La Malesia, per il fatto di essere uno dei paesi più ricchi e più stabili del sudestasiatico, dovrebbe essere un faro.
La sua costituzione è liberale e il suo tipo di Islam è generalmente tollerante. La sua popolazione che parla inglese, così diversa che combina Malay, Cinesi e Indiani, le conferisce vivacità ed energia.
Eppure sotto il primo ministro Najib Razak, il paese sta regredendo a velocità allarmante. La sua politica puzza, l’economia è nei guai, e ci sono segnali preoccupanti che il governo non è immune dall’agitare le divisioni razziali e religiose.
Perché la figura di Najib è avvolto da passate accuse di corruzione.
Si tratta di centinaia di milioni di dollari che si sono fatti strada nei suoi conti bancari prima delle ultime elezioni del 2013. Le indagini tendono ad accertare anche se il denaro sia legato al fondo di investimento governativo 1MDB, il cui consiglio di amministrazione è presieduto dallo stesso Najib.
E Najib nega qualunque azione sbagliata. Il suo avvocato di stato ha affermato che il denaro era una donazione legale da una figura senza nome della famiglia reale saudita, e che è stato quasi tutto rimandato indietro.
Per i malesi la natura precisa di ciò che sia successo non è il punto principale.
Najib si presentò come un liberale che intendeva ricostruire il sistema corrotto della politica del denaro malese attraverso cui l’UMNO, partito al governo, ha detenuto il potere sin dall’indipendenza della Malesia.
Avrebbe dovuto aprire un’economia costituita sugli amici. Avrebbe dovuto liberare il paese dalle leggi repressive dell’era coloniale britannica come per esempio la legge della sedizione.
Ora la credibilità di Najib è in brandelli. Di fronte alle indagini su 1MDB, ha mandato in pensione un fastidioso capo di polizia; ha sostituito il capo dell’avvocatura generale e promosso i membri di un comitato parlamentare di indagine nel suo governo dove possono fare meno danni.
Invece di cancellare le leggi coloniali, il governo usa la legge della sedizione con un nuovo zelo. Blocca i siti di notizie e perseguita gli oppositori (il capo dell’opposizione Anwar Ibrahim è in prigione per accuse di sodomia). Sono state messe fuori legge persino le magliette di color giallo dal momento che i cittadini che protestano contro la corruzione hanno preso ad indossarle. Più Najib Razak reprime, più si aliena chi un tempo lo sosteneva.
Anche gli investitori esteri dovrebbero essere preoccupati. Il governo è in difficoltà nelle sue risposte ad un rallentamento vistoso nell’economia e ad una moneta che cade.
Il basso prezzo del petrolio ha colpito la Malesia, ma la sua politica abietta si manterrà di più nel lungo periodo. Il governo usa ora una politica da ammaestratori di cani per appelarsi alla sua base malay musulmana e rifiuta di prendere le distanze con sufficienza dagli islamisti che cercano di introdurre le dure pene della sharia.
I bigotti vicini al governo nelle strade dicono ai malesi di origine cinese “tornate in Cina”. E’ pericoloso. La Malesia ha già visto disordini razziali nella sua storia recente e potrebbe rivederli. Anche Singapore con la sua differente miscela di stesse etnie dovrebbe preoccuparsi.
1MDB oppure 1 massiccio sviluppo pasticciato.
I problemi della Malesia sono profondi. UMNO ha esaurito le idee e sembra incapace di ringiovanirsi. L’opposizione fratturata, senza timone non ha la combinazione vincente per vincere contro la violenza e gli imbrogli elettorali dell’UMNO. E le prossime elezioni saranno tra due anni. Ripristinare la fiducia sarà difficile. Ma finché laMalesia è governata secondo lo stile di Najib Razak, la gente ordinaria malese soffrirà e il loro paese sarà privato della statura nel mondo che sicuramente merita.