Aree immense di foreste in aree protette della provincia di Ratanakiri, Cambogia orientale, al confine col Vietnam, sono state denudate da imprese vietnamite che hanno creato pile di legname tagliato di fresco e strade solcate per il diboscamento.
La Cambogia nel gennaio 2016 annunciò un divieto di esportazione verso il Vietnam di legname pregiato, divieto completamente annullato nei fatti.
Solo a gennaio persino il ministro dell’ambiente cambogiano Say Sam aveva detto a Phnom Penh che il diboscamento illegale in basta scala non era affatto finito, perché imprese vietnamite tagliavano a man bassa le foreste primarie della provincia di Rattanakiri con incursioni sistematiche attraverso la frontiera.
Il Phnom Penh Post è riuscito a documentare con indagini ed informazioni ricavate da più fonti, dagli abitanti dei villaggi, dai dati della frontiera che questo diboscamento ha dimensioni enormi. Ma lo stesso ministro in un’intervista recente sembra smentire quanto prima affermato affermando che si tratta di abitanti del posto che tagliano legname.
Ci sono almeno tre campi di raccolta sul fiume O’Tang e centinaia di carichi di legname pregiato trasportato, fatto giungere attraverso passaggi di di frontiera non ufficiali in Vietnam, a testimoniare che si tratta di qualcosa in vasta scala.
A fine marzo furono arrestate 9 persone di cui due cambogiani per diboscamento illegale.
Ma dai villaggi etnici si hanno notizie di presenza molto più grossa di persone impegnato nel diboscamento e gli stessi abitanti sembra che hanno permesso il taglio delle loro foreste comunitarie durante la stagione secca.
Dal Vietnam comunque si viene a sapere che 16 imprese della provincia di Giai Lai avevano ricevuto il permesso fin al 30 maggio di importare almeno 300 mila metri cubi di legname dalla Cambogia, rendendo la provincia la prima importatrice di legname di tutte le specie, persino legname pregiato e raro. Queste concessioni hanno creato nei distretti di frontiera di Chu Prong e Duc Co ad una situazione confusa di mezzi di trasporto.
La conferma giunge dali stessi dati della frontiera vietnamita che registrano da novembre una forte crescita di diboscamento intensivo
I rapporti del 1996 della Banca Mondiale, ONU e FAO raccomandavano di limitare il taglio delle foreste ad un massimo di 350 mila metri cubi annui a livello nazionale. Da allora la Cambogia ha perso 1,75 milioni di ettari di copertura arborea secondo dati satellitari nel periodo dal 2001 al 2015.
Da gennaio a febbraio di quest’anno Forest Trend denuncia che oltre 73 mila metri cubi di legname hanno preso la via del Vietnam, un aumento del 200% sul 2016 del valore di oltre 13 milioni di dollari.
Secondo i fati del 2016 pubblicati dal Phnom Penh Post, il Vietnam ha ricevuto oltre 78,847 metri cubi di legname non trattato cambogiano a novembre e dicembre, oltre la metà di tutto il legname del 2016. Le esportazioni verso il Vietnam di legname trattato sono rimaste le stesse nei primi due mesi dell’anno a 56 mila metro cubi per un valore di 40 milioni di dollari.
“Le stanno denudando in modo sistematico le aree protette a Ratanakiri” dice un attivista di lungo corso, Marcus Hardtke, seconbdo cui ad essere sistematicamente tagliati sono i santuari di O’Yadav National Park, Lumphat Wildlife Sanctuary, Virachey National Park e Sre Pok Wildlife Sanctuary.
Secondo le foto fatte dal Phnom Penh Post ad essere tagliate ci sono molte specie di legname pregiato come il palissandro ed il Balau.
In uno dei centri di diboscamento, ad Olab, un contadino di etnia Tumpuon, Romeas, dice che l’operazione è in grande scala. “Hanno cominciato quattro mesi fa e si sono fermati al capodanno Khmer. C’erano centinaia di vietnamiti e qualche lavoratore cambogiano a tagliare. C’erano 15 bulldozzer e hanno tracciato tante strade. In una notte sono passati da 10 a 20 carichi di legname davanti a casa mia”
L’anziano del villaggio di Olab diche che il fermo prima dell’Anno Nuovo Khmer si è avuto per l’arrivo della polizia militare cambogiana che ha portato agli arresti di 9 persone di cui due cambogiani.
I due cambogiani avrebbero ricevuto un centinaio di dollari per portare i vietnamiti nella foresta di O’Kreng per tagliare legname.
