I militari sono fedeli al re da tanto legati per sei decenni e otto golpe alla corona. L’alleanza tra monarchia e militari risale agli anni 1957-58, quando due colpi di stato gemelli distrussero la giovane democrazia del paese, ed essi hanno dominato da allora il paese insieme con l monarchia come partner più giovane. Ma la giunta militare di oggi, ad un livello che non si vede da 4 decenni, si trova di fronte a varie sfide al suo governo. Questa potrebbe essere la ragione perché i militari potrebbero insistere che la calma subordinazione della monarchia diventi più esplicita. Una riaffermazione del ruolo dei militari da guardiani del palazzo solidificherebbe permanentemente le loro prerogative e la loro legittimità.
Dopo il golpe del maggio 2014, il palazzo era la sola parte della società su cui i militari non reclamavano un controllo. L’articolo 44 della costituzione del dopo golpe affida ala capo della giunta una carta bianca legale per tutto quello che si rende necessario per assicurare “la riforma in ogni campo e … la pace e l’armonia nazionale” e sopprimere tutto ciò che è dannoso per la sicurezza, la monarchia, l’economia o il governo. Questo articolo, che santifica il diritto della giunta alla dittatura, comunque esclude implicitamente la monarchia dal controllo militare.
I media abbondano di propaganda che esalta il ritorno alla felicità sotto il comando militare. Una nuova costituzione, che sostituirebbe quella del dopo golpe, che sarà promulgata prima del ritorno formale al governo elettorale, ed approvata come prevedibile col referendum del 7 agosto 2016 dopo aver calpestato ogni forma di opposizione. La bozza costituzionale incorpora un intero insieme di nuovi poteri per i militari, il più grande dei quali è l’impossibilitò dei governi civili di andare a spulciare sul suo personale e sui suoi bilanci ed un piano ventennale non analizzabile con un intervento del governo successivo. Si prevede che le prossime elezioni generali saranno alla fine del 2017 o 2018. Ma nonostante tutti i tentativi della giunta di mantenere il potere, si trova di fronte ad una serie di minacce potenziali alla sua longevità.
Infatti è facile immaginare lo scenario che tiene svegli di notte i generali. La turbolenza politica che ha seguito il golpe del 2014 ha contribuito a distanziare gli investitori dalla Thailandia rallentando la crescita. La morte del re, seguita dalla decisione del principe di non prendere immediatamente il trono, potrebbe estendere questa incertezza ad un punto in cui l’economia crolli insieme alla fiducia pubblica nei generali.
Il turismo è un sostegno economico del paese ma se le destinazioni turistiche subiscono altri attentati, come ad agosto con l’insorgenza del meridione il responsabile più probabile, il turismo potrebbe svanire. Se l’economia non va, potrebbe evaporare anche la base urbana di sostegno alla giunta.
Ma l’interregno offre alle forze armate la possibilità alle forze armate di cementare il loro potere attraverso il rafforzamento dei legami simbolici e pratici alla monarchia. Il generale Prem Tinsulanonda, ora reggente, è la persona di facciata della monarchia sin dal 1980, come primo ministro prima e po come consigliere reale più importante. Da reggente Prem fa da facente monarca e nelle sue capacità può influenzare enormemente le forze armate, dal momento che il re al potere deve dare l’investitura a tutti i cambi nei militari.
La giunta ha cercato di seguire l’esempio di Prem di connessioni con palazzo, legandosi simbolicamente al passato della monarchia costruendo, sul suolo dell’esercito, il Parco dei Re Rajabhakti, parco della fedeltà alla monarchia, in cui statue gigantesche dei sette re del passato osservano dall’alto turisti in adorazione. In modo simile i recenti eventi reali, Biciclettata per Mamma e Biciclettata per Papà, oltre ad essere un tributo per il Re e la Regina, erano capeggiati dai capi della giunta.
