Il primo dialogo aperto sulla tragedia del 1965 in Indonesia indetto dal governo indonesiano dopo 50 anni
Si è discusso apertamente, per la prima volta, della strage di almeno mezzo milione di indonesiani che erano accusati di essere comunisti, dopo 50 anni.
Fino ad ora i capi dei governi non hanno rivelato esattamente cosa successe durante uno dei periodi più oscuri della storia indonesiana.
I ricercatori stimano che morirono oltre mezzo milione di comunisti e di persone accusate di sostenerli, uccisi da soldati e da gruppi religiosi che erano apertamente anticomunisti. E’ stata una opportunità storica per tutti i sopravvissuti di tutta l’Indonesia.
Non è stato mai chiesto prima di ora alle vittime delle purghe degli anni 60 di parlare ad un simposio del governo.
“Il governo di Joko Widodo si avvicina a noi e sono felice di accettare il gesto finché sia mantenuto il nostro principio di racconto della verità e sia fatta giustizia” dice un ex prigioniero Sri Sulistiawati.
Le tombe comuni del massacro sono diffuse in tutto il paese ma gli indonesiani sono stati mantenuti all’oscuro su quello che realmente accadde.
I militari ordinarono nel 1965 gli omicidi dopo che sette generali furono assassinati in quello che apparve un tentativo di golpe fallito ed attribuito al partito comunista.
Uno delle persone uccise era il padre di Agus Widjojo, un generale in pensione che ha detto ad Al Jazeera che era giunto il momento che il governo affrontasse il passato. “Sono 50 anni che questo caso è nel nostro passato” dice Widjojo. “Non siamo riusciti a risolverlo come nazione. Dove andremo se la nazione è ancora divisa e non vuole fare uno sforzo di trovare una soluzione?”
Il fatto è ancora un argomento molto sensibile. …
I gruppi conservatori spesso sostenuti dai militari hanno resistito a lungo a discutere della tragedia. I sopravvissuti chiedono una corte speciale per ascoltare quelli accusati degli omicidi del 1965.
Il governo indonesiano sembra favorire un processo di riconciliazione nazionale dicendo che chi orchestrò le violenze è già morto.
I gruppi dei diritti civili vogliono che la verità su ciò che accadde debba essere raccontata.
Vecchi capi militari discutono della minaccia comunista in Indonesia.
Vecchi capi militari e gruppi islamici si sono riuniti attorno a quello che dicono sia una rinascita del comunismo in Indonesia. Dicono che uno sforzo senza precedenti del governo di esplorare una via per la riconciliazione nazionale sulle purghe anticomuniste di 50 anni fa incoraggia questa rinascita.
“Ci sono persone che non vogliono che l’Indonesia sia unita e forte” dice Kiki Syahnakri, ex vice capo delle forze armate in un seminario sulla “Minaccia di un rinato Partito comunista Indonesiano”, partito scomparso e tuttora illegale.
“Provano a destabilizzare l’Indonesia portando avanti le questioni dei diritti umani” ha detto ai giornalisti qualche tempo fa.
I gruppi che erano all’evento includono Ansor, l’ala giovanile dell’organizzazione musulmana moderata Nahdlatul Ulama, NU, che ebbe un ruolo attivo nelle purghe a Giava Orientale a metà degli anni 60, i duri del FPI, Fronte dei difensori dell’Islam, conosciuto per gli attacchi ai nightclub durante i mesi del Ramadan.
“E’ un non senso che la gente dica che il Partito Comunista Indonesiano non stia crescendo, che sia scomparso. Risorgerà di nuovo, dci distruggeranno se non ci uniamo a combatterli” dice il capo del FPI al simposio.
Un altro generale ha detto che il governo non deve mai chiedere scusa e che non è necessaria alcuna riconciliazione.
“Se chiediamo scusa sosteniamo il tradimento” dice Try Sutrismo ch fu vicepresidente di Suharto tra il 1993 e il 1998, suocero del ministro della difesa Ryamizard Ryacudu. “Abbiamo ricevuto i membri del Partito comunista come cittadini ordinari. Nel 2016 tutti i suoi simpatizzanti e discendenti hanno il diritto a godersi la vita, politicamente, economicamente , socialmente e culturalmente. Alcuni sono diventati membri o capi di agenzie dello stato”.
Questo simposio giunge appena dopo il primo dialogo aperto indetto dal governo, in cui è apparso il presidente Joko Widodo, intitolato: “Analizzando la tragedia del 1965: un approccio storico”.
In quell’occasione furono messe insieme vittime e rappresentanti dello stato per discutere le purghe che si ebbero nella transizione tra il presidente Sukarno, primo presidente indonesiano e Suharto.
Nell’ottobre 1965 dopo un tentato golpe militare dove furono uccisi sei generali, il governo indonesiano diede via libera a soldati e milizie civili per uccidere chiunque fosse considerato comunista.
Almeno 500 mila persone morirono nei mesi successivi e tra loro membri del partito, indonesiani di origine cinese, sindacalisti, artisti e militanti.
Sui familiari di quelli che furono uccisi è rimasto oltre al trauma lo stigma, e per decenni rimasero impossibilitati ad assumere lavoro nella burocrazia statale.
Ad Aprile il ministro Luhut Binsar Pandjaitan sfidò i gruppi della società civile a rivelare i luoghi delle presunte fosse comuni perché si potesse contare il numero di persone uccise. A maggio fu consegnato al governo una lista di 122 fosse comuni chiedendo che i siti ed i testimoni di quelle morti fossero protetti.
A questo simposio sulla presunta rinascita del partito comunista, i militanti dei gruppi civili hanno reagito in modo negativo.
“Nel contesto della riconciliazione questo simposio non contribuisce a nulla” dice Yati Andriyani di KontrasS, la commissione per le persone scomparse e le vittime della violenza.
Secondo Siti Loor Laila della Komnas HAM, l’evento ha mostrato che alcuni gruppi non sono pronti alla riconciliazione. “Quei generali come Kiki Syahnakri che hanno organizzato il simposio furono invitati al precedente evento di aprile ma non hanno voluto parteciparvi.”
Chi si oppone alla riconciliazione la mettono erroneamente sullo stesso piano con la difesa del comunismo. “La realtà non è la riconciliazione del Partito Comunista con gli altri partiti. Ci furono crimini contro l’umanità ed è per quello che vogliamo la riconciliazione.”
Tra il nervosismo crescente sul sl comunismo dopo il simposio di Aprile, la sicurezza ha arrestato persone sospettate di vendere libri o magliette con simboli della sinistra. Discussioni e proiezioni di film sugi eventi del 1965/66 sono stati vietati.
La polizia ha arrestato due uomini a Sukabumi, Giava occidentale, perché vendevano magliette con l’immagine di una falce e martello, mentre il portavoce presidenziale Johan Budi ha detto che il governo studierà attentamente le raccomandazioni date dal simposio anticomunista. “Li analizzeremo come fatto per le raccomandazioni del simposio precedente”.
“La decisione su come risolvere la tragedia del 1965 si baserà su tutte le raccomandazioni. Il presidente li considererà tutte.”