Interpretare e valutare ancora la bozza costituzionale di Meechai Ruchupan non serve poi a molto di più. Gli estensori non hanno sentito il bisogno di nascondere le preoccupazioni su chi hanno deciso che deve tenere il potere e a chi devono impedire di riprendere il potere. Su questo punto è la costituzione più chiara che abbiamo mai avuto da non necessitar altra interpretazione.
Più del contenuto della bozza sono le intenzioni e gli obiettivi politici. Quali sono le condizioni che gli estensori, con una prospettiva più vasta, cercano di stabilire contro i cambiamenti che avvengono nella società thai?
Affronto la questione sulla base del lavoro conosciuto di Eugenie Mereau sullo “stato nello stato”.
Nascosto nelle strutture dello stato, lo stato nello stato porta avanti le proprie operazioni con meccanismi suoi propri di controllo e gestione, anche se dipende dal funzionamento dello stato normale. Per esempio, non ha forze armate proprie ma si affida alla polizia e ai militari per perseguire i propri obiettivi. Non raccoglie tasse ma delinea le politiche delle tasse e utilizza le procedure senza rispondere a nessuno. Lo stato nello stato non ha propri ministri dell’istruzione ma riesce a dettare il contenuto educativo ed i metodi ad ogni livello del ministero.
Non esercita apertamente il potere. Il potere esercitato apertamente deve assumere la responsabilità e rispondere alla società nel complesso e chi la esercita deve ricercare una legittimità riconosciuta, cosa che lo stato nello stato non può.
Lo stato nello stato consiste di vari gruppi che detengono già il potere nello stato e cooperano sotto la direzione di loro capi per utilizzare le strutture dello stato per massimizzare gli interessi, il prestigio e il capitale culturale di questi capi. Lo stato, all’esterno, fluttua come se fosse controllato dal suo interno da uno stato più profondo.
Se lo si definisce così, si potrebbe supporre che qualunque stato abbia una struttura più profonda che si nasconde al suo interno. Per esempio, per quanto lo si possa negare le grandi corporazioni negli USA hanno un livello spropositato di influenza sulle politiche ed operazioni regolare dallo stato.
Questo è vero, ma le relazioni tra chi detiene il potere non ufficiale non sono organizzate in entità precise, quanto formano relazioni lasche che formano reti incapaci di funzionare come singola entità con scopi univoci. Inoltre, dipendono dal meccanismo e dalle azioni dello stato, gli USA. I rappresentanti dello stato sono responsabili e devono conquistarsi la legittimazione dalla società intera. La politica della salute, per esempio, del presidente Clinton e di Obama è stata bloccata con i voti del congresso. Questi membri del congresso che hanno votato contro la politica sanitaria dovevano rispondere ai cittadini che li hanno eletti. La loro legittimità deriva dal popolo americano.
Le influenze oscure sulla politica americana non raggiungono il livello di una struttura parallela. In altre parole, le entità politiche, economiche, culturale e sociali negli USA forse hanno forza sufficiente per gestire un grado potere subordinato ma non riescono ad istituire un loro stato capace di sfidare l’autorità dello stato regolare.
Tante nazioni, benché non tutte, hanno uno stato nello stato che si radica solo laddove le istituzioni sociopolitiche che sostengono la democrazia non sono sviluppate a sufficienza. Per qualunque società, una prima transizione alla democrazia deve essere seguita da un secondo passo, il consolidamento delle istituzioni democratiche senza cui la democrazia non riesce a stabilirsi. Dopo la transizione iniziale thailandese nel 1932, le reti delle classi superiori si consolidarono originando forti organizzazioni che diedero vita ad uno stato nello stato che bloccò i processi democratici. La Thailandia continua ancora oggi ad ospitare uno stato dentro lo stato.
Merieau sostiene che il modello di Duncan McCargo della rete della monarchia non è un costrutto adeguato per l’analisi della politica thai. Almeno dal 2006 lo stato nello stato ci dà una visione migliore. La differenza è che, nello stato nello stato, le relazioni costituenti la rete non sono più interamente organizzate e quindi non devono necessariamente affidarsi alla guida politica di un potere di individui meritevoli. La causa è che un re thai non ha necessariamente un potere di merito come il monarca attuale e la politica thai si trasforma in un sistema di governo da parte di una maggioranza.
