Ad ottobre l’esercito thai ridurrà la propria presenza nel meridione profondo con uno spostamento delle responsabilità della sicurezza verso i volontari e i rappresentanti a livello di villaggio.
Capi villaggio, governatori provinciali, capi distretto e i paramilitari dei Volontari della Difesa, tutti che prendono ordini dal ministero degli interni, si vedranno assegnare compiti più onerosi di sicurezza. Il concetto, chiamato Tung Yang Daeng, un distretto di Pattani dove fu introdotto, è di porre i volontari piuttosto che dei soldati regolari sulla linea del fuoco con gli insorti. Nel passato i militanti avevano preferito lasciar stare la gente locale.
I militari e la polizia dicono che questi volontari sono molto spesso parenti ai militanti di questa regione che ha una popolazione di due milioni di persone al 90% malay musulmana.
Finora i capi villaggi e i loro vice, insieme ai volontari della difesa, sono stati poco toccati dall’insorgenza se non quando sono coinvolti nelle attività di ricerca di informazioni del governo.
Il comando del IV corpo di armata, responsabile della sicurezza della regione, ha preso una posizione più liberatoria verso i capi villaggio, permettendo loro di di portare avanti compiti amministrativi come la registrazione delle morti e delle nascite. I rappresentanti sono armati solo per autodifesa.
Questo potrebbe cambiare però con lo spostamento sulla linea del fuoco dei volontari della difesa. Di recente Prayuth ha posto un termine ultimativo per il ritiro dal meridione da ottobre delle truppe del nord, nordest e del centro della Thailandia, le quali erano lì sin dal 2007. Il ritiro di truppe non del luogo è stato considerato da alcuni anni, ma a novembre del 2014 si raggiunse la decisione, dopo alcuni mesi dal colpo di stato.
Allora il generale Prakarn Chonlayut, comandante allora della IV area dell’esercito, annunciava che sarebbero state le milizie locali a sostituire le truppe che se ne andavano. Prakarn, in seguito ad un calo del numero di scontri violenti, sosteneva che la situazione migliorava e che era giunto il tempo per ridimensionare la presenza militare del governo centrale. “La gente del posto sono quelli che conoscono meglio l’area” disse.
Aluci esperti hanno dei dubbi che i volontari del posto siano pronti a farsi carico del carico dell’insorgenza. “L’affermazione secondo cui possono farlo perché la violenza diminuisce è impropria. Se si guarda il tasso mensile di violenza, si vede che gli insorti possono accelerarla come vogliono.” sostiene Zachary Abuza che segue la situazione da anni. “Ci sono molti dubbi sulle violazioni di diritti umani da parte dei rangers che sono meno disciplinati e poco addestrati. Pensano a guadagni tattici di breve periodo piuttosto che alle conseguenze delle loro azioni”
Le bombe anno sorgere i sospetti.
A complicare la situazione giungono gli attacchi con bombe ed incendi in varie mete turistiche del meridione che pongono la questione se ci sia l’insorgenza meridionale dietro a questi attacchi per i quali nessuno si è preso la responsabilità.
Il governo dei militari ha accusato i sostenitori di Thaksin Shinawatra, l’ex popolare primo ministro che fu cacciato ai militari col golpe del 2006, che si sono opposti alla nuova costituzione proposta e approvata nel referendum del 7 agosto.
I responsabili della sicurezza thai hanno detto al Nikkei Asian Review che era prematuro escludere i separatisti malesi. I sostenitori di Thaksin non sono presenti nel meridione thailandese dove sono scoppiate le bombe che “assomigliano tantissimo a quelle usate dall’insorgenza nel lontano meridione”. Il 13 agosto è stato arrestato un uomo buddista di Chiang Mai interrogato sulle possibili connessioni col movimento delle magliette rosse. Una figura così sosterrebbe la voce del governo, mentre se sono implicati musulmani malay questo attesterebbe il fallimento della contro-insorgenza militare nelle province musulmane.
Il rappresentante del BRN ha detto che il calo del numero di attacchi violenti era dovuto ad un cambio di strategia dell’insorgenza, che a sua volta non è stata determinata dall’espansione della rete di sicurezza dei militari con l’uso dei rangers. Il rappresentante ha aggiunto di non sapere se il suo movimento sia coinvolto nelle bombe nel meridione superiore thailandese del 11 agosto.
Il conflitto recentemente è fatto da attacchi e attacchi di vendetta tra insorgenza e sicurezza.
