Nel campus di Pattani dell’Università di Songkla si è tenuta la terza Assemblea della Pace, il 28 febbraio 2016, con tre importanti discorsi da parte dei tre attori principali nel dialogo del processo di pace di Patani.
Nonostante l’apparente differente linguaggio usato, i tre discorsi avevano molte cose in comune. A parlare sono saliti il generale Nakrob Boonbuathong per Parte A (governo thai in lingua thai), Awang Jabat per Parte B (MARA Patani in Lingua malay) e il facilitatore malese Ahmad Zamzamin Hashim che ha parlato in inglese. Mentre il generale Nakrob ha parlato di persona, Jabat e Zamzamin Hashim hanno inviato messaggi sonori.
Tutti hanno espresso la propria prontezza a entrare in un nuovo giro di colloqui di pace. Il primo giro terminò dopo il terremoto politico causato dal PDRC nel 2014 e le dimissioni di Hassan Taib come capo della delegazione del BRN. Il governo thai, guidato allora da Yingluck Shinawatra, non riuscì a dare una priorità politica ai colloqui dopo l’emergere del PDRC. Da parte del BRN, il suo braccio armato rilasciò un video su Youtube con una dichiarazione secondo cui l’organizzazione non si sarebbe seduta ad un tavolo di dialogo se non erano accolte cinque richieste dal governo thai. In quel momento non c’erano modi di riesumare il processo di pace di Patani.
Comunque la caduta del governo di Yungluck dopo il golpe del generale Prayuth e la formazione di un’organizzazione chiamata MARA Patani per le organizzazioni armate hanno dato un pretesto perfetto per riesumazione dei colloqui.
Secondo il discorso del facilitatore malese, il nuovo giro di colloqui iniziò il primo dicembre 2014 dopo un incontro tra i primi ministri thai e malese a Kuala Lumpur. Tutte le parte sembrano aver accettato di rispettare lo spirito del Consenso Generale per il dialogo di pace di Patani che fu firmato nel 2013.
Superficialmente sembra un buon segno che tutti siano pronti a riprendere il processo di pace di Patani.
Tutti hanno riconosciuto che il nuovo giro di colloqui incontreranno molti problemi e che loro stessi erano parte del problema, evitando attentamente però di ammettere qualunque responsabilità, accusando gli altri come causa di questi problemi, direttamente o indirettamente.
Mentre si capisce la volontà di presentarsi come parte sincera di un negoziato di pace, che vuole risolvere il problema creato da altri, è importante non leggere solo uno dei tre discorsi, qualunque esso sia. Essi identificano i problemi reali sebbene sempre dell’altro campo e mostrano come loro intendono spingere in avanti i colloqui stessi.
Esaminiamo i problemi di ogni singola parte.
Parte B o l’insorgenza.
Essenzialmente resta lo stesso medesimo problema nonostante si sia passati dal BRN al MARA Patani: fino a che punto controllano le forze in campo nelle operazioni militari giornaliere. Sebbene MARA Patani sia un’organizzazione ombrello per tutti i gruppi armati in conflitto a Patani, resta il fatto che la grande maggioranza della violenza è portata avanti dal BRN che è l’organizzazione maggiore sebbene non sia monolitica. Anche il facilitatore malese riconosce che non tutti i gruppi armati sostengono MARA Patani, e Awang Jabat è semplicemente il miglior capo a disposizone a guidare l’organizzazione ombrello.
Una dichiarazione dell’Ufficio di Informazioni del BRN (che non si sa se esista davvero) ha mostrato chiaramente le obiezioni al processo di pace di Patani sebbene non venga mai nominato MARA Patani in un video di 2 minuti su Youtube del 7 settembre 2015. Zamzamin nel suo discorso ha sottolineato che del BRN ci sono alcuni nel MARA Patani, ma altri capi anziani sono in un silenzio enigmatico.
I vari gruppi armati hanno vissuto il dramma della divisione col collasso del Bersatu guidato da Wan Kadir Che Man. Resta da vedere se MARA Patani ripeterà la storia di Bersatu oppure avrà imparato la lezione storica. Di certo non possono sostenere un’altra disputa interna se vogliono essere credibili. E la mancanza di unità è una malattia cronica. Si spera che qualcuno i nMARA riesca a consigliare la medicina giusta per questa malattia cronica.
Per la Parte B, o l’insorgenza, una delle sfide più importanti che deve essere affrontata dall’organizzazione è se MARA Patani può essere un’organizzazione ombrello rappresentativa e credibile nel processo di pace.