Quindi la filosofia di uno stato nello stato è quella per cui lo stato thai che è al di sopra e visto dalla gente come una democrazia con elezioni, partiti, parlamento e libera stampa è di fatto controllato da una struttura profonda dietro le scene. Il controllo di un’istituzione, appoggiato dalla costituzione e sotto lo stato nello stato, lo fa sembrare una democrazia normale. Il governo della maggioranza uscita dall’elezione è perciò non controllato dalla maggioranza, ma dalla struttura profonda dello stato, e la maggioranza inconsapevolmente lo sa o dà il consenso a tale stato.
La recente istituzionalizzazione e il consolidamento dello stato nello stato thai sono una risposta al fatto che non è più necessariamente il caso che la persona di sua maestà il re abbia molta influenza come il governo ed al fatto che il modello politico thai si muove verso la direzione del governo della maggioranza.
Lo stato nello stato vuole uno stato che alla maggioranza della gente appaia democratico, con un’elezione, i partiti politici, libertà di espressione e simili, ma dove la direzione e il controllo risiedano nello stato nello stato. Esso deve restare nascosto mentre le istituzioni che ricevono dalla costituzione i poteri di regolazione e di applicazione della legge sono in realtà sotto il controllo dello stato nello stato. Quello che sembra il normale funzionamento dello stato democratico, limitato dalla volontà della maggioranza espressa nelle elezioni, non è nei fatti condotto sotto l’autorità e il controllo della maggioranza, quanto piuttosto dal controllo e autorità dello stato nello stato, mentre la maggioranza non lo vede o l’accetta in qualche modo.
Secondo Merieau gli sforzi dello stato nello stato per creare questa situazione iniziarono nel 1997 con la creazione della corte costituzionale come un suo surrogato, che controlla il processo mentre mantiene l’apparenza del governo della maggioranza. La costituzione stabiliva, in modo interessante, che quasi la metà dei giudici sarebbe stata selezionata da un comitato di giudici e gli altri nominati da un comitato che includeva membri non eletti come giudici e rettori universitari. Il senato a sua volta approva otto dei sedici nominati al comitato. Il Senato, che era eletto interamente, non aveva voce nella selezione o approvazione dei sette giudici nominati dal comitato dei giudici.
La costituzione del 2007 preservò la corte costituzionale come un agente dello stato nello stato. La Corte iniziò con l’annullamento delle elezioni del 2006 ed usò le leggi approvate dopo i presunti misfatti per impedire ad alcuni individui di partecipare alla politica; quindi rimosse il primo ministro dalla presidenza, sciolse il partito di governo per creare le condizioni sotto cui non si poteva applicare la scelta elettorale della maggioranza, impedì le modifiche costituzionali, cacciò un altro primo ministro ad abbandonare l’incarico ed annullò le lezioni del 2014.
Merieau indica che alla fine i due golpe del 2006 e 2014 devono essere visti come il fallimento della strategia dello stato nello stato di usare la corte costituzionale come un surrogato: con il golpe lo stato nello stato emerge alla superficie dove lo si può vedere sebbene i suoi “eroi della democrazia” continuano a promuovere i loro inganni.
L’impossibilità del potere nascosto e profondo a consolidare il controllo ha molte cause di cui ne descrivo alcune.
L’agenda dello stato nello stato è stato sconfitta sonoramente alle elezioni. Esso non è un partito politico e non cerca di vincere le elezioni. Piuttosto la sua agenda prevede che nessun partito vinca in modo deciso portando a coalizioni di governo. Se tali coalizioni cambiano costantemente, si avranno governi deboli e divisi che servono così agli interessi dello stato nello stato. Solo in questo modo lo stato nello stato può inserirsi ed esercitare il controllo sul processo politico attraverso un primo ministro non eletto o facilmente intimidito.
