Su Prey Lang, sulla deforestazione in Cambogia, del costo umano, economico si è spesso parlato, insieme alla storia di chi, come Chut Wutty, ha provato a contrastarla rimettendoci la vita.
Prey Lang è una delle ultime foreste del Sud Est Asiatico a rischio di estinzione, dopo un periodo che dal 2001 al 2014 ha visto il tasso più veloce di deforestazione al mondo. Dopo aver denunciato le cifre di questa deforestazione, come espresso da WRI.ORG, presentiamo un articolo di Michele Penna, apparso su AsiaSentinel sullo stato di Prey Lang anche nei suoi aspetti sociali.
Il tasso maggiore di Perdita di copertura arborea
La regione del Grande Mekong, costituita dal Vietnam, Thailandia, Cambogia, Laos, Birmania e lo Yunnan cinese, ospita alcune delle foreste a maggiore biodiversità nel mondo. Queste foreste sono importanti anche economicamente per le popolazioni locali.
Escludendo la Cina, il tasso medio di perdita di copertura arborea nei paesi del Grande Mekong nel periodo che va dal 2001 al 2014, è cresciuto oltre cinque volte il tasso di perdita di copertura arborea del resto dei tropici.
La situazione è particolarmente preoccupante in Cambogia a causa della conversione, per larga parte, delle foreste naturali in piantagioni di caucciù. Dal 2001, la perdita di copertura arborea della Cambogia è cresciuta molto più in fretta che in qualunque altro paese al mondo. Sebbene essa abbia raggiunto il massimo nel 2010, resta comunque molto alta. La Cambogia ha perso nel 2014 quattro volte la copertura arborea del persa nel 2001.
I ricercatori hanno stabilito una correlazione forte tra la perdita di foreste nel Mekong e il prezzo mondiale del caucciù ad indicare che con un aumento del prezzo del caucciù seguiva molto probabilmente un taglio delle foreste.
La crisi del diboscamento illegale in Cambogia
La perdita di copertura arborea in Cambogia è cresciuta molto più velocemente che in qualunque altro paese a mondo dal 2001, tanto velocemente che una delle ultime grandi foreste del Sudestasiatico, quella di Prey Lang, sta scomparendo.
La cosa sembra abbia allarmato il primo ministro Hun Sen che a febbraio minacciò di lanciare i razzi contro i diboscatori abusivi. Il ministro dell’ambiente Say Samal quattro mesi dopo rafforzò l dichiarazioni affermando che “il diboscamento per legname di vasta scala” a cui il paese era solito “era completamente terminato”.
Ma gli alberi tagliati che popolano Prey Lang, la foresta vergine di pianura più estesa del paese, raccontano una storia differente in cui non è stato sparato un solo razzo e la deforestazione continua. Sebbene l’area sia uno dei centri maggiori di biodiversità al mondo, gli ambientalisti denunciano che sia Prey Lang che la giungla cambogiana in generale si avvicinano al punto di non ritorno.
“Negli anni 90, la Cambogia era ancora molto speciale perché si trovava 30 anni indietro rispetto ai vicini in termini di cosiddetto sviluppo. Non era come gli altri paesi che erano stati già distrutti” dice Marcus Hardtke, un esperto delle foreste del Sudestasiatico. “Negli scorsi dieci anni, la Cambogia ha stabilito uno dei tassi di deforestazione maggiori al mondo”
Gran parte del danno è legato alle Concessioni Economiche dei Suoli, pezzi di suolo allocati a investitori khmer e stranieri per aiutare a sviluppare le aree rurali. Dagli anni 2000 le Concessioni Economiche di Suoli sono diventate molto popolari con le imprese, da quadruplicare in grandezza dal 2004 al 2013, secondo la ONG Forest Trend.
Gli osservatori del fenomeno comunque osservano che queste concessioni hanno creato pochissimo sviluppo e molta deforestazione illegale, tanto vasta che mentre si ripulivano vasti pezzi di terra con la scusa di progetti agroindustriali, il palissandro thailandese, legno duro endemico in varie parti della regione, è diventato la perdita più importante.
Benché protetto sotto la convenzione Internazionale del commercio di specie in via di estinzione, CITES, era così apprezzato da compratori cinesi per la bellezza e la sua durabilità che ora il palissandro è tanto raro che i diboscatori abusivi sono passano in Thailandia a rubarlo.
Ma non è solo la Cina ad avere un vorace appetito per mobili in palissandro, o hongmu in cinese, e a causare un grande danno all’ambiente della regione. I mercati vietnamiti, americani ed europei tirano la domanda per il legname, dice Ouch Leng, che ha vinto il premio Goldmann per L’ambiente del 2016.
