Un’analisi dettagliata degli ultimi scontri nel profondo meridione thai indica un cambio di strategia del BRN, la maggiore forza militare dell’insorgenza malay musulmana.
L’ultima autobomba alla periferia della Città di Pattani, giunta a meno di due settimane di distanza da un grande assalto che ha invaso un ospedale a Narathiwat, indica che cambia il terreno sotto la superficie della violenza che si agita nelle tre province più meridionali.
Gli ultimi attacchi, che sono accaduti contro uno sfondo di un picco di omicidi e bombe giornaliere, hanno sottolineato una nuova enfasi dell’insorgenza sul messaggio politico e sulla mobilitazione, mentre effettivamente minano le tre assunzioni confortanti implicite nella attuale narrazione.
Le tre assunzioni, molto comuni almeno fino a gennaio, sono state che, per primo, dopo un declino continuo della violenza a metà 2014, il conflitto vive un riflusso; secondo che la fazione dominante ribelle del BRN si è indebolita militarmente ed è divisa politicamente tra moderati e duri; e terza cosa, che un qualche processo di pace che coinvolge i moderati o almeno individui associati con loro, è di nuovo in atto.
E’ difficile dare grande credito ad ognuna di queste posizioni. Sembra infatti che le forze di sicurezza si trovino di fronte ad una sfida che è lontana da un qualche controllo e potrebbe essere pronta ad accrescersi.
Un’interpretazione del caso peggiore, ma non improbabile, degli ultimi eventi suggerisce che il BRN abbia usato i 18 mesi di calma, dalla metà 2014, per reclutare ed addestrare nuove forze, mentre riesamina e ricalibra una strategia che, dopo un decennio di rivolta, non è riuscita a raggiungere una qualunque svolta significativa.
L’insorgenza, perciò, potrebbe ora essere pronta a spingere il conflitto in una nuova fase di operazioni politiche e militari.
Un tale sviluppo richiamerebbe alla mente il periodo 2011 2013 che ha segnato senza dubbio il punto di massima della campagna del BRN. Quegli anni videro un forte incremento di attacchi con autobomba, inclusi i due di Pukhet e Sadao al di fuori delle aree tradizionali delle operazioni dell’insorgenza, benché queste non siano state riconosciute dalle autorità come legate all’insorgenza. Gli scontri con autobombe raddoppiarono dai 3 del 2010 ai sette nel 2011 per salire dopo a 13 nel 2012. Poi scesero a quattro nel 2013 e cinque nel 2014 e due solo lo scorso anno.
Ancora più importante è il fatto che il periodo 2011 – 2013 fu segnato da una serie di assalti complessi alle basi delle forze di sicurezza per lo più nella regione centrale strategica di Narathiwat che coinvolgevano militanti che si concentravano in plotoni di 30 a 60 militanti per singolo attacco.
Queste operazioni, che erano mirate alla conquista di armamenti, iniziarono con l’attacco alla base dell’esercito di Rangae, a Narathiwat il 19 gennaio 2011, quando 40 insorgenti occuparono parzialmente un campo, uccidendo quattro soldati e rubando 50 fucili d’assalto e mitragliatrici. Il sottodistretto dove accadde l’attacco, Mareubo Tok, diede il nome alla nuova tattica del BRN, il modello Maruebo.
Questi attacchi giunsero ad un fermo improvviso alle prime ore del 13 febbraio 2013, quando una violazione della sicurezza operativa portò alla morte di almeno 16 insorgenti durante un assalto abortito ad una base di marines a Bacho, dove i marines erano pronti in attesa dello scontro.
Il modello Mareubo o qualcosa di simile sembra essere ritornato. La tattica impiegata per l’attacco del 13 marzo sulla base dei ranger lanciato dal terreno dell’ospedale di Cho Airong viene proprio dallo stesso libretto del BRN. Una grossa forza, composta di ben oltre 50 persone, ha lanciato un’operazione a tre diramazioni che coinvolgeva una forza di distrazione, un gruppo di assalto primario e di un terzo gruppo che, con un mezzo esplosivo improvvisato, ha impedito l’impiego dei rinforzi e coprire la ritirata dei militanti.
