Come è il regno del nuovo re della Thailandia Maha Vajiralongkorn, dopo la morte di suo padre, il compianto Re Bhumibol Adulyadej se non un Regno della paura.
Il successo enorme del regno di Bhumibol è chiaramente una trappola per Vajiralongkorn che non riesce a seguire le orme del suo padre riverito. Vajiralongkorn è l’immagine speculare di Bhumibol. In base a ciò alcuni analisti si sono attesi che Vajiralongkorn come un re debole, proprio a causa della sua mancanza di autorità morale, divinità e popolarità goduta al padre.
L’autorità morale di Bhumibol fu resa uno dei sacri strumenti a sostenere il suo regno per sette decadi. Legittimò la sua posizione politica da porlo al di sopra di quello che si percepivano come elementi cattivi, i politici corrotti e la politica sporca. Chi apparteneva alla rete della monarchia aveva lavorato senza risparmiarsi per assicurare il rafforzamento della sua autorità morale, mediante programmi di glorificazione forti nei media e nell’istruzione nazionale, sul re devoto che si batte per una vita migliore per la sia gente.
Fu la sua autorità morale che in parte fu usata per giustificare l’uso della legge di lesa maestà.
Ora che Bhumibol è uscito di scena, emerge una questione fondamentale: come è riuscito Vajiralongkorn a creare nuove alleanze ed eliminare nemici e critici per consolidare il proprio regno?
Senza un suo proprio carisma, o baramee, Vajiralongkorn ha esercitato la paura per dare comandi a chi lo serve invece di fidarsi o convincerli a lavorare per sé per amore e rispetto, come sostenuto da Claudio Sopranzetti in un suo recente articolo.
Vajiralongkorn ha usato la paura per costruire ordine, forse in modo simile al modo con cui gestiscono il loro impero la mafia o chaophos.
Vajiralongkorn regna come un re la cui autorità si erge sulla paura, e che si cura poco della gente che lo circonda. La paura è uno strumento per minacciare i suoi subordinati e portarli al limite per tenerli docili e accondiscendenti. Ha tenuto in linea i suoi subordinati con regole non necessarie eppur rigide, che vanno dal tenere un taglio di capelli corti ad un duro regime di addestramento fisico. Ma tali regole forse riflettono il proprio stato di paura di Vajiralongkorn. In definitiva non sa chi lo tradirà. La sua immagine intimidente è la sua sola fonte di poter personale, capendo anche però quanto fragile possa essere.
Anche prima della morte di Bhumibol, Vajiralongkorn si è affidato alla paura per il proprio adattamento di potere. Ha permesso alla fazione che controlla di eliminare altre minacce percepite come sleali verso di lui. I casi di Suriyan Sucharitpolwong o Moh Yong, del maggiore di polizia Prakrom Warunprapha e del generale Phisitsak Seniwongse na Ayutthaya, tutti fatti per Vajiralongkorn, più visibilmente nel progetto Bike for Mum, riaffermarono che la morte sarebbe potuta diventare una ricompensa per chi tradiva la sua fiducia. Ad ognuno di loro fu dato un nomignolo. Phisitsak era per esempio chiamato da Vajiralongkorn Signor Heng Rayah, sebbene non si capisca ancora perché fosse chiamato così.
Fu costruita una prigione nel palazzo di Vajiralongkorn, al Dhaveevatthana. Il ministero della giustizia, durante l’amministrazione Yingluck, annunciò il 27 marzo 2013 che 60 metri quadri di terra nella Dhaveevatthana erano destinati per la costruzione di quello che è chiamato ora Bhudha Monthon Temporary Prison.
Questa prigione temporanea è stata legalizzata, permettendo potenzialmente al re di detenere chiunque in modo legale sotto il proprio tetto. Al fianco della prigione c’è il crematorio. Il generale Phisitsak morì dentro la prigione e fu anche cremato lì.
L’ex consorte di Vajiralongkorn, Sriramsi, è stata messa agli arresti domiciliari nella casa di Rachaburi, col capo rasato e vestita da monaca. I membri della sua famiglia e i parenti furono arrestati con accuse dubbie. Pongpat Chayaphan, che guidò l’Ufficio Centrale di Indagini della polizia, fu condannato nel 2015 per aver tratto profitti dal gioco d’azzardo, dalla violazione della legge delle foreste e per riciclaggio. Srirasmi è sua nipote. All’inizio del 2014 il generale di polizia Akrawut Limrat, stretto aiutante di Pongpat, fu ritrovato morto dopo una misteriosa caduta da un palazzo.
I figli estraniati di Vajiralongkorn, Juthavachara, Vacharaesorn, Chakriwat e Vatcharawee, che vivono in esilio negli USA con la madre Sujarinee Vivachawonsge, non possono tornare a casa.