Le forze armate sono i contribuenti maggiori e regolari ai “progetti reali” in tutto il paese. E l’ascesa di Prem a presiedere il Consiglio della Corona e la sua promozione di vari grandi generali a sedere con lui, ha militarizzato il corpo di consiglio della corona più vicino al re. Con Prem che ha 96 anni, i capi della giunta prefigurano di prendere il suo mantello come consiglieri del palazzo alla sua morte, quando domineranno anche il nuovo consiglio della corona del re.
Tuttavia le relazioni strette tra monarchia e militari si potrebbero rivolgere contro le forze armate se il nuovo re afferma la sua propria autorità. La cosa dipende da quanto unita è la giunta, dalla autorità legale della monarchia e dall’abilità di adoperare con destrezza le eredità storiche e culturali, e da quanto popolare il nuovo re si dimostrerà.
Un monarca forte può controllare i militari, mentre uno debole deve adeguarsi. Quando un monarca potenzialmente forte sia lento del prendere il potere o ad esercitarlo, la sua ambivalenza facilita solo la maggior militarizzazione.
Un terzo scenario potrebbe essere simile alla situazione attuale della Thailandia. Il principe ereditario Vajiralongkorn manca della popolarità diffusa goduta da suo padre Re Bhumibol, è spesso fuori del paese ed è percepito da alcuni come un dissoluto le cui abilità non raggiungeranno mai quelle del padre. Sembra dubitabile che voglia persino resistere ad una dittatura militare continuata.
Persino con un monarca debole, le lotte intestine potrebbero causare anche l’implosione del regime. La giunta sotto il comando del primo ministro Prayuth e il suo vice Prawit sembra dominare le forze armate. Ma i due godono di rapporti difficili con l’anziano reggente Prem e competono tra loro nella promozione dei propri fedeli nella posizione di potere.
Su una scala più vasta Prayuth e Prawit rappresentano una fazione militare conosciuta come”le tigri d’oriente”, una sfida sia al gruppo dominante “progenie divina”, centrata sulle guardie del re, e le forze speciali sostenute dal reggente Prem.
Queste fazioni non sono ideologiche ma rappresentano potenti reti di patronato. Sebbene le tigri d’oriente mantengano ora le posizioni massime, il nuovo comandante Chalermchai Sittisart, viene dalle forze speciali, ed il posto strategico più critico, comandate elle forze attorno a Bangkok, è nelle mani della “progenie divina”.
Di tutte le istituzioni politiche del paese, i militari possiedono le capacità più grandi e l’unità di poter stare meglio nell’arena politica, specialmente in un periodo di transizione per la monarchia. All’inizio del nuovo regno, le forze armate avranno il compito di proteggere il palazzo e agire come suo rappresentante. Ma poiché un nuovo monarca giunge a dipendere più dai militari per avanzare la propria legittimazione, il potere delle forze armate crescerà soltanto.
Assumendo che duri, ci sono varie possibilità per il futuro della giunta.
La prima potrebbe continuare come dittatura diretta. Seconda possibilità, potrebbe essere selezionato un primo ministro militare da un paramento eletto per metà. Infine, i militari potrebbero decidere di lavorare dietro la facciata di un primo ministro debole ma eletto. Tutte queste forme di controllo sono state già provate nella Thailandia del passato. La forma di controllo militare emergente dipenderà dalla forza che Prem e, dopo, quella del sovrano che sale al trono, decideranno di applicare sui militari.
La Thailandia si trova in una galleria oscura dove non si vede ancora l’uscita tra l’incertezza che sboccia e l’oppressione continua della giunta. Dovesse scegliere Prem di fare così, nel suo ruolo di reggente, sarebbe la più forte resistenza potenziale alla tirannia della giunta. Infatti in alcune occasioni nei due anni scorsi, Prem si è scontrato con Prayuth e Prawit e non ha giocato alcun ruolo nel golpe del 2014. Ma Prem è anche un militare.
E’ triste ma sembra che i soli oppositori della giunta con la capacità di forzarli ad uscire dal potere sono altri soldati di cui non ci possiamo fidare per allontanare la Thailandia da un futuro autoritario.
Paul Chambers, ForeignPolice.com