Talvolta sono i dettagli a rivelare il quadro completo. Nell’aprile del 2016 il giornale The Phnom Penh Post affermava che nel 2015 il governo cambogiano ricevette solo 5 milioni di dollari in pagamento di affitto dalle 173 concessionarie di 1.4 milioni di ettari di suolo. Nonostante una moratoria sulle nuove concessioni, che fu annunciata nel 2012, la diffusa approvazione di concessioni economiche di suolo è diventata nota per le conseguenze che minacciano la sopravvivenza dei contadini a causa della perdita della terra.
Mentre questa è solo la punta dell’iceberg della corruzione in Cambogia, si potrebbe assumere che l’Unità di Lotta alla Corruzione, ACU, sia davvero occupata. Secondo Transparency International nel 2015 il regno di Cambogia è rimasto uno dei più corrotti in Asia. In modo sorprendente invece di affrontare qualche manifestazione sistematica di corruzione grande o piccola, a marzo scorso l’ACU ha iniziato le indagini contro un capo dell’opposizione Kem Sohka per la sua presunta relazione con una presunta amante.
Questa bizzarra interpretazione delle priorità politiche fu tuttavia un altro minimo della repressione governativa dell’opposizione sin da metà 2015. Per la fine di aprile 2016, due parlamentari erano stati imprigionati nonostante la loro immunità garantita costituzionalmente. Il capo dell’opposizione Sam Rainsy riuscì ad evitare una pena simile espatriando.
Nonostante una crescita della repressione, l’opposizione spera ancora di vincere le prossime elezioni nazionali nel 2018. Ci sono infinite ragioni perché gran parte della gente sia stanca del governo autocratico di Hun Sen, uno dei capi politici più longevi al mondo. Corruzione, nepotismo, negligenza, corruzione e dispotismo sono radicati profondamente nella politica e società cambogiane.
In modo simile ad altre leadership gerontocratiche, le reazioni del regime alla perdita potenziale del potere non appaiono solo inutili, superficiali e sovraccariche, ma rivelano una completa ignoranza dei bisogni di riforme sostanziali nel paese. Secondo l’ultima edizione dell’Indice di Trasformazione di Bertelsmann Stiftung i risultati della gestione in Cambogia sono considerevolmente inferiori a quelle di 10 anni fa.
Nonostante la crescita del PIL del 7% negli ultimi anni, La Cambogia sembra trovarsi sull’uscio di sfide economiche enormi.
Nel marzo 2016, la Federazione del Riso della Cambogia, CRF, un’alleanza di esportatori e mulini locali, prevedeva il collasso del settore risicolo entro due anni a causa di sotto-finanziamenti e mancanza di credito. Inoltre ci sono numerose sfide che riguardano le infrastrutture a causa di insufficienti strutture di trasporto, di sistemi di irrigazione, di immagazzinamento e deposito
Quindi la produzione del riso è più influenzata dal costo in Cambogia rispetto ai paesi vicini specie il Vietnam. Secondo la CRF quasi un milione di tonnellate di riso è portato illegalmente in Cambogia dal Vietnam ogni anno.
Comunque la competitività cambogiana rispetto al Vietnam diminuirà su vari fronti. Dall’entrata in funzione della Comunità ell’ASEAN nel 31 dicembre 2015, le politiche protezioniste sono diventate quasi impossibili. A causa della maggiore industrializzazione e produttività, c’è da attendersi realisticamente che i beni vietnamiti inonderanno i mercati cambogiani minacciando i prodotti nazionali.
Ancora più importante, con gli accordi che giungono tra Vietnam ed Europa e il TTP, il Vietnam diventerà significativamente più attraente per l’investimento estero diretto, di cui la Cambogia ha un bisogno disperato. Secondo il rapporto Fare Business della Banca Mondiale e secondo il rapporto del 2015-16 di Global Competitiveness la Cambogia non riesce a competere col Vietnam in quasi tutte le aree essenziali per gli imprenditori e le grande imprese.
E mentre migliaia di lavoratori birmani entreranno nel mercato Thailandese nel prossimo futuro, sarà sempre più difficile per gli oltre 700 mila lavoratori cambogiani sfruttare questa possibilità dato che i lavoratori provenienti dalla Birmania sono percepiti come più produttivi dei cambogiani.
Con queste condizioni di evoluzione, il punto di forza principale cambogiano nell’economia globale si trova sotto pressione. Attualmente l’industria dell’abbigliamento beneficia moltissimo dell’iniziativa europea di Tutto Tranne Che Le Armi che permette alla Cambogia e agli altri paesi meno sviluppati di esportare verso l’Europa senza dazi e quote. La UE è diventata perciò il compratore migliore anche prima degli USA.
In pochi anni persino questo vantaggio competitivo rispetto al Vietnam scomparirà. In aggiunta il TPP creerà uno svantaggio considerevole per la Cambogia nei mercati americani ed un destino simile si avrà con l’Europa se perderà lo status di Paese meno sviluppato. Che si avrà nei prossimi cinque anni.
Le opzioni per la riduzione dei costi sono limitate. Comprensibilmente da anni, i lavoratori del tessile e della scarpa domandano la loro parte di guadagni dell’export che vale 6 miliardi di dollari. La paga minima mensile che era 61 dollari nel 2012 è diventata 140 nel 2016. Per evitare insoddisfazioni tra gli oltre 700 mila lavoratori per lo più donne, si prevedono ulteriori aumenti.
Sarà possibile rispondere alle richieste dei lavoratori se la Cambogia riesce a diversificare la sua manifattura di massa accrescendo per esempio la sua produzione di beni ad alta tecnologia come computer, auto ed altro. I costi energetici alti e la mancanza assurda di lavoratori esperti impedisce il prossimo passo all’industrializzazione della Cambogia.
Fino a che punto il primo ministro cambogiano è disposto a restare al potere?
Considerando le sue priorità economiche, il governo autocratico non sembra aver notato che i colli di bottiglia delle riforme potrebbero danneggiare le prospettive del paese. Sembra che Hun Sen si trovi tra l’incudine ed il martello, perché riesce solo a tenere contenti i suoi amici con la corruzione sistematica.
Fedeltà, disciplina e coesione infine perderanno qualcosa quando il governo dovrà dare quello di cui l’economia ha bisogno: certezza legale e amministrazione professionale dello stato. A livello politico, trasparenza, responsabilità, governo della legge e una magistratura indipendente sono precondizioni necessarie, principi che stanno in opposizione diametralmente opposta al modo in cui Hun Sen preserva il suo regno.
Di conseguenza, molti credono che il primo ministro non riuscirà a riformare la sua macchina di potere anche se lo volesse. Negli ultimi mesi, Hun Sen ha dimostrato la sua abilità a usare tutti i trucchi sporchi per mantenere la sua egemonia nel regno. Ma a quale costo? Davvero oserà impiegare le truppe a Phnom Penh dopo una possibile sconfitta elettorale?
Sfortunatamente la Cambogia potrebbe trovarsi di fronte ad un futuro molto più fosco del solo diventare il Malato del sudestasiatico.
Markus Karbaum, New Mandala