Agli occhi dello stato, Jatupat Boonpattararaksa, conosciuto come Pai Dao Din, è un tipo di Enfant Terrible, un tipo che spesso fa domande difficili che le autorità trovano molto imbarazzanti.
La militanza di questo enfant terrible lo mette costantemente nei guai.
Pai Dao Din non ha una carriera accademica degna di nota. Ma la sua infanzia è stata molto viva e significativa. E’ quello che ha fatto di lui la persona che è oggi.
Spiega il suo coraggio risoluto nel fare domande che sono politicamente scorrette.
Il padre di Pai, Viboon, è cresciuto in una famiglia di classe media. Era un avvocato migrato da Bangkok nel nordest thailandese, dove ha aiutato i poveri abitanti dei villaggi a battersi per vari casi di ingiustizia sociale.
Vari anni fece parte del gruppo di lavoro, guidato dall’avvocato dei diritti umani Thongbai Thoingpao, che aiutò le famiglie di sei persone che erano state uccise da persone influenti di Chayapun. In un caso riuscirono a portare davanti ai giudici un capo locale che aveva assoldato un sicario per intimidire gli abitanti del villaggio che avevano iniziato una campagna contro l’inquinamento.
Il nostro enfant terrible Pai da piccolo accompagnava suo padre nei suoi spostamenti di lavoro e vide la sofferenza della povera gente. Si sentiva frustrato dal lavoro volontario di suo padre che non riusciva ad assicurare un’entrata stabile perla famiglia.
Eppure ha seguito la carriera del padre iscrivendosi alla facoltà di Legge dell’Università di Kohn Kaen prima di lasciarsi coinvolgersi nelle attività sociali con il gruppo Dao Din, stella della terra.
Ha dato più tempo di altri come militante studentesco. Insieme agli altri membri del gruppo, Pai ha viaggiato molto nel nordest per sostenere gli abitanti dei villaggi che lottavano per proteggere i propri diritti della comunità e il loro ambiente dai grandi progetti e da chi si voleva appropriare delle loro terre.
Ha partecipato alle proteste contro le attività minerarie a Loei ed è circolata molto una sua foto che supplicava le autorità a non interrompere una protesta. Il gruppo di Dao Din ha ricevuto l’encomio della Commissione Nazionale dei Diritti Umani che è stato ricevuto fallo stesso Pai.
Mentre la giunta del NCPO riusciva a mettere il bavaglio altri militanti attivisti con tante misure severe contro la libertà di espressione, Pai e i suoi amici del gruppo Dao Din si sono alzati pacificamente, ad una funzione pubblica a cui partecipava lo stesso primo ministro Prayuth Chanochoa, ed hanno fatto il segno di protesta delle tre dita contro il golpe.
Quello fu l’inizio dei guai che lui ed i suoi amici avrebbero vissuto nei due anni seguenti.
Ma Pai non ha mai smesso di fare domande alla giunta militare. Si è unito ad altri studenti a formare Il Movimento della Nuova Democrazia, NDM, per continuare a domandare democrazia ed elezioni.
Nelle settimane precedenti al referendum sulla costituzione che si è tenuto ad agosto 2016, il Movimento della Nuova Democrazia ha fatto campagna per poter tenere liberi dibattiti sui vantaggi e svantaggi della costituzione proposta che poi fu adottata in un clima generale di paura.
Pai, per il suo coraggio politico nella lotta per la libertà di espressione, è stato incriminato ed arrestato varie volte uscendo dal carcere sempre su cauzione.
E’ finito nei guai un’altra volta, lo scorso anno, per aver condiviso sul suo profilo Facebook un articolo della BBC Thai che parlava della monarchia. Questa volta il Tribunale Provinciale di Khon Kaesn ha revocato la libertà provvisoria lasciando così Pai da quasi un mese in carcere.
Da giornalista, ho intervistato svariate volte lo studente e la sua famiglia e non posso fare a meno di ammirarlo per il suo coraggio e lo spirito battagliero.
Mentre celebriamo la Giornata del Fanciullo, non riesco a pensare di un altro giovane la cui vita è stata così affascinante e motivante. E’ un esempio per i militanti del sociale.
Quello che ha fatto è di far arrabbiare il potere attuale, particolarmente il primo ministro che invita i bambini thailandesi ad essere bravi, accondiscendenti, docili e ligi ai “dodici valori fondamentali”.
Ma non riesco proprio a capacitarmi su come possano crescere i nostri bambini ed acquisire una mente critica, se dovessero seguire in modo obbediente i capi senza porre loro mai una domanda.
Da madre di due giovani, ammetto che ordine e disciplina siano talvolta preferibili alle azioni ribelli. Ome ogni madre, voglio che i miei figli siano obbedienti. Allo stesso tempo, però, credo sia importante permettere che i nostri figli acquisiscano pensiero critico e il coraggio di fare domande e di sfidare le autorità. Senza queste qualità i nostri figli non possono crescere come cittadini attivi, fattore fondamentale per la nostra società.
Achara Ashayaghachat, BangkokPost