Ma Vientiane si sta liberando in fretta di questa reputazione di sottomessa con una esplosione immobiliare che anticipa una serie di summit internazionali che porteranno nella capitale laotiana il presidente americano Obama, quello cinese Xi Jinpeng e vari ospiti internazionali nel 2016.
Le gru per le costruzioni giganteggiano sugli hotel e le case a due e tre piani della città, mentre il baccano degli scavatori e delle perforazioni affogano il sempre più intenso traffico di una città un tempo tranquilla.
“Stanno sorgendo così tanti centri commerciali, una ventina in tutta la città” dice Pouthong Sengchanh in piedi davanti ad un plastico del progetto New World di Vientiane, un insieme di negozi, ristoranti ed uffici che si stendono lungo la riva del Mekong. Inevitabilmente forse Vientiane New World includerà un suo proprio centro commerciale, in passo finale di un progetto che sarà portato a termine nel 2018.
Sengchanh, consulente immobiliare presso Vientiane New World, non è preoccupato dell’eccesso di centri commerciali che caratterizza e forse ha anche distrutto le altre città della regione. Ma Vanthana Nolintha, ricercatore del National Economic Research Institute legato al governo, ha detto che alcuni dei centri commerciali nuovi potrebbero non provarsi fattibili.
“Si sono aperti molti centri commerciali, la cui maggioranza non offre prodotti di buona qualità, e quindi la clientela che ha soldi preferisce ancora andare oltre frontiera per fare acquisti. Quindi sono alquanto dubbi i benefici di permettere così tanti nuovi centri” h detto Vanthana.
La crescita delle costruzioni nella capitale giunge dopo un decennio di crescita economica annuale da 7% e 8% che ha visto il raddoppio dell’economia laotiana dal 2006 secondo la Banca di Sviluppo Asiatica. Il PIL del Laos vale,comunque, ancora meno di 12 miliardi di dollari, l’economia più piccola delle dieci nazioni dell’ASEAN.
La crescita è tirata dal settore minerario e dalle esportazioni elettriche. Il paese si percepisce come la “Batteria del Sudest Asiatico”, termine coniato dal governo, e permette alle imprese straniere, cinesi e thailandesi, di costruire grandi dighe lungo il fiume del Mekong e i suoi affluenti per rifornire di energia elettrica la Cina e la Thailandia.
Mentre la costruzione delle dighe a innervosito i suoi vicini come Cambogia e Vietnam, che dipendono dai 4300 chilometri di fiume per l’agricoltura, pesca, navigazione e turismo, il Laos è più preoccupato di generare lavoro. Circa 25 mila persone lavorano nell’esplosivo settore minerario e nel settore di costruzione delle dighe.
Il governo vuole una ulteriore grande espansione, ma attirare l’investimento estero diretto ad alta intensità di lavoro non sarà facile, nonostante la creazione a differenti carichi fiscali e ad alti incentivi alle grandi imprese estere come le giapponesi Nikon e Toyota che hanno industrie nel Laos.
“Per attrarre investimenti esteri diretti per creare lavoro, il Laos deve investire di più nella formazione di capitale umano come nell’istruzione elementare e superiore. Abbiamo bisogno di incoraggiare più studenti ad andare nelle scuole professionali per acquisire le professionalità necessarie all’industria” dice Vanthana il quale aggiunge che la produttività del lavoro è bassa e mina così i vantaggi dei bassi salari.
Gran parte della popolazione dipende dall’agricoltura che soffre anche per la bassa produttività secondo un rapporto della Banca Mondiale che avvisa “il problema è la mancanza di lavori produttivi ad alti salari che risultano dall’alto costo di fare impresa nel paese.”
Alcune di queste difficoltà di fare impresa nel Laos si originano dalla mancanza di accesso al mare, essendo il solo paese interno nel sudest asiatico, e la distanza dai porti della regione limita il commercio fuori della regione. Gran parte delle esportazioni vanno alla Cina, Thailandia e Vietnam che forniscono il 90% delle importazioni del Laos.
Ma il Laos prova a fare della propria posizione un punto di forza proponendosi come regione di transito per il commercio via terra tra i suoi grandi vicini. I beni che viaggiano su gomma da Bangkok ad Hanoi devono attraversare il Laos.