Queste misure punitive estreme hanno generato il fatto che quella paura ancora una volta funziona, come un mezzo di controllo per i suoi sudditi persino di sangue reale.
Vajiralongkorn ha anche riorganizzato il consiglio della corona, nominando facce nuove dalla Guardia della Regina per rafforzare la sua alleanza con la giunta. Ha permesso anche al generale Prem Tinsulanonda di rimanere nella sua posizione di presidente del consiglio della corona, in modo discutibile, come uno strumento di paura e tenere i suoi nemici vicino a lui, per poter monitorare Prem e farlo lavorare sotto il suo diretto comando.
E di recente ha punito uno dei suoi stretti fiduciari il generale di polizia Humpol Manmai definendolo come un ufficiale estremamente malvagio per giustificare l’umiliazione causata da lui. Jumpol fu arrestato e imprigionato. Gli fu rasato il capo come Moh Yong e Prakrom, ed è stato mandato in addestramento militare dentro il palazzo Dhaweevattana. Come Pongpat, l’accusa è di essersi appropriato di pezzi di foresta.
Nel frattempo alcuni sono stati promossi, altri degradati. Promozioni veloci nei militari e polizia erano goduti dai nuovi favoriti del re. Chi lo irritava veniva sbattuto fuori, ma prima ancora umiliai sulle pagine dei giornali. Vajiralongkorn ha ripulito l’intero clan Vajarodaya, una delle più importanti famiglie dei rappresentanti di palazzo sotto Bhumibol.
A Disathorn Vajarodaya fu tolto il suo potere nel palazzo, costretto ad un addestramento militare all’età di 53 anni e ora lavora come cameriere che serve da bere agli ospiti del nuovo re.
Nel frattempo Sutiuda Vajiralongkorn na Ayutthaya, ex hostess della Thai Airways, è stata promossa a generale. E’ attualmente la prima concubina di Vajiralongkorn. Ma la vita di Suthida non è priva di competizione. Il Colonnello Sineenat Wongvajirapakdi, conosciuta come Koi, una infermiera, sta diventando la sua favorita. Un video di Vajiralongkorn e Koi, entrambi in abiti succinti che coprono a malapena i falsi tatuaggi, che li ritrae in un centro commerciale a Monaco di Baviera, è diventato virale su internet.
Nel dominio della politica, Vajiralongkorn si è direttamente coinvolto nella stesura della nuova costituzione richiedendo un emendamento che accresce i poteri reali. I cambi includono di non aver bisogno di nominare un reggente quando viaggia all’estero. Ancora più importante, è stata rimossa una clausola che dava potere alla corte costituzionale e alle altre istituzioni nel caso di una crisi non prevista. Nel rimuovere questa clausola, però, si è rinforzato il ruolo politico del re.
A causa della sua interferenza politica diretta negli affari politici thailandesi, è ingenuo assumere che Vajiralongkrn sia semplicemente un re matto, che non sappia gestire il suo regno. Il suo intervento ha svelato il suo desiderio di rafforzare il potere in questo momento politico critico, creando legami con i suoi alleati mentre depone i suoi nemici e critici con mezzi brutali.
La paura, non per la libertà o per la sua sicurezza di ognuno, è l’arma chiave che Vajiralongkorn usa per mantenere in linea l’elite che lo circonda, unitamente all’uso di tanti anni della legge di lesa maestà per vietare lo scontento pubblico verso di lui.
Per esempio, il governo militare scelse di punire Jatupat Pai Boonpattararaksa per aver condiviso una biografia di Vajiralongkorn che sottolineava l’uso della paura per mettere in guardia tutti dallo stare lontano dalla sua vita privata. Jatupat è la sola persona arrestata per aver condiviso quell’articolo.
Alla vigilia delle feste dell’ultimo capodanno thailandese, Songkran, il ministero dell’economia digitale e della società ha fatto un annuncio per proibire alla gente di seguire, farsi amico e condividere contenuti di tre critici della monarchia: io stesso, lo storico in esilio Somsak Jeamteerasakul e l’ex reporter Anrew MacGregor Marshall. La paura è stata utilizzata a livello nazionale, nella Rete, per fare paura agli utenti ordinari dei media sociali. Se non si obbedisce alle prerogative reali, si potrebbe andare a finire in carcere come Jatupat.
Ma la paura può svanire. La paura, se usata sempre e frequentemente sfruttata, alla fine perderà il suo effetto. Non si sa fino a quando Vajiralongkorn continuerà a contare sulla paura per costruirsi il proprio potere.
Quello di cui si è certi oggi è che la Thailandia non è più il paese del sorriso, quanto un paese sprofondato nell’ansia.
Pavin Chachavalpongpun, professore associato presso Kyoto University’s Center for Southeast Asian Studies, New Mandala