Il Facilitatore Malese
Il facilitatore che è apparso per la prima volta di fronte alla gente di Patani il 29 febbraio 2014 ora ha dovuto inviare un messaggio registrato.
Forse è un buon mediatore tra due parti rivali, il governo e MARA Patani, ma per la gente del posto ha fatto molto poco. Il suo invito alla gente a partecipare a MARA Patani perché essa è la gente di Patani, rifletteva la sua mancanza di comprensione della situazione, se non ignoranza.
Per prima cosa il 20% della gente della regione che lui ha descritto come Patani non è musulmana e quindi potrebbe avere pochissime ragioni per sostenere MARA Patani. Istituire una organizzazione ombrello per i gruppi armati è una cosa, ma che questo poi ottenga il sostegno della gente è altra cosa, specie tra chi non ha nulla a che fare con l’ideologia e principi della lotta dei gruppi armati. Ora che il sostegno non è ancora forte, persino tra i gruppi che sostengono MARA Patani, come ci possiamo aspettare il sostegno da non musulmani o buddisti thai? Avrebbe dovuto spiegare il facilitatore e stabilire una mutua comprensione sul perché la gente del posto doveva essere parte di MARA Patani. E’ un messaggio che rende perplessi.
Il grande serio problema del facilitatore è cosa fare col sentimento radicato della gente che il processo di pace di Patani, sin dal primo, giro è già volato sulle loro teste. Questa volta il facilitatore invitando le ONG a preparare rappresentanti che entrino nel MARA Patani ha mostrato di non aver compreso le circostanze della gente del posto.
Sin dallo scoppio della violenza del 2004 l’area è rimasta sotto tre leggi speciali che sono considerate la fonte dell’abuso di potere. Per queste leggi il solo essere sospettato può esser causa di detenzione. Perciò non vi è mai stato un singolo uomo (perché la stragrande maggioranza dei detenuti per sicurezza sono maschi) che si è dichiarato simpatizzante e a maggior ragione militante di un gruppo armato. Una dichiarazione porta almeno 37 giorni di detenzione e secondo vari rapporti a vari abusi di diritti umani, se non proprio il carcere.
In questa situazione il facilitatore dovrebbe capire se sia fattibile che la gente specialmente malay musulmani che prendano parte a MARA Patani. Sarebbe un suicidio. Se qualcosa va male come è andato male nel primo caso, cosa accade alla gente che si è già mostrata vicina a MARA Patani?
Anche se si affrontasse questo problema della sicurezza, c’è il problema di come e fino a che punto sarebbero rispettate le considerazioni e le opinioni delle ONG da MARA Patani che è già dominata da gruppi armati. Cosa succede se i bisogni delle ONG e dei gruppi armati differiscono di molto?
Nessuna organizzazione probabilmente sarà così imprudente da accettare questo rischio enorme.
Parte A, lo stato Thai.
Nel primo giro dei colloqui per lo stato thai c’era la mancanza di unità dentro il governo stesso. I militari allora guidati da Prayuth stesso non hanno mai sostenuto l’iniziativa e nel governo non c’era poi la volontà politica forte. La stessa Yingluck ha fatto pochissimo direttamente per il processo, nominando il suo vice Chalerm Yubamrung a seguire il processo. Lui d’altro canto ha fatto pochissimo recandosi solo una volta nel meridione. Rispetto a ciò la volontà politica del governo militare attuale è stato piàù visibile.
Comunque sin dalla sua salita al potere il governo si è trovato ad affrontare la questione della legittimità. Resta quindi anche da vedere se questo processo sarà ereditato dal prossimo governo più democratico. Inoltre questo processo di pace di Patani può ben essere utilizzato come strumento di vantaggio politico. A causa di ciò, sarà importante che sia riconosciuta la richiesta dell’insorgenza di riconoscere a livello nazionale questo processo, anche se di fatto è diventata una questione nazionale. E’ necessaria però la proclamazione a livello ufficiale di un organo legislativo.
Ci sono alri problemi per lo stato. I api dei governi thai non sono riusciti a comprendere la serietà del conflitto per la gente del posto. Sembra che tutti condividano l’errore comune che, se si è davvero seri, un problema così piccolo potrebbe essere risolto nel giro di qualche anno. Questa volta il generale Nakrob ha suggerito una durata più realistica di 3 anni. Certo meglio prima, ma sotto le attuali circostanze, in cui anche la fiducia tra chi partecipa al dialogo e quasi nulla, ogni prospettiva di una veloce soluzione deve essere considerata irrealistica.