La posizione strategica del Laos, non racchiusa ma legata ai vicini, per usare la propaganda del governo, è fondamentale nelle ambizioni del governo per raggiungere lo status di paese ad entrate medie per il 2020.
Posizione internazionale
L’ultimo piano per raggiungere questo obiettivo fu discusso nell’assemblea legislativa nazionale il giorno di Natale dal ministro della pianificazione Somdy Duangdy il quale ha detto che sarà necessaria una crescita annuale del 7.5% nei prossimi 5 anni, cosa che richiederà ulteriori investimenti nell’industria estrattiva e nelle dighe.
Quest’anno il Laos sarà sotto i riflettori come presidente di turno dell’ASEAN ed ospiterà vari incontri di summit internazionali che culmineranno nel Summit dell’Asia Orientale a fine 2016. Visiteranno il paese vari capi di stato Australia, Cina, India, Giappone, Corea, Nuova Zelanda, Russia, USA oltre agli altri nove paesi che compongono l’ASEAN.
Il partito al governo LPRP probabilmente non sarà tenuto sotto osservazione per le sue politiche di crescita. L’ASEAN in particolare è riluttante nel criticare le politiche nazionali dei singoli paesi membri nonostante la promessa di più stretta collaborazione e la formazione di recente della Comunità Economica che permette un movimento più libero di lavoro e beni tra gli stati membri.
A livello nazionale, il partito comunista LPRP è il solo partito legale secondo la costituzione e domina nella presa delle decisioni. Le ONG e i media, in gran parte gestiti dallo stato, si sono rifiutati di parlare sui diritti politici. Il governo laotiano cita sempre la “stabilità politica” come una delle qualità del paese quando cerca i possibili investitori. Come proclama il sito web del ministero della pianificazione il Laos è “uno dei paesi più stabili politicamente nella regione”.
Cina, Thailandia e Vietnam, tutti guidati da regimi autoritari costituiscono la gran parte dell’investimento estero e la ricchezza generata dal settore minerario e idroelettrico laotiano finanzia l’esplosione del settore delle proprietà a Vientiane. Il Laos settentrionale ha visto anche un influsso di uomini di affari e abitanti cinesi che punteggiano la provincia con grandi progetti agricoli e vistosi casinò.
“In un decennio, il capitale e l’emigrazione cinese hanno trasformato in modo radicale il panorama socioeconomico del Laos nelle aree urbane e rurali” scriveva Danielle Tan dell’università di Lione in un suo lavoro del 2014.
Gli investitori cinesi sono anche importanti nella capitale. Il New World di Vientiane è costruito da una ditta cinese, mentre investitori cinesi ed esteri fanno sentire la loro presena nel mecato della proprietà della Capitale. I prezzi fanno da 2000 dollari al metro quadro nel centro città a 50 dollari nella periferia, secondo William Hancock of Laos First & Associates.
“Dei miei clienti solo il 40% sono laotiani. Il resto sono stranieri. Un 20% cinesi, 10% coreani, vietnamiti e occidentali.” dice Nakadej Invihan di Saiawardz Real Estate. “I prezzi del suolo a Vientiane sono saliti dal 30 al 50% negli ultimi tre anni, e credo continueranno allo stesso modo”.
Al di fuori di Vientiane e di Luang Prabang, destinazione turistica nel Laos settentrionale non c’è quasi segno di sviluppo. A Pakse, una delle città meridionali del Laos, gli autisti degli onnipresenti tassì a tre ruote, tuk tuk, vanno a casa alle 8 di sera, lasciando vuote le tranquille strade se non per qualche turista.
“La gente viene qui per la notte, poi si dirigono nella campagna a fare passeggiate” dice un agente di viaggio.
Ma con l’economia che sembra destinata a perpetuare la sua forte crescita ed i prezzi dei suoli molto bassi al di fuori della capitale, gli investitori cominciano a guardare sempre di più lontano dalla sempre più ingolfata capitale. “Le altre città sono molto più economiche ed è molto interessante investire perché i prezzi crescono in fretta” fa notare Hancock.