A 12 anni dall’attacco al campo militare di Pileng, la regione a prevalenza musulmana è ancora considerata una sacca della morte.
La presenza di falle nella strategia dei militari e nelle misure per arrivare alla pace nel profondo meridione thailandese è attestata da una serie di attacchi dell’insorgenza nei mesi passati.
Dopo dodici anni dal momento in cui l’insorgenza attaccò il campo militare di Pileng nel distretto di Cho Airong portando via molte armi, riaprendo la violenza nel meridione, la regione a prevalenza musulmana è considerata ancora come una sacca della morte.
Il problema che aleggia ha ingigantito il ruolo dei militari che si sforzano per assicurare la pace nela regione con l’aiuto di una immensa spesa statale.
Ma la pace è quasi mai raggiunta. Ci sono ancora frequenti attacchi, anche fatali, in alcune aree mentre il dialogo di pace con i gruppi in esilio dei separatisti mediati dalla Malesia si muovono ad un ritmo lentissimo.
Gli ultimi attacchi puntano ad un ciclo di vendette tra insorgenza e militari che lottano per controllare l’area distrutta dalla violenza.
Lo stesso giorno del terzo anniversario del dialogo di pace del 28 febbraio 2013, al centro di Pattani detonò un’autobomba.
L’attacco fu visto come una vendetta contro un raid delle autorità su una base dell’insorgenza a Yaring. Una persona fu arrestata nell’incursione mentre altri quattro che si crede siano connessi alla bomba di Samui dell’aprile 2015 riuscirono a fuggire.
Due settimane dopo l’autobomba di Pattani un gruppo di 50 uomini armati attaccarono l’ospedale del distretto di Cho Airong a Narathiwat.
Lo stesso giorno l’insorgenza colpì due altre aree con armi pesanti lasciando sette volontari della sicurezza e soldati feriti. Gli attacchi furono considerati da molti come gesti simbolici per segnare l’anniversario della fondazione del BRN.
Le autorità isolarono cinque località obiettivo nei villaggi vicini ma alcuni dei sospettati riuscirono a fuggire verso le colline.
Cinque persone ritrovate sulla scena furono interrogate. La sicurezza ritrovò anche una tanica di benzina per motocicletta ed un compressore di frigorifero che poteva essere usato per fare una bomba.
Furono emessi due mandati di cattura per un uomo non identificato ed un uomo di Rueso, visti sul video delle telecamere di sicurezza installate nell’ospedale.
Secondo la sicurezza all’ospedale di Cho Airong furono lasciati 1825 bossoli di 52 armi, delle quali 18 sono state già usate in altri 26 incidenti in vari distretti di Narathiwat.
Il 29 marzo il gruppo di sei poliziotti di Cha Nae che erano alla ricerca di militanti sospettati di aver preso parte al raid di Cho Airong subirono l’imboscata nel distretto di Ra Ngae con un’esplosione e colpi di arma da fuoco. Tre rimasero uccisi.
Il giorno seguente altre esplosioni coordinate uccisero una persona ferendone altre sei tra i quali sei poliziotti a Yaring.
“In ogni provincia ci sono reti di commando di militanti che lanciano attacchi senza per questo doversi coordinare con altri. Ma hanno il sostegno nei distretti vicini quando scappano e si nascondono” dice un abitante di un villaggio che ha studiato, riconosciuto come un narratore a vista del BRN a Chuab del distretto di Cho Airong. Secondo l’uomo la risposta violenta ora la si dà nel giro anche di qualche giorno.
Alcuni degli attacchi sono anche spontanei, non pianificati per distogliere l’attenzione e le risorse a disposizione delle autorità per aiutare “gli attori principali” a fuggire illesi.
I commando del BRN di Pattani, Narathiwat o Yala apprendono velocemente le nuove tecniche per lanciare attacchi o per fare bombe.
“Le autorità annunciarono le zone di pace secondo come piaceva loro e per i loro scopi politici, ma questa regione è rimasta più o meno
sotto il controllo del movimento dell’insorgenza” dice il residente del villaggio.
Le fonti dell’intelligence hanno riconosciuto la capacità del BRN di riuscire a far sentire la propria presenza e di creare grattacapi alle autorità “indipendentemente dagli esiliati in Malesia che seguono i colloqui di pace col Governo Thai”
Il viceprimo ministro Prawit Wongsuwon ha detto di non credere che l’ultima furia di attacchi avrebbero colpito il dialogo di pace tra governo e MARA Patani.
Una settimana dopo l’attacco a Cho Airong il generale Nakrob che guida il gruppo tecnico del dialogo di pace thai e la sua controparte Masugree
Haree si accordarono su una bozza di cinque pagine sui termini di riferimento, TOR.
“Il gruppo principale lo sosterrà al prossimo incontro dopo il Songkran. Quindi dovrebbe iniziare formalmente il dialogo di pace.” ha detto Abu Hafez del BIPP che fa parte del MARA Patani dalla Malesia.
Secondo Mathus Anuvatudom dell’Istituto Prajadhpok il processo di pace si muove lentamente. Ma i gruppi della società civile vogliono comunque che il processo di pace vada avanti.
Infatti ci sono forti preoccupazioni tra i gruppi della società civile musulmana che gli attacchi accresciuti dell’insorgenza vadano troppo oltre rompendo le regole islamiche.
“Il BRN credo che stia osservando invece di abbattere il processo di pace. Ma lo stato attuale che concerne il meridione mostra che tutte le parti, MARA Patani, il gruppo del negoziato Thai e il facilitatore malese hanno ancora bisogno di fare di più per migliorare le misure di costruzione della fiducia” dice Mathus.
Mentre non sono scemati i dubbi su cosa MARA possa realmente fare sul terreno, Mathus dice che sono più importanti i dibattiti sui tempi del negoziato, su quanto debba essere raggiunto, se debbano essere portati avanti sotto il governo militare e se MARA sia il giusto negoziatore.
La società civile nel meridione inquieto non gettano la spugna. Nonostante gli ostacoli e i pericoli coinvolti continuano a ricercare la pace per continuare, poiché i negoziati di pace sono il solo odo di uscire dalla violenza del meridione.
Achara Ashayagachat , Bangkok Post.