Le riprese delle telecamere interne all’ospedale dell’attacco in piena luce sono state rivelatrici, secondo quanto il BRN voleva che fossero. Mostravano i combattenti in tuta nera e passamontagna che si muovevano tatticamente, disciplinati, dentro e fuori della costruzione da suggerire con forza un addestramento a livello di unità.
Ma ci sono state differenze rispetto ai precedenti attacchi rispetto agli obiettivi che questa volta erano prevalentemente politici più che militari. Considerato il terreno aperto e un muro che separava l’ospedale dalla base dei ranger, chi ha attaccato non aveva chiaramente intenzione di cercare di prendere la base per prendere le armi.
Sottolineato da un massiccio impiego di munizioni da parte degli attaccanti, 1800 proiettili usati ritrovati, l’intero esercizio è apparso come una dimostrazione di forza intesa a rafforzare il profilo del BRN ed imbarazzare le forze di sicurezza. Sette rangers ed un militante sono rimasti feriti, e significativamente anche nessun civile.
Sia l’autobomba di Pattani che l’incursione di Chai Airong sono avvenuti in contesti politici molto specifici. Nell’attacco con l’autobomba del 27 febbraio l’obiettivo politico del giorno, quasi certamente, è legato al processo di pace che coinvolge il gruppo delle fazioni separatiste conosciute come MARA Patani che, con la facilitazione malese, si sono riunite per negoziare col governo thai.
L’iniziativa è stata pubblicamente e con forza disconosciuta dalla guida politica più anziana che emise ad ottobre un raro comunicato, rinforzato da una intervista ai media. Senza alcuna coincidenza l’attacco con autobomba è accaduto un giorno prima della conferenza di pace presso l’università di Patani, dove si ebbero le presentazioni video del facilitatore malese Ahmad Zamzamin Hashim e di Awang Jabat, un presunto rappresentante del BRN. In modo simile l’incursione dell’ospedale di Cho Airong era inteso a mandare un messaggio politico su qualcosa di più del semplice anniversario della fondazione del BRN nel marzo 1960, anniversario che il BRN non ha mai celebrato prima con grandi attacchi. Il messaggio vero lo si può assumere in relazione ad una o due delle altre questioni.
Di nuovo il processo di MARA Patani, una stoffa rossa di fronte al toro BRN, era uno. In questo contesto l’incursione ha dato una risposta precisa alla proposta del gruppo di negoziatori thai che Cho Airong possa essere parte di una “zona di sicurezza” libera dalla violenza, mirata alla costruzione della fiducia. Un attacco armato in un ospedale del distretto la dice lunga sulle prospettive di una qualunque sicurezza che non prevede l’accordo degli insorti stessi.
L’altra questione del giorno era un’iniziativa di raccolta dei fondi, presso la scuola Jihad Wittaya, nel distretto di Yaring di Patani in seguito ad un ordine della corte dello scorso dicembre che autorizzava la confisca del suolo della scuola per la presunta partecipazione nelle attività dell’insorgenza.
Con una folla di decine di migliaia di persone da tutta la regione, l’evento durato tutta una giornata era l’espressione pubblica maggiore della insoddisfazione musulmana decennale con la politica dello stato.
E’ stato visto senza dubbio dal BRN come un elemento catalizzatore per la mobilitazione contro lo stato, un tipo di lotta verso cui il partito ora sembra sempre più.
Il forte simbolismo insito in una forte ma calibrata dimostrazione di forza militare nel periodo precedente ad una manifestazione di massa di dissenso politico sarà sfuggito difficilmente al BRN.
Per le forze di sicurezza la fuga è di poco conforto: BRN non è ancora una forza con cui confrontarsi militarmente, ma una che cerca di forgiare la propria tattica e strategia al più vasto fine di una sovversione politica di lungo periodo.
Anthony Davis , analista di sicurezza presso IHS Jane, BangkokPost