“Le imprese hanno bisogno di proteggere le foreste e preservare il sistema naturale originario, ma ma solo in teoria. Una volta che hanno la licenza, cacciano la gente e tagliano gli alberi” dice Leng che aggiunge come il diboscamento illegale può aversi solo se le autorità guardano da un’altra parte o se sono coinvolte nello stesso diboscamento.
Prey Lang non fa eccezione. Assediata da concessioni sui lati occidentale e orientale, la foresta si sta riducendo velocemente per fare posto a file lunghissime di alberi di caucciù, mango e pepe.
Della giungla originale resta appena il 40%, dice Leng, e sebbene la sua parte più preziosa sia stata dichiarata area protetta, i diboscatori non hanno fermato le loro seghe elettriche. Al contrario, mentre legname di valore scarseggia sempre più e il palissandro è quasi scomparso dalle concessioni di suolo circostanti, i diboscatori si spingono sempre più nella foresta cercando in primo luogo per alberi di resina, specie che sono fondamentali per sostenere le comunità locali grazie alla resina che producono.
Ad agosto, i percorsi pieni di fango, che attraversano quello che resta della giungla, erano cosparsi di alberi tagliati, lasciati stare all’aperto in attesa della stagione secca, quando potranno entrare i mezzi di trasporto a prenderli.
E’ difficile dire dove è destinato il legname, ma gli abitanti dei villaggi dicono che gli alberi sono comprati da una segheria, localizzata in una concessione speciale ai bordi della foresta. Questo luogo, con una folta guardia armata e cintato da mura, contiene centinaia di cumuli di legname. Ciò che è stato abbandonato viene lasciato a qualche centinaia di metri.
Secondo Hardke, la segheria è di proprietà di Seng Keang, chiamato anche SK o Signor 95, che uno studio del 2007 di Global Witness definiva “il gruppo criminale di diboscamento più potente in Cambogia”
Lo stesso documento legava SK al governo centrale perché la compagnia era guidata da un cugino di Hun Sen, Dy Chouch, dalla ex moglie amica della moglie di Hun Sen, e Khun Thong, cognato del ministro della agricoltura e suocero del direttore generale dell’amministrazione delle foreste Ty Sokhun.
Il diboscamento su vasta scala a Prey Lang non dà grandi benefici alle comunità locali che affermano di guadagnare di più dal coltivare la terra e raccogliere le risorse della giungla che non dal lavorare nelle piantagioni dove il salario è di 2,50 dollari al giorno.
“Le imprese dicono che daranno lavoro ma in realtà li trattano da nemici” dice Leng “Che questo sia sviluppo è pura propaganda”.
Mentre ci sono state tante proteste nel passato, ora gli abitanti sono essi stessi dei diboscatori anche perché vedono pochissime alternative.
“All’inizio non tagliavano gi alberi. Ma quando videro gente delle altre province venire e tagliare, decisero di tagliare loro stessi gli alberi e venderli alla segheria.” dice Van Say, proprietario terriero a Spong che afferma di aver perso centinaia di alberi ai diboscatori.
“Il diboscamento cresce” si lamenta Thy Pitu di Srè. “Tutti pensano che quando verranno le imprese taglieranno gli alberi comunque”.
E’ lo stesso motivo che gira a Prey Lang. Mentre la gente vede gli alberi cadere hanno una scelta: possono permettere agli altri di fare il lavoro o unirsi ed afferrare le briciole di un affare milionario.
“Il grande danno è già fatto. Anche dove hai ancora la foresta, ci sono ancora un migliaio di tagli” dice Hardtke
Michele Penna, AsiaSentinel
CAMBOGIA: Salviamo Prey Lang, l’ultima foresta primaria dell’Indocina
La remota Foresta di Prey Lang da 200 mila ettari è senza dubbio l’Amazzonia della Cambogia, la casa alla popolazione indigena dei Kouy, per i quali Prey Lang significa la nostra foresta.
Lo scorso anno il primo ministro Hu Sen ha approvato una piantagione di gomma di 9000 ettari nonostante che l’area sia una area protetta.
L’affare fa parte di un’iniziativa industriale tra i governi cambogiano e vietnamita che affermano di voler migliorare le condizioni di vita locali. Ma in una indagine recente ha mostrato la realtà di affari sporchi tra le compagnie e gli abitanti dei villaggi e fino a che punto il diboscamento illegale è penetrato nella foresta. Borin Noun si unisce al gruppo di indagine nella foresta intatta più vasta della penisola indocinese.