“Ci sono costi nell’uso della violenza, come l’essere presi, limitata manovalanza, risorse limitate, perdita di sostegno locale. Ma il BRN ha dimostrato di poter ancora colpire come vogliono. I militari incrementarono la sicurezza nel meridione in vista del referendum. La violenza è scoppiata lo stesso”. Sostiene Abuza.
Una bomba potente fatta in casa su una moto parcheggiata ha distrutto un blindato leggero che trasportava cinque volontari e due rappresentanti provinciali. Solo un cittadino lì fermato restò ferito da una scheggia.
Il gruppo dei volontari usciva da un campo dove si erano incontrati gli ufficiali locali per una riunione in vista del referendum e convincerli a votare in favore. Nella regione la costituzione è stata rigettata con una grande maggioranza.
Altri piccoli attentati prima del referendum portarono alla distruzioni dei pali telefonici in alcuni distretti vicini con un conseguente interruzione di elettricità nella provincia di Narathiwat.
Rappresentanti del BRN hanno detto che questi attentati erano un modo di rigettare la sovranità thai sulle province meridionali. “Oltre a minare l’apparato di sicurezza thai, è stata anche una modalità per mostrare le loro capacità” ha detto uno del BRN. Ma la popolazione locale ha indicato la crescente opposizione alla violenza facendo pressione perché i gruppi armati cambino strategia.
In tanti hanno biasimato gli attacchi contro gli obiettivi civili come i luoghi religiosi, le scuole, docenti e monaci buddisti.
Il picco della violenza si ebbe nel 2007 con 1850 attacchi violenti con 164 scuole prese nel mirino con attacchi incendiari.
Da allora, chiaro risultato della pressione pubblica, il numero di incidenti cadde a 821 nel 2008 e solo 10 scuole colpite con incendi. Un ufficiale del BRN ha ammesso che fu la pressione pubblica la ragione per la riduzione degli attacchi specie contro obiettivi civili. Eppure una serie di bombe nel maggio 2015 portarono 40 piccole bombe fatte scoppiare a Yala senza alcune morti. Si voleva dimostrare le capacità del gruppo e screditare i militari.
In precedenza i ribelli avevano cominciato a tagliare la testa e castrare i soldati morti per “demoralizzare i comandanti locali e le loro unità specie quelli giunte da poco in regione”. Ma i religiosi musulmani affermarono che la pratica era estranea alla legge della Sharia.
“Islam dà il diritto di combattere i prorpi nemici ma i militanti non hanno diritto di mutilare i corpi dopo averli uccisi” disse un imam di un villaggio.
Il governo, nel riconoscere l’influenza della gente sui militanti, tentò di usarli per contrastare i separatisti. Nella prima decade del conflitto molta gente del posto fu usata come impiegati e assistenti alle forze di sicurezza della regione forte di 60 mila persone.
La grande domanda dietro il nuovo pensiero dei militari è se funzionerà il cambio delle responsabilità della sicurezza verso i villaggi.
L’esercito ha incoraggiato i musulmani del posto ad unirsi nei rangers sperando che possano essere di collegamento tra forze di sicurezza e comunità locale. L’idea ha una ragione strategica per lo stato ma materialmente sembra meno efficace. La stessa idea sta dietro la formazione dei corpi di volontari della difesa che all’inizio parve una strategia buona nel ridurre il livello del conflitto.
Ma in questa strategia ci sono costi per la coesione sociale nelle comunità locali. Un ranger musulmano che gestisce una mitragliatrice M60 ha detto che la sua decisione di unirsi ai Rangers lo aveva fatto un uomo segnato che deve prendere misure di precauzione quando lascia il campo. La gente dice che “ha oltrepassato la linea” quando si è arruolato nei Rangers.
L’insorgenza ha mostrato la volontà di attaccare le unità locali se necessario ed ha ucciso nel 2015 12 capi villaggio e dieci volontari della difesa, in maggioranza musulmani, secondo Abuza. Quest’anno altri sette capivillaggio e sette volontari sono stati uccisi. “Il costo della collaborazione col governo non è una cosa teorica.” ha detto Abuza.
Lo scorso luglio il BRN ha attaccato un campo dei volontari della difesa per la prima volta nella provincia di Yala, usando solo 30 militanti con mitragliatrici e granate M79. Un rappresentante del BRN ha detto che nessuno restò ucciso perché lo scopo era di dare un avviso forte alla gente del posto che vuole prendere le armi contro l’insorgenza. Quell’avviso fu ignorato dai volontari e di sicuro fu il fattore chiave dell’attacco al blindato leggero del 3 agosto.
Don Pathan, Asia Conflict and Security Consulting, ASIANIKKEI