Una storia di traffico umano in Thailandia dal vicino Laos, di un povero coltivatore di riso che si mette alla ricerca della figlia, Kai, terminata in una rete del traffico umano che recluta le proprie vittime dai paesi vicini più poveri come Laos, Birmania e Cambogia.
Boune era un uomo disperato. Per sei mesi questo povero coltivatore di riso laotiano ha vissuto il peggior incubo che un genitore possa vivere. La figlia tredicenne Kai era scomparsa.
Alla fine di giugno, Kai scompariva dal negozio vietnamita nel loro villaggio, dove lavorava per sostenere la famiglia.
Quando Kai non tornò a casa, Boune si mise alla sua ricerca nel villaggio di Phondaeng, controllò i negozi e gli altri luoghi dove si sarebbe potuta intrattenere Kai, ma invano.
Non era nei negozi, non era con un amico. Era proprio sparita.
Non aveva proprio idea dove cercare, e insieme alla moglie rimasero in casa ad aspettare. Aspettarono e sperarono contro ogni speranza.
Benché Kai avesse solo 13 anni, era più saggia della sua età. Il padre era solo un povero coltivatore di riso, ma Kai pensava sempre sul proprio futuro.
“Sapeva che lavorare la terra è duro, e che ci danniamo per crescere il riso a sufficienza per nutrire la famiglia e venderlo per avere qualche soldo.” diceva Boune. “Aveva finito da poco la scuola primaria ma pensava al proprio futuro. Durante le vacanze della scuola, lavorava sempre per aiutare la famiglia e comprare quello che le serviva per la scuola e per vestirsi, benché fosse molto giovane.”
Poi il 18 dicembre del 2016, Boine ricevette una telefonata dalla figlia. Gli diceva di non preoccuparsi perché, così gli disse, lavorava in Thailandia come cameriera per una donna di nome Jei Took che la trattava bene e le dava una paga di 200 dollari mensili. Disse ai genitori di non preoccuparsi perché Jei Took la trattava bene. Se riusciva a mettere da parte del denaro sarebbe tornata ad aiutare la famiglia.
Boune e la moglie provavano a far finta di nulla, ma sapevano che qualcosa non andava.
Il 24 dicembre ricevettero un’altra telefonata, questa volta da Jei Took, che non parve loro amichevole.
Jiei Took accusava Kai di essere ladra, di averle rubato una collana da 600 dollari. Se la famiglia non le avesse ridato quella somma, la vita di Kai sarebbe stata a rischio.
Quello che era l’incubo peggiore di un genitore si era trasformato in una storia dell’orrore. Distrutto dalla disperazione che tose loro sonno e fame, Bounbe decise di dare in pegno il terreno per 370 dollari soltanto. Se non li avesse ridati indietro avrebbe perso il terreno.
Boune prese i soldi e si diresse in Thailandia. Quando riuscì ad attraversare il Mekong, era già in ritardo di un giorno ed aveva già speso del denaro.
Avrebbe dovuto pagare la somma il 3 gennaio ed era già il 4, quando attraversò con la mente distrutta il fiume Mekong.
A Bangkok Boune chiese aiuto all’ambasciata laotiana. I diplomatici contattarono la polizia, e fu allora che Boune ebbe un momento di calma.
La polizia del DSI escogitarono un piano per salvare la ragazza. Un poliziotto si fingeva tassista e avrebbe portato Boune mentre altri tre poliziotti avrebbero preso Jei Took.
Quando arrivò il tassì, incontrarono un uomo muscoloso al posto di una donna. L’uomo cercò di allontanare Boune, ma fu fermato dal poliziotto fintosi tassista.
Dopo un breve interrogatorio l’uomo portò la polizia nella casa di proprietà della Jei Took. La casa sembrava un pensionato per anziani. C’erano cinque letti da ospedale e una donna anziana, un lavoratore thai ed un birmano insieme a Jei Took. Ma non c’era Kai.
Scoprirono una prova importante, una lunga lista di lavoratori che sembravano essere stati venduti od inviati ad altri impiegati. In essa i nomi di molte giovani ragazze laotiane.
La polizia riteneva che la casa fosse una sosta temporanea per i lavoratori prima di essere inviati o venduti ai loro datori di lavoro. Jei Took sembrava un mediatore che vendeva lavoratori a datori di lavoro nel paese.
La polizia credeva che Jei Took provava ad estorcere del denaro a Boune senza però alcuna intenzione di restituirla. Jei Took, la sorella Biew e l’uomo muscoloso furono arrestati.
Jei Took decise di portare la polizia in un nuovo posto, una grande casa di vicini ricchi a Samut Sakhon, vicino Bangkok.
In questa seconda casa, Boune spiò attraverso un’apertura nel muro di fronte alla casa e vide la figlia. Anche lei vide lui. E corsero ad abbracciarsi.
Piangendo e felici di essersi ritrovati, si sedettero nella macchina della polizia dove Kai raccontò la sua storia al padre e a chi l’aveva salvata.
Kai disse che stava lavorando nel negozio vietnamita nel villaggio quando un thailandese, Kekkoi, le disse che avrebbe potuto avere un lavoro ben pagato in Thailandia.
Lei accettò e radunò le sue cose per andare con lui su una barca e attraversare il Mekong. Una volta in Thailandia, si ritrovò in un’atra auto insieme ad altre quattro ragazze laotiane di Luang Prabang.
L’auto fece delle fermate per lasciare le ragazze e Kai fu lasciata ad un ristorante a Bangkok.
Lavorò per due mesi al Bang Na per 155 dollari che non erano sufficienti a coprire i costi del viaggio.
Kai decise di lasciare il ristorante perché il padrone era molto meschino. Lavorò in un negozio che facevano spaghettini a Samut Phrakan per quattro mesi senza essere pagata. Se ne andò e gffinì per lavorare come cameriera da Jei Took che l’accusò di aver rubato la collana.
“Mi chiese di ridarle la collana, ma come facevo se non l’avevo mai avuta. Lei mi disse di non risponderle, ma io dovevo perché non l’avevo presa”.
Jei Took la minacciò più direttamente.
“Disse che se non avevo il denaro per pagarla mi avrebbe mandato in galera per il resto della vita” diceva Kai “Mi disse: dillo a tuo padre e digli di non fare il duro o finirai in carcere per il resto della tua vita.”
Dopo l’interrogatorio della polizia, Kai fu inviata a Ban Krettakarn, il centro governativo per le giovani vittime del traffico umano.
Secondo Boune e la Rete di Promozione dei Diritti, LPN, Kai si trova bene al centro. LPN è una ONG thailandese che ha lo scopo di affrontare la discriminazione contro i lavoratori della migrazione in Thailandia e combattere il traffico umanoi.
Kai deve restare per un anno mentre continuano le indagini del caso. Lì ha l’opportunità di imparare lezioni di vita e tante abilità di sua scelta. Può anche seguire corsi scolastici ed imparare le lingue.
I tre individui arrestati tra i quali Jei Took sono in carcere e sono accusati di crimini gravi: partecipazione al traffico di schiavi, violazioni della legge del lavoro minorile, ricerca illegale di lavoratori ed altro.
Boune sta col LPN e potrebbe essere chiamato a testimoniare. Si attende qualche aiuto dal governo thai per aver partecipato alle indagini sul traffico di schiavi.
Boune ha detto di essere felice che la figlia è al sicuro presso il centro e pensa di farle visita. Spera che Kai finisca la scuola superiore e possa trovare un lavoro.
Manichanh Phimphachanh RFA.org