E’ la seconda volta che Prey Lang Network fa il giro della foresta di Prey Lang. Un gruppo di duecento persone si muove a piedi dalla città di Kam Pong Thmor camminando per quasi cinque ore. Hanno scoperto molte stradine piccole costruite da poco e centinaia di alberi tagliati, fotografandoli come prova. A guidare il gruppo è Cheang Vuthy, responsabile di Prey Lang Network (PLN) e presidente del Natural Resources Conservation Group in Cambogia. “Sin dal 2010 abbiamo sequestrato e distrutto molti macchinari che abbiamo trovato nella nostra foresta e persino attorno all’area. Quando vediamo strumenti per tagliare i legnami dobbiamo distruggerli in quest’area dopo che li fotografiamo come prova.”
Poi il gruppo insieme ad alcuni abitanti del villaggio hanno bruciato 40 metri cubi di legname che hanno scoperto. “Le comunità decidono di bruciare il legname tagliato che scoprono a Prey Lang, come unica azione possibile per reprimere le attività dei diboscatori illegali. Le nostre indagini mostrano che dietro di loro ci sono le autorità”
Sono almeno duecento mila persone, compresa la popolazione indigena dei Kouy, ad avere come loro sostentamento la foresta che rappresenta una fonte vitale di acqua per la regione del paese che coltiva riso. Ma ora si stanno distruggendo le foreste con rapidità.
“La nostra indagine mostra che è rimasta solo il 25% della foresta. Inviamo avvisi dell’influenza della sua distruzione sul futuro. Vogliamo che il governo impedisca una maggiore distruzione da parte delle compagnie della gomma. Abbiamo una sola foresta vergine che ora è in via di distruzione.”
In seguito a queste indagini, il Primo Ministro Cambogiano ha firmato un sotto decreto che protegge 480 mila ettari di foresta come area di conservazione, sulla cui decisione gli attivisti di Prey Lang sono scettici considerato che manca la mappa di tale area.
E i piani relativi alle piantagioni non sono stati fermati ed essi fanno parte della promozione del commercio approvato dai primi ministri cambogiano e vietnamita nel 2011.
I governi sostengono che si vuole migliorare la condizione di vita della gente, ed il Partito del Popolo Cambogiano è un grande sostenitore delle piantagioni. Un rappresentante ufficiale del Partito, Chheam Yeap, dice:
“Vorrei informarvi che non è questa una mancanza di responsabilità del governo. Governo e parlamento devono avere una responsabilità congiunta su questo caso. Sono solo alcuni di Phnom Penh e di qui ad aver rigettato questa politica. Lo stato ha il dovere di proteggere i contadini e migliorare la qualità della vita della popolazione indigena qui.”
Ma nel denso della giungla due compagnie che hanno concessioni nella foresta probabilmente stanno tagliando legname illegalmente. Danno anche denaro agli abitanti dei villaggi in nome di quello che chiamano “Sviluppo locale”.
Uth Som On è il vice governatore del distretto San Dan. “Le autorità non sostengono i boscaioli abusivi che tagliano i nostri alberi a Prey Lang. E proibiamo a chiunque di farsi corrompere da questi affaristi illegali. Ma abbiamo poche forze e non possiamo proteggere tutta la foresta.
Chim Kha è uno dei boscaioli illegali presi dagli abitanti del posto. “Siamo solo dei lavoratori e ci pagano per tagliare alberi. Guadagniamo 15 dollari per tagliare alberi grandi. Eravamo nella foresta da 15 giorni. Era la mia prima volta.” L’uomo ha rifiutato di dire chi fosse il suo datore di lavoro, ma dice che si tratta di una persona influente del governo.
Il gruppo di Prey Lang Networks sta raccogliendo le prove della corruzione dall’interno della foresta. “Pagano le autorità locali ogni mese. Possono trasferire i tronchi fuori della foresta con circa 30 piccoli veicoli al mese. E vedete queste strade costruite di recente”
Gli attivisti nei prossimi due mesi presenteranno una denuncia legale insieme alle prove del diboscamento illegale che hanno identificato nella foresta.
La foresta, dice Ros Lach, un uomo di sessantanni e capo della popolazione indigena Kuy, è parte della storia della gente.
“Viviamo qui da tanti tanti anni. Non distruggiamo mai la foresta. I nostri genitori e nostri antenati l’hanno sempre mantenuta intatta come un simbolo del nostro spirito.
Ricaviamo così tanto da essa ma siamo ora preoccupati del suo futuro. Gli animali selvatici scappano via e alcuni sono uccisi. Vogliamo chiedere al governo, alle associazioni locali ed internazionali di salvare quello che resta della nostra foresta”.Asiacalling