La ragione dell’incomprensione della serietà di tale conflitto da parte dei governi thai, particolarmente quello attuale, è in parte perché chiudono la bocca a tutti i critici che sono pronti a dire qualcosa che a loro non piace sentire. D’altro canto, i cosiddetti rapporti per loro sono così selezionati da non farli arrabbiare. Nel conflitto queste attitudini burocratiche portano pochissimi benefici. Il governo, come il corpo amministrativo più legittimo, deve aprire nel modo più genuino lo spazio pubblico. Finora solo alcune ONG o Organismi della Società civile possono parlare perché queste dicono cose in linea con ciò che il governo vuole ascoltare. Cosa succede a chi vuole dire cose opposte? In questi giorni sono accresciute le operazione di intimidazione e paura contro di loro fino a far diventare molto sottile la libera espressione nelle aree di conflitto. Per quanto mostrino di voler essere seri sul processo di pace di Patani, finché non saranno garantite l’espressione libera e sicura dei bisogni ed opinioni della gente locale, il processo non sarà mai davvero riconosciuto specie tra chi ha differenti opinioni non solo dal governo ma da MARA Patani.
Conclusioni
Persino sotto queste circostanze si potrebbe raggiungere un accordo tra le due parti. Comunque mentre la grande maggioranza della gente non arà voce in capitolo sui propri bisogni, e gran parte dei militari sono riluttanti a riconoscere il processo stesso, il dialogo non porterà ad alcuna soluzione effettiva. Dopo la transizione ad un governo eletto, dovesse accadere, tutte le decisioni prese dal governo militare potrebbero essere cancellate dal nuovo governo democratico.
Credo che si deve sostenere il Processo di Pace di Patani mentre tutte le parti devono essere realistiche. Difficilmente una condizione promette un accordo pragmatico nel dialogo di pace. D’altro canto l’importanza del dialogo sta nella creazione di una atmosfera che porti ad una conclusione del conflitto via mezzi pacifici piuttosto che azioni militari violente.
Un processo di pace non è una garanzia immediata di riduzione di violenza nei campi di battaglia. Il fatto terribile è che fintanto che il conflitto non è risolto le morti continuano. Vorrei incoraggiare tutti a considerare ogni singola morte come una perdita orribile per la famiglia e gli amici della vittima.
Finché si godrà della morte di persone del fronte opposto riferendoci alla vittima come nulla di più di un animale non ci sarà pace.
Tutte le parti hanno i loro problemi da risolvere. Essi sono parte del problema ed hanno la responsabilità di risolverlo. Non c’è bisogno di accusare l’altro mentre non si fa nulla per risolvere questi problemi onestamente. Questo genere di commedia politica non può mai trovare il sostegno della gente del posto. Non si dimentichi che lo scopo di un processo di pace è risolvere il conflitto a beneficio della gente e risolvere le sofferenze, non a beneficio di una parte.
I miei consigli
Parte A, governo thai, deve dare uno spazio aperto di discussione sul processo di pace con la garanzia che non saranno prese azioni extragiudiziali a causa di quello che la gente dice. Devono ascoltare tutte le opinioni, non solo dalle loro organizzazioni servili, ma anche da persone franche su certe questioni. La reazione attuale del governo contro attivisti è esattamente all’opposto rispetto alla creazione di una atmosfera inclusiva per una soluzione politica del conflitto. Inoltre devono migliorare le loro azioni per essere in accordo con le leggi internazionali e nazionali. Devono ricordare che una azione extragiudiziale porta alla creazione di un’altra condizione per il conflitto.
Parte B deve essere presente molto più frequentemente e affermare la loro posizione politica, gli scopi, i loro punti fermi. Hanno finora dato rarissime informazioni che sarebbero necessarie perché la gente dia un sostegno, se è quello che vogliono. Devono anche chiarire il loro stato interno, fino a che punto sono sostenuti tra i combattenti e come risolveranno il problema. Affermare che si possono controllare i soldati in campo non è affatto convincente quando non hanno mai dato prova e mentre gli omicidi continuano.
Il facilitatore da parte sua deve comunicare con la gente del posto. Non devono essere troppo selettivi o elitisti nello scegliere chi potrebbe incontrarli. In questi tre anni il facilitatore si è mostrato solo una volta, e questa rarità di incontri non è affatto sufficiente a convincere la gente che sta lavorando per loro e non solo per la parte A e la parte B. Quello che potrebbe fare, invece di invitare le ONG ad unirsi a MARA Patani, è di dare opportunità erché le due parti si scambino le loro idee in termini di soluzione del conflitto a Patani.
Facciamo avanzare il dialogo di pace ma non lasciamo la giustizia dietro.
HARA SHINTARO, Prachatai.org