Najib Razak non ha inventato la politica del denaro malese, ma l’ha perfezionata al massimo.
Una volta al mese, ognuno dei 191 capi distretto che costituiscono la gerarchia dell’UMNO, Organizzazione nazionale dei malesi riuniti, riceve 50 mila Ringgit malesi, circa 12 mila euro, per “spese varie”. Non provengono dal governo. Provengono dai conti personali del premier malese Najib Razak presso la Ambank a Kuala Lumpur. Il totale fa 115 milioni di Ringgit malesi, 30 milioni di euro all’anno.
E’ un sistema che ha sostenuto la lealtà del partito attraverso vari premier per 35 anni, a credere Najib, ed indica la profonda corruzione atavica dell’intero sistema politico malese.
E’ solo parte di quello che mantiene Najib al potere contro le indagini combinate d cinque paesi sulle accuse di riciclaggio di denaro sporco, frode e corruzione. Nel suo paese le accuse di corruzione sono state cancellate con licenziamenti, censura e forza bruta. Si crede che individui potenti e sconosciuti siano stati coinvolti negli omicidi della modella mongola Altantuya Shaariibuu, del banchiere Hussain Najadi e di Kevin Morais dell’ufficio anticorruzione. Le indagini sono state bloccate.
Al centro dell’attenzione
Mentre l’attenzione internazionale cade su Najib e la palude che lo circonda, il prezzo per la lealtà potrebbe stare crescendo. Si dice che siano circolate moltissimo tra i capi dell’UMNO copie delle accuse sviluppate dalla Commissione Malese contro la corruzione, MACC, contro Najib nonostante gli sforzi del suo prescelto capo dell’avvocatura di stato Mohamed Apandi Ali di tenerle segregate. Si dice che forniscano grandi opportunità di ricatto.
Ma se il premier è nervoso non lo dà a vedere. Ha viaggiato negli USA lo scorso mese per incontrare il presidente Obama e i capi dell’ASEAN, ed ora è in Arabia Saudita per incontrare capi del governo. E’ stato anche fotografato insieme alla moglie Rosmah Mansor ad una cerimonia religiosa.
Lo scorso agosto Najib disse ad un incontro nell’UMNO che lo stesso fiume di denaro che ora compra la loro fedeltà a suo tempo scorreva dal primo ministro Badawi quando era primo ministro, e che lui mai aveva fatto domande sulla loro provenienza, né lo fece Badawi durante i 22 anni di capo di governo di Mahathir Mohammad.
“In tutti quegli anni che ero suo vice non gli chiesi mai del finanziamento politico del partito. Come aveva i soldi, chi gli diede i soldi era sotto la sua discrezione” è scritto sul Malaysian Insider. “Mai discutevamo tali questioni nel consiglio supremo del partito, figuriamoci apertamente. Volevamo solo sapere che tutto andava in modo giusto fino alle elezioni”. (Il Malaysian Insider è un giornale online malese ora bloccato e censurato dal governo per la sua critica a Najib, NdT)
I capi divisione, ora uno di meno con l’abbandono del partito da parte del critico più feroce di Najib Mahathir Mohammed, sono il muro di acciaio che protegge Najib. Finora solo una manciata di membri vuole rischiare di essere cacciato dal partito se dovesse rompere le fila.
Uno potrebbe essere Muhyiddin Yassin, l’ex vice primo ministro licenziato da Najib lo scorso luglio dopo che aveva fatto domande sui famosi ed infami 681 milioni di dollari che misteriosamente erano finiti sui conti personali di Najib.
Muyiddin si dice che terrà una conferenza stampa per annunciare di lasciare anche lui il partito. Questa settimana Muhyiddin è stato estromesso dalla sua posizione di vice presidente del partito dopo che annunciò che il cacciato presidente dell’avvocatura generale Abdul Gani gli aveva mostrato la prova penale che trattavano i conti bancari di Najib.
Ci sono ancora altri finanziamenti. Shahrir Samad, capo dei parlamentari di seconda fila, ha ricevuto 1 milione di Ringgit malesi, 250 mila euro, dopo le elezioni del 2013 secondo un documento giunto a Sarawak Report. Il vice ministro delle finanze Ahman Maslan ricevette 500 mila euro, 2 milioni di Ringgit malesi.
E’ denaro che non solo appare nel momento elettorale per pagare pranzi o tetti rotti nei villaggi, ma che paga salari tra le elezioni tra i capi privilegiati.
Altri pagamenti si sono fatti attraverso varie agenzie del governo come la Sicurezza dei Villaggi e il Comitato di Sviluppo, a cui sono nominati i militanti del partito. Sono anche nominati a quatto agenzie di propaganda che fanno riferimento al Ministero dell’Informazione che ha uffici in tutti i 13 stati della federazione malese e tre territori federali.
Secondo una fonte di Asia Sentinel, la massa del denaro a sostegno di questi uffici di propaganda viene dalla fondazione 1MDB da cui sono stati trasferiti più di un miliardo di Ringgit, 250 milioni di euro, definiti come lavoro di carità.
In aggiunta ci sono decine di piccoli contratti per entità parassitarie. Almeno 23 compagnie, alcune tra le maggiori del paese, sono state segretamente di proprietà dell’UMNO o trasferiti a veicoli come Tabung Haji, il fondo dei pellegrini musulmani; a Khazanah Nasional, fondo di investimento nazionale; Petronas compagnia energetica nazionale; ed ad altri dove si aiuta a nutrire l’UMNO con contratti e sotto contratti.
La politica del denaro è cosa vecchia in Malesia ma Najib è il maestro. Lui è stato il ministro della difesa più longevo del paese dal 1991 al 1995, poi 2008 al 2008 prima di diventare primo ministro.
Da ministro della difesa presiedette al processo di ammodernamento delle forze armate malesi al suono di miliardi di dollari. Emergono in modo particolare tre contratti.
Una era l’acquisto di barche di pattuglia della marina; l’altra era l’acquisto di jet militari russi Sukhoi e il terzo era il noto acquisto di sottomarini Scorpene a cui è legata la morte della donna Mongola Althantuia.
Si dice che questi contratti abbiano prodotto almeno 300 milioni di dollari per gli amici dell’UMNO oltre a quello di cui si sarà appropriato Najib stesso.