L’iscrizione dice che la commissione elettorale si batte per la democrazia di qualità, un referendum giusto e la comodità per le persone. Ma quando si dà uno sguardo più attento alla corsa verso il giorno del voto referendario, ci si accorge che il processo appare tutt’altro che ordinato.
Infatti, da quando è entrato in vigore la Legge sul Referendum Pubblico il 23 aprile, è emersa quasi solo confusione sul giorno del voto referendario, previsto per il 7 agosto, specialmente la legge che lo governa. Molte denunce sono state fatte contro i militanti che chiedono un’atmosfera di dibattito aperto prima del referendum in cui la gente possa discutere senza paura della costituzione.
Appena dopo tre giorni dell’entrata in vigore della legge la Commissione Elettorale denunciò una donna che aveva postato un commento contro la costituzione sul suo profilo Facebook. La donna fu accusata di aver violato la Sezione 61 che proibisce la diffusione di “informazioni false” che potrebbero influenzare il modo in cui la gente vota. Impedisce anche di diffondere informazioni in modo “violento, aggressivo, volgare o coercitivo”.
Il 4 maggio la Commissione Elettorale metteva in guardia contro la vendita di magliette “Vota No” fatte dal Movimento della Nuova Democrazia, dicendo che l’amministratore della pagina del gruppo potrebbe andar incontro ad una pena fino a 10 anni di carcere con ammenda fino a 5 mila euro.
Il giorno 11 maggio un gruppo civile, guidato dall’ex senatore e direttore di iLAW Jon Ungpakorn, ha chiesto alla corte costituzionale di rendere nulla la legge referendaria perché minaccia la libertà di espressione. Ma la Corte nel verdetto del 29 maggio ha rigettato la richiesta.
Con quel verdetto sono cominciate a diventare indistinte le linee tra “permesso” e “proibito” sulla campagna referendaria. La Commissione Elettorale e il Comitato di Stesura della Costituzione erano in conflitto sulla possibilità che gli ospiti di un talk show televisivo, Suranand Vejjajiva e Pitch Pongsawasd, avessero violato la legge del referendum indossando la maglietta vietata del NDM nel loro programma.
Il 13 giugno, la EC dichiarava che il videoclip di Cittadini Resistenti “Dobbiamo abbattere la Carta” violava la lege a causa delle informazioni “cattive e false” che trasmetteva. Nella stessa settimana 17 ex parlamentari del Puea Thai erano accusati dal comitato di stesura della costituzione di violazione della legge quando scrissero su Facebook perché avrebbero votato contro la bozza costituzionale. Di nuovo la Commissione Elettorale non fu d’accordo con gli estensori della costituzione.
Il 23 giugno un gruppo di 13 studenti, attivisti e sindacalisti furono arrestati mentre distribuivano manifestini prodotti dalla Commissione Elettorale e NDM a Samut Prakan. Sette di loro rifiutarono di chiedere la libertà condizionata in sfida contro “la giunta illegittima” e la “legge del referendum illegale”.
Il giorno seguente, un gruppo di sette studenti della Kasetsart University, che si apprestavano a commemorare il Giorno della Rivoluzione del 24 giugno, furono arrestati per possedere manifestini con “Vota No”. E’ una fortuna che non siano stati incriminati secondo la legge del referendum. La situazione è andata per il meglio quando la corte ha rigettato la richiesta della polizia di detenerli ulteriormente gli attivisti del NDM dopo un periodo di 12 giorni di carcere.
Queste repressioni negli ultimi mesi hanno spinto le organizzazioni dei diritti umani a chiedere un ambiente più libero prima del referendum del 7 agosto. Jan Eliasson, vicesegretario generale dell’ONU, ha detto che il rispetto dei diritti umani e del governo della legge sono importanti per lo sviluppo sostenibile, sottolineando il bisogno di un dialogo aperto ed inclusivo per promuovere la democrazia e sostenere la riconciliazione nazionale.
Allo stesso tempo il gruppo civico di ILAW ha rinnovato il tentativo di sospendere la legge referendaria. Il 6 luglio ha chiesto alla corte suprema amministrativa di revocare i regolamenti della EC che “ingrandiscono l’ambiguità della legge del referendum” e calpesta le promesse di diritti umani fatte dal paese alla comunità internazionale. Una decisione è attesa nei prossimi giorni dopo le audizioni delle due parti.
Un altro sviluppo preoccupante si è avuto sabato quando è stato arrestato e detenuto per una notte un reporter del Prachatai che aveva seguito tre membri del NDM nella provincia di Ratchaburi Ban Pong. Poi sono stati liberati su cauzione.
NDM, movimento della nuova democrazia, era a Ratchaburi per solidarietà ad un gruppo di 18 residenti accusati di aver violato l’ordine 3 del 2015 del NCPO che vieta gli assembramenti politici dopo che avevano lanciato un Centro di Osservazione del Referendum. In precedenza la CE aveva anche vietato i centri di monitoraggio creati dalle magliette rosse.
I critici della CE sostengono che gli slogan belli del sito web della CE tradiscono il fatto che la CE sta portando avanti una campagna unidirezionale per il sì.
I militanti dicono che la CE non è restata neutrale ma ha sostenuto il governo e il CDC nei loro sforzi di “costringere” gli elettori a sostenere la costituzione. Le loro preoccupazioni sono fondate se si considerano le reazioni spropositate da parte della polizia e dei corpi dello stato miranti a piacere al regime che ha paura di perder potere dopo la manifestazione di insoddisfazione pubblica.
Ma i loro tentativi potrebbero ritorcersi contro ora che tanti cominciano a pensare al dopo quando si va a votare. Per loro c’è una possibilità di decidere se mantenere la giunta NCPO per altri cinque anni come indicata dalla domanda annessa.
Vedremo se davvero la gente vuole che restino al potere.
ACHARA ASHAYAGACHAT, Bangkokpost