Nel mare di alberi di caucciù si erge quella che la gente del posto chiama “La casa da sogno dei contadini”.
La struttura dal tetto catramato si poggia su colonne di solidi tronchi di legno e la sua scalinata appena curva invita i visitatori a salire sulla veranda a godersi la brezza del meridione thailandese.
Ma la casa non ha pareti ed alcune parti non hanno assi del pavimento poiché i loro padroni Somchai e Wandee Choosri devono lottare per trovare il denaro per completare una casa in costruzione da dieci anni.
I prezzi in discesa del caucciù hanno lasciato ai due contadini 20 mila dollari di debito. Vivono in una capanna affianco allo scheletro della casa da sogno, domandandosi se permettere che la figlia completi i suoi studi universitari. “Voglio che lasci” dice la signora Wandee “Ma lei non vuole.”
I prezzi del caucciù hanno avuto il loro minimo di sette anni quest’anno a causa della domanda debole cinese, che assorbiva il 39% della gomma naturale, nel mezzo di un’economia che rallenta.
In alcuni casi i prezzi sono caduti sotto il prezzo di produzione portando i piccoli coltivatori e spillatori in profonda ansia finanziaria.
Il commercio della gomma è di per sé ciclico. Ogni alberello ha bisogno da sei a sette anni per maturare prima che la sua corteccia possa essere lentamente raschiata per produrre quel lattice bianco viscoso che l’industria trasforma in materassi, gomme e cinghie delle ventole.
Nel 2011 i coltivatori poterono vendere il loro fogli grezzi di caucciù fino ad un prezzo da 180 dollari al chilo attraendo così una folla di nuovi arrivati sulla scena. Cambogia, Birmania e Laos espansero le loro aree di piantagioni di caucciù del 45% tra il 2010 e lo scorso anno secondo Lekshmi Nair del Rubber Study Group di Singapore.
Gli alberelli piantati nel boom del 2008 ora maturano durante la fase di surplus. La produzione globale della gomma naturale che si aggirava attorno a 12 miliardi di tonnellate lo scorso anno è quasi il doppio di quella del 2000. Questa espansione è stata controversa. Dove sono comparse le piantagioni sono scomparse le foreste circostanti minacciando il benessere delle comunità esistenti.
In un rapporto ambientale del 2014 di Global Witness si notava come le concessioni di terre garantite dal governo birmano avvenivano nelle cosiddette terre incolte che di fatti erano una grande fonte di alimenti e sostentamento per i contadini locali.
In Cambogia e Laos dove si sono fatte strada piantagioni di caucciù in vasta scala “gli investitori hanno deliberatamente individuato le aree protette e nel 2012 fu assegnato il 70% delle concessioni situate dentro parchi nazionali, santuari di vita selvaggia e foreste protette”. Si raccoglie il legname di specie protette come il palissandro, che ha già pronto il proprio mercato in Cina, attraverso tale ripulitura, e si tagliano gli alberi ben al di là dei confini delle concessioni.
La disillusione per queste appropriazioni di terra ha portato a proteste ed al collasso elettorale del patito di Hun Sen alle elezioni del 2013.
In Thailandia, che rappresenta il maggiore produttore di caucciù, l’industria è ammanicata con la politica in modo simile. I baroni del caucciù come pure i piccoli contadini, concentrati nel meridione dominato dal partito democratico, hanno sempre usato la loro forza elettorale per domandare sussidi ad entrambi gli schieramenti della divisione politica thailandese.
Il governo dell’allora primo ministro Yingluck Shinawatra spese 22 miliardi di baht, 500 milioni di euro, in sette mesi dall’ottobre 2012 a comprare caucciù dai contadini, senza però poter fermare la discesa del prezzo sotto gli 80 baht al chilo nel settembre 2013. In risposta i contadini del meridione posero dei blocchi stradali per domandare altro aiuto.
Gli stessi contadini arrabbiati divennero dopo i soldati dei sette mesi di proteste, guidate dal Suthep Thaugsuban, che portarono al golpe del maggio 2014.
Il governo militare attuale, nonostante l’iniziale diniego di sostegni all’agricoltura, si è piegato alla minaccia dei coltivatori di caucciù comprando caucciù a 45 baht al chilo, circa il 20% in più del prezzo di mercato.
In un’intervista a The Straits Times, il ministro dell’agricoltura Chatchai Sarikalya diceva che la Thailandia cercava cooperazione con Malesia ed Indonesia per mantenere un prezzo sostenibile per i loro contadini. Per gli esperti ci sono poche possibilità di successo in considerazione degli sforzi precedenti.
