Canzoni, balli, discorsi e manifesti in favore della democrazia in quello che è stata la più grande presenza di dissenso, dopo due anni di calma relativa, da quando la giunta militare rovesciò il governo eletto.
Proprio il percorso della manifestazione ha ricordato la storia moderna della Thailandia costellata di golpe e rovesci violenti del potere militare in date che resteranno sempre nella storia della Thailandia democratica: 1973, 1976,1992.
Non sono mancati decine di poliziotti e militari a controllare la situazione, nonostante una repressione che ha mandato davanti ai tribunali un migliaio di cittadini, le tante accuse di lesa maestà e le centinaia di persone inviate alla modifica delle attitudine, il modo in cui la giunta chiama la detenzione senza mandato.
“Oggi segna un altro anno in cui stiamo a far sentire la nostra voce a chi amministra questo paese e che noi non accettiamo.” ha detto un militante democratico Rangsiman Rome alla agenzia AFP.
Se è vero che non si vede nell’immediato un ritorno alle grandi manifestazioni di massa del passato, è anche vero che lo scontento verso la giunta cresce al di fuori della divisione politica del paese.
In precedenza Yingluck Shinawatra, il cui governo fu deposto dalla giunta militare al potere, ha detto che il paese soffre sotto il governo militare: “Oggi è il secondo anniversario del golpe che ha rimosso il mio governo” ha dichiarato Yingluck su Facebook. “Fu il giorno che i diritti e la libertà della gente furono portati via”.
Yingluck ha anche detto che è tempo che si ridia al popolo il diritto di esprimere il proprio destino dal momento che la gente soffre per l’economia che arranca e che i militari forse non volevano proprio sanare la divisione politica del paese.
Dopo il golpe Yingluck fu messa sotto accusa in modo retroattivo, rispetto ad una costituzione che i militari avevano abolito, e poi accusata di aver favorito la corruzione nel progetto di sostegno al prezzo del riso, per il quale rischia dieci anni di carcere.
Con la costituzione che ora verrà sottoposta a referendum i militari chiedono alla gente il consenso per riportare il paese indietro agli anni 70.
In caso di risultato negativo al referendum i militari potrebbero far ancora slittare le elezioni. Come dire, che diciate si, no o non votiate, noi siamo qui per restare.
Ma dice Sunai Phasuk di Human Rights Watch presente a questa manifestazione: “la democrazia non è morta in Thailandia. Si radica tra la gente. Queste persone non sono organizzate”.
La polizia e i militari presenti questa volta hanno preferito evitare gli arresti come avvenuto lo scorso anno, preferendo che la protesta si svolgesse fino a che una pioggia moloto forte non l’ha interrotta.
(da agenzia e Khaosodenglish)