Nonostante i gravi problemi che scuotono il paese, come la caduta dei prezzi del riso, è chiaro che il regime militare sotto il generale Prayuth Chanochoa resta forte senza una reale opposizione politica dopo tre anni al potere.
La forza del regime è in parte dovuta al fatto che la nostra società manca di un sistema genuino di controlli.
L’assemblea legislativa nazionale, e istituzioni analoghe, istituita dai golpisti, non sono nella condizione di perseguire i capi o anche altri membri militari del governo.
I gruppi di cittadini e di individui che hanno fatto campagna per istanze fondamentali in nome della democrazia si trovano di fronte a minacce ed intimidazioni secondo l’articolo 44 della costituzione provvisoria.
Ma confonde l’indifferenza di parte della classe media, specie chi si unì alla campagna per bloccare Bangkok, guidata dall’allora PDRC durante la lunghissima protesta contro il governo del Pheu Thai nel 2013 e 2014.
Preoccupa che la gente, senza alcun dubbio ultraconservatori, abbia svenduto i loro principi democratici divenendo sottomessi, permettendo al regime di farla franca con qualunque cosa faccia.
Nessuno del regime è stato ritenuto responsabile nonostante i ripetuti scandali, come quello del dramma del Rajabhakti Park, e gli affari familiari di alto profilo del fratello del primo ministro, generale Preecha Chanochoa, il cui figlio ha vinto commesse per i progetti delle forze armate.
Essi mancano di indagare con costanza come alcuni ufficiali militari abbiano ricevuto una paga supplementare per designazioni speciali, come quelli coinvolti nel monitoraggio della pace e ordine, e quelli del governo che guidano imprese statali.
A nessuno sembra interessare che, anche se l’economia continui nella sua fase scura, il regime abbia accresciuto drasticamente il proprio finanziamento da 80 miliardi di Baht a 200 miliardi per questo anno fiscale.
Allo stesso tempo, all’amministrazione Prayuth sembra mancare la capacità di affrontare le questioni difficili del crollo del rezzo del riso che colpiscono gli agricoltori del paese.
Non si sono viste misure pratiche o tempestive per aiutare i contadini in difficoltà.
Piuttosto che fare passi significativi per risolvere la crisi del riso, continuano ad accusare i governi precedenti e a porre tutti i problemi sotto il tappeto, mentre fanno dichiarazioni sarcastiche che sono inutili, come quella secondo cui i contadini dovrebbero cambiare mestiere e vendere i fertilizzanti.
Il commento fatto dal generale Kaewkamnerd, che guida anche il Ministero delle Pubbliche Relazioni, sul suicidio di un contadino era crudele e mancava di sensibilità.
Ha mostrato di non comprendere le vicissitudini della gente, cosa infelice.
I militari furono paranoidi quando l’ex primo ministro Yingluck Shinawatra iniziò una campagna diretta di vendita del riso, comprandolo dagli agricoltori e rivendendolo agli abitanti della città.
Provare a costringere Yingluck a pagare una multa salatissima per la presunta negligenza durante il progetto di sostegno del prezzo del riso fa ridere dal momento che i militari hanno uscito dal cilindro un programma di sostegno del riso tutto loro.
Ma a rattristare ancora di più, è vedere porzioni di classe media cercare di monopolizzare la fedeltà alla monarchia e affannarsi ad accusare persone per reato di lesa maestà.
C’è stato una crescita di casi di lesa maestà, con 22 denunce e processi, dalla morte di sua maestà Re Bhumibol.
Questo zelo esagerato e cattivo uso della legge di lesa maestà non farà alcun bene all’istituzione e aggiungerà soltanto paure a quella viziosa caccia alle streghe che è in corso.
Riguardo ai media, è ridicolo il regime che ama solo i docili. Questa è forse la ragione per l’ultimo tentativo di rafforzare le regole per i media dal palazzo del governo. L’ex reporter del Bangkok Post Yuwadee Tanyasiri è stata impedita di entrare nel palazzo del governo dove ha lavorato per trenta anni. In molti lo vedono come un tentativo di mettere la museruola ai media, perché la Yuwadee è conosciuta per il suo approccio diretto
Nel tentativo di sopravvivere molti hanno accettato gli ordini del regime ed hanno annacquato la loro voglia di porre domande.
Ma naturalmente ci sono reporters che non si fanno addomesticare e ancora vogliono indagare chi comanda nei militari. Sono quelli da ammirare con forza.
Achara Ashagachat, BangkokPost