Ci sono sforzi di piccola scala per dare ai contadini un accordo migliore. Mentre alcune cooperative provano ad ottimizzare la produzione er ridurre i costi, un mercato elettronico appena nato RubberConnex fornisce are in tempo reale per connettere i compratori ai produttori.
Gran parte degli esperti non si attende che i prezzi del caucciù salgano ai massimi di quattro anni fa. A far calare di più i prezzi è l’agitazione nel settore delle gomme in Cina, gran consumatore di caucciù a livello globale, dice David Shaw del Tire Industry Research.
Il dipartimento del commercio americano, che accusa la Cina di sostenere la manifattura di gomme, ha attaccato i dazi di importazione che ammontano al 100% sui produttori di gomme. Lo stesso anno il governo cinese ha ridotto la proporzione di gomma naturale permessa nella formulazione dei suoi materiali in gomma.
Tutto questo significa che alla fine del tunnel la luce è poca per i Choosri che lavorano come spillatori di caucciù da otto anni ed accumulano debiti mentre attendono che maturi la propria piantagione di tre ettari.
“Pensavamo di poter ripagare tutto una volta che riuscivamo a raccogliere il caucciù dai nostri alberi” dice Somchai “Ora tutto è andato”
Questo sconforto è chiaro per tutta la provincia meridionale di Surat Thani dove i Choosri hanno la propria piantagione e che ha l’area più grande coltivata a gomma naturale.
Damrong Thaugsuban, vice presidente dell’organizzazione provinciale de coltivatori, stima che sia il 70% di persone che sono legati in qualche modo all’industria della gomma. Molti pensano che il governo possa essere più generoso.
“Il problema è molto facile da risolvere. E’ come una ciocca di capelli che ti copre la vista della montagna intera.” dice Damrong che appartiene come Suthep ad un clan che ha grande influenza a Surat Thani.
Damrong fa notare che il governo attuale ha fissato al 5% il contenuto di gomma naturale nella costruzione di strade. Per un chilometro di strada larga otto metri si usano perciò 2.5 tonnellate di gomma. “Se il governo è davvero sincero sul sostegno all’agricoltura perché non arrivare al 30%?”
Ammette comunque che sono i contadini in parte responsabili del loro dolore. Quando i prezzi erano alti, non si fecero scrupoli a tagliare gli alberi di palma per crescere gli alberi da caucciù Molti proprietari di piccole piantagioni innalzarono i costi senza alcuna necessità assumendo spillatori invece di raccogliere loro stessi. “La gente del meridione ama troppo la bella vita”.
Poi c’è la questione della familiarità. La gomma che fu introdotta la prima volta nel 1901, si è fatta strada nel tessuto del meridione e in tanti non riescono ad immaginare una vita senza di essa.
“E’ la nostra cultura” dice Kittisak Viroj dell’associazione dei produttori di Gomma ed Olio di Palma. “Se non pianti caucciù, se non comprendi la gomma naturale, non sei un meridionale”.
Rispetto alla coltivazione del riso o della frutta, è facile coltivare caucciù dicono i coltivatori. Una volta che gli alberi sono maturi non hanno bisogno di acqua in modo regolare o di essere tenuti con cura. I proprietari, lavorando nel fresco della notte o nelle prime ore del giorno, impiegano poco a raccogliere il lattice da ogni albero.
Questo comporta che gente come la signora Montha Pansang, i cui 250 euro di guadagno al mese sono solo una piccola frazione di quello che guadagnava 3 anni prima, sono più inclini a continuare col caucciù piuttosto che guardare ad altre fonti di entrate nonostante le offerte del governo di prestiti poco onerosi per i contadini affinché cambiassero raccolto o iniziassero ad allevare animali.
L’esile madre scura di due ha un debito di 150 mila euro per i prestiti per la sua azienda, casa e il pickup. Lo scorso anno la figlia fu quasi cacciata dalla scuola perché Montha non poteva permettersi di comprarle le uniformi lavorando da mezzanotte alle 11 della mattina.
“Normalmente spillo 1000 alberi al giorno. Ora anche se ne faccio 2000 non è sufficiente” deve ammettere. Ma cambiare lavoro è fuori questione: “E’ il mio lavoro. Non credo di poter lavorare per altri,”
Molti dicono di non poter escludere di scendere in strada se il governo non solleva le loro sorti, nonostante il governo vieti le manifestazioni politiche e sorvegli i capi dei coltivatori. La prospettiva di andare in carcere per le proteste non smuove Wandee. “Andrà bene. Almeno mangerò gratis”.
Tan Hui Yee, TheStraitsTimes