Diversamente dalle bombe che agiscono indiscriminatamente, i sequestri, le esecuzioni e gli assassini sono molto indirizzati. La sicurezza malese ha affermato, anche se senza mostrare prove, che i membri dell’ISIS stanno mirando politici e ufficiali della sicurezza.
Il caso dei malesi Murad Halimmuddin e di suo figlio Abu Daud che pianificavano di rapire politici dopo il loro ritorno a casa dall’ISIS, è un punto in questione. Ma non erano soli, la loro cellula ne include altri 4.
Un’altra piccola cellula che includeva dei reduci dalla Siria che le autorità malesi distrussero nel luglio 2015 pensavano anche ad un’ondata di attacchi terroristici senza bombe. La cellula pensava a colpire personaggi importanti e fare attacchi con barricamento come quelli usati a Sidney, Parigi e in Tunisia.
Più importante due malesi, Mohd Faris Anwar e Muhamad Wandy Muhamad Jedi, erano presenti in un video dell’ISIS di un’orrenda decapitazione di massa fatto circolare il 20 febbraio 2015. Benché avesse scosso i capi della nazione, il video fu fatto circolare nella regione attraverso i media sociali. Se fossero scosse le persone da questo video non l’hanno fatto vedere, come se ci fosse stato poca reazione negativa. Sebbene poi Mohd Faris Anwar fosse stato poi ucciso in Siria la sua brutalità resta largamente disseminata online.
A metà dicembre le autorità indonesiane arrestarono sei membri sospetti dell’ISIS e JI che pianificavano un’ondata di bombe e attacchi con piccole armi contro le comunità sciite e cristiane. Il piano aveva il finanziamento diretto dell’ISIS secondo la sicurezza indonesiana.
Le autorità russe hanno ultimamente fatto circolare informazioni riservate alle autorità thai, di cui qualcuno dubita sulla veridicità, di una cellula dell’ISIS i Thailandia per fare un attacco contro turisti russi.
Conclusioni
Gran parte degli abitanti del sudest asiatico non vedranno nei sequestri un atto legittimo. I malesi vedono nelle azioni si sequestri di Abu Sayaf a Sabah più un segno della mancanza della legge nelle Filippine che qualcosa che appartiene ad una lotta ideologica legittimata. I sequestri di persona hanno delegittimato il gruppo agli occhi di molti.
Inoltre “le scomparse” sono qualcosa che è attribuito più spesso alle agenzie della sicurezza nella regione. Gran parte dei militanti vuole prendere le distanze dalle pratiche dell’oppressione di stato.
Ma il sequestro e la decapitazione potrebbe piacere a un certo segmento ispirato all’ISIS o di ritorno dall’ISIS. Come visto in Francia la singola decapitazione di un prigioniero ottenne una grande attenzione. Attacchi ben pianificati in stile parigino del 13 novembre 2015 ottengono un’enorme attenzione pubblica.
Per una cellula di capacità limitate per mettere su una bomba sofisticata, lupi solitari compresi, un rapimento e decapitazione oppure attacchi con barricamenti sono cosa facile, semplice, facile da disseminare, capaci di acquistare grande attenzione pubblica. Inoltre aiuterebbe il gruppo ad emergere rispetto ai rivali superandoli per violenza per provare le loro credenziali Jihadiste. Essenziale perché i militanti islamici non sono mai stati così divisi come ora.
Le forze di sicurezza devono attendersi per un’ondata di assassini mirati di stranieri come in Bangladesh il 28 settembre 2015, quando militanti dell’ISIS uccisero un lavoratore italiano nella cooperazione. Mentre non è salito alla cronaca come nel caso delle bombe, fu una cosa di basso costo, basso rischio ed efficace.
L’ISIS è in fin dei conti contenibile e la loro pur brutalità e limitato governo gettano i semi della loro scomparsa nel futuro. Eppure nel breve periodo le loro tattiche brutali e barbarie potrebbero essere emulate dagli alleati e affiliati nella speranza di superare i loro rivali e consolidare la guida del movimento jihadista. Mentre cresce il numero degli adepti e seguaci nel sudest asiatico si rivedranno le loro tattiche.
Zachary Abuza, Professor at the National War College a Washington, DC, TheDiplomat