Il primo ministro e capo della giunta NCPO, generale Prayuth, ha dichiarato che i colloqui di pace con MARA Patani sono sospesi nel Profondo Meridione Thailandese, deluso da come essi sono andati avanti.
MARA Patani aveva comunicato che la Parte Thai non era ancora disposta a sottoscrivere i termini di riferimento dei colloqui, scritti a quattro mani da MARA Patani e dal generale Nakrob Bunbuathong, allontanato in altro incarico, e a riconoscere legittimità alla stessa organizzazione con cui dialoga.
Lo stesso allontanamento di Nakrob Bunbuathong, che era il capo delegazione dei precedenti colloqui iniziati dal governo Yingluck, è avvenuto perché il generale è stato considerato debole e cedevole verso l’alta parte, se non proprio colluso.
Per lo stato Thai MARA Patani è ancora la Parte B, come avevamo scritto in un precedente articolo, qualcuno che non si può ancora chiamare per nome, per paura che se gli si riconosce il suo nome altri possano comparire.
Il Bangkok Post scrive:
“Il generale Prayuth ha detto venerdì che i colloqui di pace possono proseguire se l’altra parte la pensa alla stessa maniera delle autorità thai per affrontare la violenza. In risposta alla critica dei media, secondo cui il governo non mostra una chiara intenzione di risolvere lo scontento con colloqui di pace, il primo ministro ha detto che il gruppo portava avanti attacchi armati che infrangono la legge, e che tutte le organizzazioni coinvolte violano la legge. Con loro non si può negoziare.”
Che senso abbia negoziare con una parte che la pensa proprio come la Parte Thai non si capisce. Forse però il generale Prayuth mostra le sue intenzioni quando dice: “Noi avevamo evitato i colloqui. L’ultimo governo voleva i colloqui. Ecco perché dobbiamo affrontare questi problemi ora. .. Si è giunti ad una soluzione del conflitto per i colloqui?”.
Poi perché riconoscere MARA Patani? Incoraggerebbe solo altri gruppi a farsi davanti. “Il governo crede che il problema debba risolversi mediante la giustizia e l’uguaglianza” permettendo magari ai combattenti di deporre le armi e tornare a casa, come se nulla fosse successo. L’altra paura del governo thai è che riconoscere MARA Patani servirebbe solo ad accrescerne e/o riconoscerne l’importanza e la credibilità
Giustizia ed equità, belle parole, ma non sono proprio le cose che i malay musulmani di Patani rivendicano da sempre e a cui lo stato thai non dà risposte? Non è proprio lo stato di impunità delle forze di sicurezza thai ad alimentare una guerra che ha fatto oltre 6500 morti e decine di migliaia di feriti, migliaia di orfani e vedove?
In una situazione in cui lo stato thai non riconosce la necessità di termini di riferimento, non riconosce il nome alla controparte, rifiuta di garantire un lasciapassare per chi è nei colloqui di pace, parlare di zone di sicurezza, di zone prive di violenza non ha proprio senso. E Mara Patani lo ha messo in evidenza rifiutando di parlarne nell’ultimo incontro di Kuala Lumpur che sarebbe durato poco più di un’ora e mezza.
Secondo Rungrawee Chalermsripinyorat, il discorso del generale Prayuth “mostra solo che i militari non riescono ancora a trovare una soluzione al di fuori dei propri schemi. … Il fatto che c’è bisogno di un processo di pace nel meridione è poiché quelli che fanno le attività violente non sono dei criminali. Una soluzione politica è necessaria e deve essere negoziata con un dialogo di pace”.
In realtà quelle dichiarazioni mostrano chiaramente come Prayuth e la sua giunta non siano proprio impegnati nel processo di pace. Sono atteggiamenti che sembrano minare la credibilità dei negoziatori.
Mentre Rungrawee Chalermsripinyorat considera normale che ci possano essere passi falsi o battute di arresto in colloqui di pace e che ci possano volere altri incontri a porte chiuse, il BRN sembra invece molto più scettico e negativo verso questi colloqui. Da un lato il BRN ha attaccato questi colloqui e la scarsa volontà del governo thai alla pace e a lavorare per un accordo, ma non ha allo stesso tempo denunciato direttamente MARA Patani.
Il governo thailandese, secondo il BRN, sarebbe interessato ad una riduzione delle violenze e dei morti senza però voler affrontare le cause storiche radicali delle ingiustizie e senza voler fare alcuna concessione politica. E’ più una questione di facciata, fare vedere ai thailandesi che gli scontri violenti e le morti sono diminuite da quando c’è stato il golpe. Non esiste perciò una questione malay musulmana.
Colloqui di pace sospesi nel profondo meridione thai, ma non morti, anche perché non è desiderio di Prayuth far vedere che non vogliono la pace. Il generale Aksara da parte sua afferma la necessità di continuare a lavorare per costruire la reciproca fiducia.
Nel frattempo le statistiche di morte che provengono dal profondo meridione presentano una doppia interpretazione. Da un lato DSW presenta una tendenza al decremento delle violenze su un periodo che inizia nel 2004. E’ una tendenza che rafforzerebbe l’ipotesi dei militari thailandesi, di poter arginare e controllare la violenza ad un minimo quanto più basso possibile. E questo in fondo chiedono a MARA Patani.
Se però si guarda all’ultimo periodo, non c’è proprio nulla di positivo, perché la violenza, dopo un anno relativamente “tranquillo” che ha favorito la ristrutturazione del BRN, è ripresa alla grande e mostra una tendenza verso l’inasprimento degli scontri. Dall’inizio febbraio sono state uccise 35 persone.
Prayuth e la sua giunta devono davvero pensare ad una soluzione diversa da quella auspicata per il profondo meridione thailandese, che a dirla tutta era in fondo anche l’ipotesi che spinse il governo Yingluck ad aprire i colloqui di pace.
Sulla questione della pace nel profondo meridione thailandese si inaspriranno di certo le critiche alla loro incapacità di gestire il potere e forse alla corruzione presente nelle forze armate.
MARA Patani, che non ha digerito il rigetto dei termini di riferimento, ha detto che è disposta a concedere più tempo alla parte thai per riconsiderare i termini di riferimento che non sono altro che delle regole e regolamenti secondo cui condurre questa fase dei colloqui. A questo fine la presenza di Nakrob è stata essenziale e la sua assenza ha davvero cambiato il processo di pace.