Il presidente filippino Rodrigo Duterte in Cina per una visita di stato di quattro giorni e restaurare i legami bilaterali, naufragati per la ferma posizione delle Filippine sul Mar Cinese Meridionale e l’arbitrato internazionale del tribunale dell’UNCLOS.
Con Duterte si ha una dipartita notevole della politica estera da quella del presidente Aquino, alla ricerca di ripristinare quei canali commerciali che erano stati colpiti, come la pesca e le esportazioni agricole verso la Cina.
L’agenzia cinese Xinhua, che definisce la visita di Duterte storica e che potrà fari ripartire le relazioni bilaterali con un nuovo passo, scrive:
“Se dovesse dimostrare la sua buona fede, il viaggio presenterà un’opportunità da tempo dovuta per i due paesi, che vantano un’amicizia di anni, di guarire le ferite dei pochi anni passati e riportare le relazioni nel loro corso dovuto.”
Dal punto di vista filippino questa visita servirà a stabilire fino a che punto le Filippine si allontaneranno dall’alleanza storica con gli USA, spostandosi verso la superpotenza che la tiene bloccata in un confronto aspro su questioni territoriali nel ricco mare cinese meridionale. Per gli USA un eventuale spostamento verso la Cina metterebbe in grave pericolo la sua politica di bilanciamento in Asia, a causa dei vari trattati di alleanza che permettono la sosta delle forze USA nelle basi filippine.
Questa ricerca di legami bilaterali nasce anche dalla perdita economica che il paese ha avuto, con la pesca resa impossibile nel Mare Cinese Meridionale e con il blocco delle esportazioni filippine in Cina. Inoltre le Filippine sono alla ricerca di nuovi finanziamenti ed aiuti che solo la Cina sembra poter garantire.
Nei giorni scorsi Duterte non si è affatto risparmiato sugli scopi della sua visita compiendo varie virate per parare le critiche poste. La Cina non è ben vista nel paese e la questione delle isole Scarbourough Shoal occupate dalla Cina è molto viva.
Se una volta Duterte ha detto di esser disposto di andare sulle isole, anche con un jetski, pur di proteggere le isole, ha anche detto che ormai bisogna farsi una ragione della loro occupazione cinese, dandole ormai quasi per perse.
Ha anche detto che non vuole più pattugliamenti congiunti con gli USA in mare e che le navi filippine si devono mantenere nelle 12 miglia, come dire che della fascia di 200 miglia della Zona Economica Filippina gliene importa poco. I pattugliamenti congiunti sono stati di fatto sospesi.
Poi con una virata di 180 gradi ha anche detto che in Cina terrà duro sulla decisione arbitrale del tribunale internazionale. Ha detto di tutto di più ed anche il suo contrario. Ha anche detto che i cinesi hanno finanziato dei centri di riabilitazione per la droga, mentre gli USA hanno solo spellato i poveri filippini.
Come si vede ci sono questioni delicate in ballo e in fin dei conti contrastanti. Sollevare il verdetto dell’Arbitrato Internazionale potrebbe benissimo irretire la Cina e ostacolare gli altri obiettivi che Duterte si pone, per i quali c’è una corte di uomini di affari al seguito, almeno 400 persone.
Tra l’altro l’unica persona che non andrà in Cina è il suo inviato speciale Fidel Ramos, prima eletto emissario, poi stato messo da parte in tutta fretta. Fidel Ramos poi ha emesso un verdetto negativo sui primi cento giorni di Duterte dicendo che la sua ossessione per la lotta alla droga gli fa perdere di vista i problemi più urgenti, come la povertà.
Dal South China Morning Post si sostiene che la Cina, pur di riprendere i rapporti bilaterali, tollererà qualche intervento di Duterte sull’arbitrato, finché la questione si mantiene sul piano dell’oratoria, finché non è fa un problema. Il rischio sarebbe di mettere in crisi gli altri scopi per cui è venuto.