Eppure nonostante le proteste di massa di vari mesi alla fine dell’amministrazione Thaksin, Thaksin ottenne una decisa vittoria elettorale. La corte invalidò quelle elezioni e furono indette nuove elezioni nell’ottobre 2006. Tutti comunque sapevano che gli alleati di Thaksin avrebbero preso i seggi in parlamento come avevano già fatto. Andando avanti nonostante avessero rimosso Thaksin ed il suo partito e accusandolo di tante accuse, lo stato nello stato non raggiunse i suoi obiettivi elettorali. Anche se la costituzione del 2007 fu fatta per impedir che un partiti potesse raggiungere una vittoria decisiva, i partiti alleati di Thaksin vinsero con decisione ogni elezione fatta sotto quella costituzione. Le elezioni sono state la causa principale del fallimento dello stato nello stato a raggiungere i propri obiettivi.
Eppure vuole le elezioni perché necessarie a mantenere le apparenze di una democrazia. Quindi il problema è come fare ad avere elezioni che però non abbiano un impatto politico. Sembra che la costituzione scritta da Meechai vuole risolvere questo dilemma. Sebbene non così intelligenti come quelle imposte dalle dittature militari del passato, questa costituzione risolve il problema. Secondo quella costituzione come potrebbe conquistare una vittoria elettorale decisa?
Un’altra causa del fallimento dello stato nello stato è stato che i meccanismi non sono stati sviluppati bene per mantenere il controllo sulle agenzie dello stato che, essendo agenzie della burocrazia thai, non sono di per sé molto efficaci. Quindi è persino più difficile per lo stato nello stato controllarle efficacemente.
Inoltre la burocrazia è piena di influenze politiche al punto che non rispondono molto bene ai bisogni dello stato dello stato che ha anche esso influenze politiche. Ecco due esempi.
I giudici della corte costituzionale, sia con le costituzioni del 1997 o del 2007 o quella ad interim dopo il golpe, che ci si attendeva essere agenti dello stato nello stato, non sono ben rispettati dai loro propri colleghi. Si dice che alcune agenzie la vedono come una opportunità di liberarsi di colleghi anziani dalle loro agenzie con conseguenti decisioni scritte della corte che non sono di una qualità accettabile da parte dei professionisti della legge. C’è da essere preoccupati che tali decisioni saranno studiati dagli studenti di legge del futuro.
Il ragionamento dato nelle sentenze comunque è importante per lo stato nello stato perché deve essere di autorità sufficiente per essere accettato dalla popolazione. Avere uno strumento che non è accettato dalla gente avrebbe un impatto profondamente negativo sullo stato nello stato.
Esso non può fare a meno dei militari dei quali usa il nudo potere per finire il lavoro, se non riesce a raggiungere i propri obiettivi. Alla fine i militari proteggono lo stato nello stato al pari della corte costituzionale. Esso non sceglie i comandanti militari tra i più meritevoli quanto per quelli di cui si fida di più. Quindi la cosa migliore che i militari possono fare è quello che vediamo qui. Credo sia sfortunato per lo stesso stato nello stato specie quando si trovano davanti a masse che chiedono il ritorno alla democrazia. D’altro canto se i comandanti militari fossero scelti tra un campo più vasto di candidati, come lo erano dal 1932 al 1963, allora con capi audaci ed intelligenti essi potrebbero creare un loro proprio stato portandosi con sé altri ruppi in ruoli subordinati.
Ci sono tante altre contraddizioni interne dentro lo stato nello stato che lo hanno costretto ad emergere all’aperto, dove deve accettare la responsabilità e cercare legittimità. Forse è impossibile ridursi persino più profondamente restando invisibile mentre manipola la superficie dello stato per fare la propria volontà.
Credo che comprenderemo meglio la bozza costituzionale di Meechai considerando i problemi vissuti dallo stato nello stato e leggendo la bozza come uno sforzo di applicare riforme attraverso cui evitare sconfitte vissute ripetutamente sin dalla fine dell’amministrazione Thaksin.
Nidhi Eoseewong, Prachatai.org