Guardiamo in faccia la realtà. Il regime militare è al potere per un periodo lungo. I loro diktat sono le vere regole della nazione. La clausola dei dritti delle comunità non servirà a nulla anche perché è stata pesantemente diluita trasformando i cittadini e le comunità attivi in vassalli dello stato.
Dall’inizio di questo anno NCPO ha emesso una serie di ordini secondo l’articolo 44 della costituzione provvisoria per eliminare le ostruzioni legali e accelerare i grandi progetti.
Il primo fu un ordine di bypassare le leggi dei piani regolatori per accelerare i progetti governativi delle zone economiche speciali nelle dieci province di frontiera, ed anche esse incontrano la forte opposizione della gente del posto. Era gennaio.
Poi seguì il diktat di marzo che permetteva ai programmi di utilità di stato di andare avanti e cercare i contraenti persino quando le loro valutazione ambientali e di salute non erano state portate a termine. A beneficiare di questo ordine ci sono 20 ferrovie pubbliche, 17 autostrade, otto strade veloci, otto dighe e riserve, cinque ospedali dello stato, due porti e due aeroporti.
I gruppi di base e civici hanno gridato allo scandalo. Ma a chi importa? Il 30 marzo la giunta ha emesso il suo ultimo ordine che espande lo scopo e il numero di progetti energetici che non avranno bisogno di essere approvati secondo i piani regolatori. L’ente energetico EGAT sarà il beneficiario principale perché sono 30 i mega progetti che includono le dighe idroelettriche nelle foreste e impianti a carbone nelle aree verdi.
Tra questi ci sono le grandi dighe contestate di Mae Wong a Nakhon Sawan e Mae Khan a Chiang Mai che distruggeranno le foreste protette e gli habitat selvaggi. Gli impianti a carbone a Krabi e nel distretto di Thepa a Songkla che si scontrano con la dura opposizione locale traggono beneficio dall’approvazione dell’uso della terra del regime.
L’ordine sostiene il Piano Di Sviluppo dell’Energia del Consiglio della Politica energetica nazionale, PDP 2015, che mira a raddoppiare la capacità energetica della Thailandia nei prossimi due decenni per raggiungere 70410 megawatt per il 2036.
Il piano ha anche incontrato la critica. Per iniziare fissa un surplus ottenibile di energia ad un minimo del 15% e senza un massimo, una quota gran lunga superiore ai bisogni reali del paese. Il margine di riserva in alcuni anni è fissato a 39%, dice Pianporn Deetes che dice:
“Questo porta ad una domanda fondamentale: perché la Thailandia ha bisogno di avere così tanti impianti nuovi, tra i quali quelli a carbone, dighe idroelettriche e persino impianti nucleari, quando non useremo quasi la metà di quell’energia ottenibile?”
Una domanda che è caduta su orecchie sorde.
Se si vuole sollevare il pandemonio bisogna comunque notare che solo il giorno prima che fosse posto in essere il diktat sulle grandi dighe e sugli impianti a carbone, la giunta NCPO, il 29 marzo, aveva emesso l’ordine 13 per dare ai soldati i pieni poteri di polizia, contro chiunque sia sospettato di avere legami con la Mafia, senza un mandato colla possibilità di detenzione arbitraria.
Secondo l’ordine “la Mafia” non è solo chi è sospettato di essere coinvolti con la droga, gioco d’azzardo e armi illegali, ma anche quelli che fatto attività che “minano l’economia e l’ordine nazionale”.
Questo ordine è presto interpretato per coprire i capi comunità che si oppongono ai progetti di sviluppo statali, dice Sor Ratanamanee Polkla, che ha presto visto le proprie parole materializzarsi con l’arresto di due militanti di base con accusa di mafia.
Ecco la grande ironia: lo stesso giorno in cui i soldati danno pieni poteri di arresto e detenzione di persone, la bozza di stesura della costituzione ha emesso la sua bozza finale di quello che si suppone essere la legge più alta del paese.
Per una ragione, non c’è modo che la bozza potrebbe proteggere la gente che prende posizione per salvaguardare l’ambiente e le loro fonti di vita.
Permettetemi di ricordarvi un po’ di storia. La clausola sui diritti delle comunità nella costituzione popolare del 1997 non si materializzò dal nulla, ma emerse da decenni di conflitti violenti tra comunità locali e l’ufficialità. Le agenzie dello stato scrivevano leggi draconiane per dare a se stessi la proprietà sulle foreste, sul suolo dello stato e sulle vie d’acqua, rubando alle genti del posto i loro diritti come originali abitanti che vivevano lì prima delle leggi.
Poi le autorità dello stato vollero cacciare i residenti locali per aprire la strada alle coltivazioni arboree, a tutti i tipi di miniere, ai porti profondi e alle dighe, a citarne solo alcune. I mandarini spesso usavano soldati armati per cacciare gli abitanti portando a conflitti violenti.
Per risolvere i conflitti furono istituzionalizzati nelle costituzioni del 1997 e 2007 i diritti delle comunità a cogestire le risorse naturali locali. La popolazione del posto aveva il diritto di rifiutare i progetti che potevano distruggere il loro ambiente e le fonti di sostentamento. Furono istituzionalizzate le regole delle audizioni pubbliche e le valutazioni di impatto sanitario ed ambientale
Sempre la burocrazia continuò a spingere mentre rifiutava di emendare le loro leggi per rispettare i diritti delle comunità, negando la legge della nazione con impunità. Nel frattempo si manipolavano le audizioni pubbliche, come pure gli impatti di valutazione, per sostenere gli investitori.
Anche i governi civili non sono stati dei santi sostenendo anche loro i grandi progetti.
Ma quando i pericolosi progetti mostravano il loro vero volto durante il loro governo, usavano di iritti costituzionali per opporvisi, costringendo i governi civili alla ritirata perché non osavano accendere l’odio della comunità che avrebbe danneggiato il loro sostegno locale come pure l’immagine internazionale.
Questo ora è storia.
All’inizio il comitato di stesura della costituzione voleva cancellare del tutto la clausola dei diritti delle comunità. Di fronte alla dura critica promise un cambiamento ma la gente si sentì comunque imbrogliata.
Cittadini e comunità, si dice, possono gestire, coltivare ed usare le risorse naturali e la biodiversità in modo sostenibile, ma deve essere fatto in accordo con i metodi prescritti dalla legge.
E se la legge non è giusta? Se le autorità vogliono spingere per progetti calati dall’alto indipendentemente dal danno ambientale e dalle lamentele locali?
Il diritto precedente ad opporsi a progetti dannosi si è ridotto al diritto di “fare delle raccomandazioni” al governo sui progetti che li riguardano e ricevere pronta risposta.
Si badi, la bozza è scritta in tal modo che rende un emendamento quasi impossibile. Ma quello che dice o non dice non importa davvero quando il paese è gestito da ordini militari che possono bypassare qualunque legge o processo giuridico.
Saranno revocati questi ordini dopo le elezioni generali del prossimo anno? Credo che non ci si debba prendere in giro.
Qualunque cambiamento significativo nel paese richiede la decentralizzazione amministrativa che permette alla gente del posto di prendersi carico di se stessa e delle risorse naturali. Ma il paese si dirige verso una presa più ferma del potere centrale e di soppressione militare.
La scritta è sul muro. Ora che i mega progetti sono di nuovo in linea di partenza con la giunta pronta ad usare la forza contro chi si oppone ai progetti, è tempo che ci prepariamo ad un nuovo ritorno alla guerra per le risorse naturali tra la gente e lo stato.
Non sarà una cosa bella da vedere.