Quella sentenza arbitrale definiva le richieste cinesi su quasi tutto il mare cinese meridionale prive di fondamento, sentenza che la Cina non ha mai voluto riconoscere, come non ha riconosciuto il tribunale che l’ha emessa.
Il portavoce del ministero del commercio cinese, Shen Danyang ha detto che la Cina, con questa visita, cerca di espandere i legami commerciali con le Filippine. Aree interessanti sono certamente quella dell’esportazione dei frutti tropicali, o anche incoraggiamento degli investimenti cinesi nelle Filippine specialmente nelle infrastrutture, dove le Filippine hanno molto bisogno di tantissimi investimenti.
Secondo un ricercatore cinese della China Accademy of Social Science, Wu Shicun, la Cina vuole che la questione del verdetto arbitrale sia dimenticato al più presto
“Come conseguenza, la visita originale di due giorni è stata elevata a visita di stato di quattro giorni, il più alto livello nella diplomazia per onorare il capo filippino. Duterte infatti incontrerà anche Li Kequiang, premier e il capo del congresso del partito Zhang Dejiang.” oltre al presidente Xi Jinping.
Secondo il ministro degli esteri filippino, ci saranno comunicati congiunti sulle questioni a cuore delle Filippine, come agricoltura, infrastrutture, investimento e commercio e molto probabilmente sulla ricerca della cooperazione per la risoluzione della disputa nel mare cinese meridionale.
L’atteggiamento di Duterte è stato colto anche dall’agenzia cinese Xinhua che ha messo a confronto l’atteggiamento di Duterte positivo verso la Cina contro l’ostilità aperta mostrata ad Obama.
La speranza è di dare inizio ad uno sviluppo congiunto del turismo, del settore minerario e delle risorse agricole, oltre che infrastrutture, porti e ferrovie, nella speranza di prestiti lunghi e non troppo onerosi.
La storia dei prestiti cinesi nell’ASEAN e nel mondo dice che non sono proprio poco costosi. I costi spesso sono impliciti e poco messi in luce. Costi economici, sociali e politici per il paese che li riceve.
Su quello che invece le Filippine devono dare, la questione del mare cinese meridionale, dove le Filippine rivendicano isole al pari della Cina e di altri quattro paesi, la cosa si fa più cupa. Scrive SCMP:
“Wu dice che la Cina si attende e comprende benissimo che Duterte solleverà il caso dell’arbitrato per le pressioni dalla società filippina e dall’opposizione. Altrimenti non potrebbe rispondere ai suoi concittadini, dice Wu.
Song Junying esperto dell’Asia Pacifico sostiene che una breve citazione dell’arbitrato cambierà poco l’atmosfera nei colloqui a Pechino, ma è una piccola conseguenza poiché la visita di Duterte segna una svolta positiva nelle relazioni. Guardiamo a questo fatto con qualche tolleranza, dice Song.
Wu sostiene che andrebbe bene se Duterte dovesse sollevare la questione da un punto di vista simbolico, ma che farebbe bene a non insistere e a non chiedere di negoziare la cooperazione secondo questa condizione. Duterte comprende bene che non porterà a casa nulla se si attiene alla decisione controversa de L’Aia nel suo viaggio …
Un altro esperto cinese, Dai Fan, sostiene che è impossibile che vada Duterte in Cina per darle uno schiaffo in faccia a casa sua.
Mentre si resta in attesa di quello che realmente si dirà in quei colloqui, resta da vedere come Duterte riuscirà a cavarsela a livello nazionale su questa questione delicata dove il presidente filippino rischia davvero di essere messo sotto accusa.
ULTIMA NOTIZIA: Duterte, arrivando a Pechino per la sua visita di stato, sconfessa quanto precedentemente detto: la questione dell’arbitrato sul Mare Cinese meridionale non è dell’agenda di questi quattro giorni. Deve essere un approccio morbido, ha detto Duterte.