Bhumibol era diventato re nel 1946 ma aveva vissuto in Svizzera dove studiava. Il suo ritorno a casa sarebbe dovuta essere una celebrazione, ma fu salutato come un colpo alla monarchia.
Quello fu un inizio di cattivo auspicio, ma forse è stata una grande benedizione. La morte di Bhumibol il 13 ottobre ha concluso un regno straordinario durato settantanni durante i quali lui divenne uno dei monarchi più popolari e rispettati al mondo.
Re Bhumibol spese i primi anni sul trono lavorando a quello che parevano attività politicamente buone. Fece delle apparizioni pubbliche con la sua famiglia dinamica ed attraente. Suonava jazz alla radio. Sponsorizzava progetti caritatevoli e attività agricole. Come tanti giovani thailandesi pii, fu ordinato monaco per un breve periodo.
Di fatti Re Bhumibol Adulyadej si stava costruendo una reputazione di fonte ai suoi sudditi, come una persona come loro e che si curava di loro, diversamente da quei generali nel governo, corrotti e pazzi per il potere.
Già nel 1957 aveva sostegno pubblico sufficiente a muoversi contro il maresciallo Phibun Songkhram che aveva preso il potere in un golpe del 1951. Sostenne un generale vicino alla monarchia e rivale di Phibun, Sarit Thanarat che prese il potere in un nuovo golpe.
Re Bhumibol non si mise a costruire una democrazia rappresentativa o a promuovere il regno della legge. Per lui i parlamenti erano provvisori, usa e getta. E’ nato in America ed allevato in Europa ma la democrazia non è stata mai il suo obiettivo per la Thailandia. Era il suo obiettivo restaurare la tradizionale influenza della monarchia.
Il generale Sarit dimostrò di essere un buon partner per questo obiettivo. Promosse in modo attivo Bhumibol e sostenne le sue iniziative contro la povertà rivitalizzando l’immagine del re. Cominciò anche a rafforzare la legge di lesa maestà mettendo la museruola ad ogni critica della famiglia reale.
Mentre il generale Sarit e gli altri generali che governarono la Thailandia durante la Guerra Fredda si arricchivano, Re Bhumibol Adulyadej continuò a lavorare duramente sui progetti di sviluppo. Il suo impegno rafforzò l’immagine di un sovrano dedicato alla propri gente particolarmente i contadini più poveri del regno che il governo sembrava aver dimenticato. Per Re Bhumibol quella era democrazia.
Attraverso gli anni 60 e 70, la Thailandia fu governata da una serie di uomini forti tra i quali ci furono tentativi di vita breve di governi eletti. In un momento che sembrò essere giustificabile: l’abbattimento di monarchie in Cambogia e Laos sollevò paure esistenziali per il palazzo a Bangkok. Alla fine degli anni 80 comunque, quando le guerre comuniste in Indocina erano largamente finite e la Thailandia diventava l’ultima tigre asiatica, ciò non aveva più senso.
Nel 1992, una sollevazione popolare cacciò tuttavia un’altra giunta militare spalleggiata dalla monarchia. Un crescente numero di Thailandesi era giunto a credere che un governo eletto e istituzioni democratiche più forti sarebbero più opportune per lo sviluppo della Thailandia.
In quel momento Re Bhumibol era al picco della sua popolarità, ed ebbe la possibilità di guidare la Thailandia verso una monarchia costituzionale più progressiva e stabile. Presiedere a tale transizione sembrò fondamentale per la famiglia reale stessa. Molti, compreso persone dentro il palazzo, prefiguravano la successione dopo Bhumibol con apprensione se si guardava alla cattiva reputazione del principe ereditario.
Eppure Re Bhumibol Adulyadej continuò a preferire l’alleanza tra il palazzo e i militari verso la democrazia elettorale. Sostenne i generali ogni volta che si trattava di ostacolare gli sforzi per modernizzare la costituzione o rafforzare il governo della legge, cosa che accadeva di volta in volta.
Il potere militare provò a destabilizzare ogni governo eletto nel 1990. Dopo che divenne chiaro che il primo ministro Thaksin Shinawatra, eletto nel 2001, aveva forza di resistenza i generali lo cacciarono nel 2006 con il golpe del 2006 sostenuto dal palazzo.
Furono rifatte le elezioni ma ogni volta gli alleati di Thaksin avevano il controllo del governo e democraticamente sono stati cacciati anche loro. Nel 2014 la sorella di Thaksin fu rimossa dalla sua posizione di primo ministro: prima da un tribunale, poi effettivamente dai militari ed ancora col sostegno del palazzo.
Oggi il governo del generale Prayuth Chanochoa rifiuta di abbandonare il potere. Ha rimandato le elezioni fino al 2017, e redatto una nuova costituzione che assicura che i militari controlleranno ogni governo che è eletto. Prendendo spunto dal generale Sarit l’amministrazione Prayuth ha arrestato tantissime persone per lesa maestà, designandosi come ultimo baluardo del trono.
Una continua erosione del governo. L’insorgenza musulmana nel meridione è peggiorata. L’economia un tempo promettente è scivolata indietro.
Questo è il tetro sfondo per la fine del regno di Bhumibol Adulyadej. Lui fu il modello di un grande re, modesto, serio e indefesso, attento e dedicato a chi aveva più bisogno. Ma lui ha lasciato la Thailandia come pure il suo erede, nella stessa situazione che ereditò tanti anni prima: nelle mani di generale corrotti e miopi che governano a loro piacimento. E chi era più vicino al cuore di Re Bhumibol, i thailandesi, deve patirne le conseguenze.
Paul Handley, NYT