Dal 4 al 15 aprile si sono tenute le esercitazioni militari annuali, Balikatan, tra USA e Filippine.
Mentre in queste Balikatan non sono identificate alcune minacce specifiche, il loro simbolismo che includeva il riprendere una piattaforma petrolifera e un approdo anfibio sulla spiaggia non sono affatto troppo difficili da capire.
Le esercitazioni di questo anno sono degne di nota per varie ragioni. Per il secondo anno erano ospitate un centinaio scarso di truppe australiane insieme a 8500 militari USA e forze filippine. Ad inviare propri osservatori, per la prima volta, c’erano anche l’esercito popolare vietnamita e le forze giapponesi di autodifesa.
Le esercitazioni Balikatan evolvono quindi verso una esercitazione multilaterale mentre allo stesso momento ci sono incertezze per le esercitazioni Thai Cobra Gold per le instabilità politiche che si protraggono in Thailandia e per il tentativo maldestro del governo militare thai di appoggiarsi alla Cina per porre fine al proprio isolamento diplomatico.
Le Filippini, d’altro canto, è attenta ad approfondire le relazioni militari con gli USA e altri partner regionali di fronte alla crescente presenza cinese e in anticipo delle ritorsioni cinesi attese contro le prossime decisioni della Corte Permanente dell’Arbitrato. La maggioranza degli espertidella legge dei Mari si attendono un arbitrato in favore di Manila.
Le Filippine sono il primo beneficiario dell’iniziativa della sicurezza marittima del Sudestasiatico da 425 milioni di dollari appena iniziata dalla Difesa USA. Circa 80% dei 40 milioni allocati alle Filippine di quest’anno aiuteranno a stabilire un sistema informativo di sorveglianza del dominio marittimo per la Marina Filippina con sensori migliori, piattaforme di riconoscimento aerostatico e accesso all’intelligence USA. Insieme, non appena si concludono le esercitazioni Balikatan, inizierà il primo impiego a rotazione delle truppe USA, degli aerei di riconoscimento in mare e di assistenza umanitaria e rifornimento di materiali contro i disastri secondo l’accordo EDCA. Questo includerà 200 piloti e personale, sei aerei ed elicotteri di sorveglianza marittima. Il ministro della difesa Ashton Carter è giunto nelle Filippine per discutere come approfondire l’alleanza, ed è stato annunciato che le Filippine ora partecipano al pattugliamento in mare unito insieme agli USA sebbene non sia chiaro se parteciperanno nelle operazioni più combattute di libertà di navigazione, FONOP.
Le Filippine hanno condotto un accordo col Giappone per il trasferimento di tecnologie della difesa a febbraio, ed i due paesi negoziano uno status di accordo di forze, SOFA, che potrebbe portare all’impiego di aeroplani giapponesi di sorveglianza in mare presso le basi filippine. Il Giappone ha anche dato in prestito cinque aerei di riconoscimento a breve raggio Beechcraft TC-90 King Air. Se si conclude un SOFA, le forze di autodifesa giapponesi si uniranno alle future esercitazioni Balikatan.
Nonostante questi robusti accordi di difesa ci sono paure reali sulle capacità dei militari filippini. Questo esaspera l’insicurezza filippina rispetto all’impegno americano forte verso le Filippine secondo il trattato di mutua difesa.
Il Vietnam, che ha quasi lo stesso livello di spesa militare come le Filippine dal 2003, ha trasformato il proprio sistema di difesa in una forza moderna, con nuovi sottomarini e navi da guerra, squadroni di aerei di terza e quarta generazione, e la forza missilistica più robusta del sudestasiatico.
A paragone, le Forze armate filippine, AFP, restano affidate alla donazione di armi decommissionate dagli stati partner. Sebbene Aquino avesse spinto per un programma di modernizzazione, con un aumento del 25% della spesa nel periodo 2014-2015, la realtà è che questi sforzi non compenseranno decenni di negazione e mancanza di investimenti. La spesa per la difesa è di 2,5 miliardi di dollari. La nave portabandiera è una nave americana in pensione della Guardia Costa USA che non può assolutamente competere con gli incrociatori cinesi in campo.
Lo stesso proclama governativo di acquisizione di sottomarini è irrealistico. Il paese non si possono permettere di mettere in mare navi da guerra di superficie e non si capisce come potrebbero permettersi dei sottomarini, più costosi da acquistare e mantenere.
Le AFP hanno una storia di non riuscire ad investire per la manutenzione del proprio equipaggiamento per mantenere un certo grado di prontezza operativa. La cosa è migliorata di recente con l’assistenza USA, ma resta comunque bassa.
Ci sono altre ragioni di paura. L’AFP nonostante 15 anni di assistenza USA in addestramento ed equipaggiamento a sostegno della contrinsorgenza nel suo meridione continua a comportarsi molto male. Un rapporto recente del RAND metteva in mostra come il sostegno americano delle sue forze speciali “permetteva al governo filippino di ridurre in modo sostanziale la minaccia terroristica transnazionale nelle Filippine Meridionali”.
In realtà i risultati portati dall’aiuto americano da 50 milioni annui con presenza di forze e assistenza sono stati miseri. Un piccolo gruppo di militanti di Abu Sayaff, male armati e localizzati, continua a creare guai nel meridione. E’ un gruppo che non ha ideologia, nessun sostegno popolare al di là dei legami familiari, nessuna offerta di aiuti sociali e senza discorsi. Ma le AFP filippine restano incapaci di eliminarlo. Le unità di AFP addestrate alla contrinsorgenza sono facilmente sconfitte.
L’incapacità di sconfiggere Abu Sayaff o di proteggere le proprie acque ha portato a frizioni con i suoi vicini. La minaccia maggiore verso la Malesia giunge dalle Filippine meridionali, mentre sono cresciuti i sequestri a Sabah di malesi. In modo simile alla risposta al sequestro di dieci marinai indonesiani lo scorso mese da parte di Abu Sayaff, l’Indonesia ha mobilitato le proprie forze di sicurezza come segno di esasperazione e non ha allentato le proprie operazioni.
Inoltre mentre è in stallo indefinito il processo di pace con il MILF, il gruppo estremista del BIFF si sente vendicato. Non tutte le fazioni el MILF resteranno impegnate nel processo di pace con il prossimo governo filippino. Se la prossima amministrazione decidesse di rinegoziare la BBL che Aquino aveva sottoscritto col MILF, si creerà più frustrazione e sfiducia verso Manila.
Il processo di pace senza fine ha anche implicazioni regionali: mentre il disarmo è legato all’avanzamento del processo di pace, la regione resterà piena di armi finché continuano gli scontri a Mindanao. Le armi usate a Giacarta il 14 gennaio venivano da Mindanao, come pure anche ante armi del gruppo di Santoso che ha promesso alleanza con l’ISIS.
Aquino iniziò a spegnere le insorgenze nel meridione per rifocalizzare le limitate capacità dell’AFP sulle crescenti minacce in mare della Cina. Ma alla fine del suo mandato le minacce alla sicurezza filippina continuano a venire da entrambe le parti.
Zachary Abuza, COGITASIA