Quando il giornale contatta la polizia cittadina o quella militare, tutti minimizzano l’estensione del diboscamento nella provincia, anche se uno di loro dice che avevano già tagliano 900 alberi in una settimana. “Lavoriamo duro per reprimere i crimini. Non ci siamo fermati neanche per il capodanno” ha detto il comandante della polizia militare provinciale.
Gli arresti a Ratanakiri giugevano dopo quanto trapelato dalle autorità cambogiane che idnagavano su presunte collusioni tra vietnamiti e un gruppo di poliziotti, militari della provincia di Mondulkiri che si sarebbero divisi 170 mila dollari per facilitare l’esportazione di legname.
Ouch Leng, un altro militante di lungo corso premiato col Premio Goldman per Ambiente, dice che quanto accaduto è un caso limitato rispetto a Ratanakiri. “C’erano almeno 200 camion al giorno. Un camion vale 10 mila dollari. 2 Milioni di dollari al giorno. Molto facile fare soldi” dice Leng che insieme al suo gruppo hanno seguito il traffico.
“E’ un diboscamento illegale organizzato ed una collusione sistematica di commercio di legname sulla frontiera verso il Vietnam prima delle elezioni generali. Assenza totale di legge, nessuno lo controlla” dice Leng che echeggia le assunzioni che un diboscamento su questa scala non può avvenire senza l’acquiescenza del governo. “L’impegno del governo a proteggere le foreste non era vero; la loro repressione era solo propaganda”.
Lo scorso anno la giurisdizione sulle aree protette è passata dall’Amministrazione delle Foreste al Ministero dell’Ambiente.
Il ministro non considera il diboscamento delle aree protette della provincia di Ratanakiri un fenomeno in larga scala. Si tratta di operazioni piccole e sparse attribuibili alle tribù etniche che tagliavano per fare un po’ di soldi. “Non credo si tratti di grande scala, se guardate ai dati della NASA vedrete che il tasso di perdita delle foreste è sceso di molto, a dire che le attività illegali sono diminuite. Non nego che non esistano in assoluto, C’è ancora qualcosa”
In base alle interviste fatte al villaggio di Samut Krom, nel santuario di Lumphat, la gente ha tagliato alberi per fare soldi, benché non lo abbiano fatto direttamente loro. Dicono che hanno ricevuto 25 dollari a famiglia dal capo villaggio per permettere ai diboscatori vietnamiti di tagliare legname dalle loro foreste comunitarie dentro l’area protetta.
“Non vendo la foresta, solo il legname” dice Wang Noeut. “Se non prendiamo i soldi li tagliano lo stesso. Tagliano e pagano dopo. Se non li prendiamo non otteniamo nulla”
Al capo villaggio di Samut Leu è stata fatta una proposta di 25 mila dollari da tre vietnamiti, ma l’uomo ha negato di averli presi. Analoga proposta a Samut Krom.
Secondo un altro capo villaggio si parla di 3.75 dollari a metro cubo ed un albero sono in media 2 metri cubi.
Secondo Ouch Leng, questa corruzione diretta verso i villaggi è essenziale per la salvaguardia di chi va nelle foreste, ad indicare che le autorità che volevano fermare questa pratica in realtà colludevano con i diboscatori. “Un’operazione di quella scala non la conduci senza la conoscenza o la collusione delle autorità provinciali se non nazionali” dice Hardtke. “Da quello che si sa a questa operazione partecipano varia gente dei militari, polizia di frontiera e ranger dell’ambiente”.
L’estensione reale di questo sistematico diboscamento delle aree protette cambogiane lo dà qualche giorno dopo un rapporto di EIA, Environmental International Agency, che pubblica un suo rapporto ben preciso e documentato.
Si parla di milioni di dollari di corruttele varie da parte dei commercianti di legname vietnamiti ai danni dei santuari e aree protette della provincia di Ratanakiri.
Si parla di 100 camion al giorno da dicembre a gennaio che passano la frontiera con il Vietnam in punti non ufficiali. Il legname viene legittimato dalla frontiera Vietnamita che fa pagare le tasse sul legname tagliato illegalmente prima di farlo giungere nelle industrie di trasformazione.
Nonostante tutte le dichiarazioni delle autorità cambogiane, alle 16 imprese vietnamite sono date quote di importazione di 60 mila metri cubi l’uno dalle autorità vietnamite di Gia Lai il 30 settembre. Alcune delle 16 imprese danno in appalto parte delle loro quote.
EIA descrive attraverso le interviste come aggirare il divieto cambogiano.
“Indipendentemente dall’accordo do un divieto di esportazione di legname tra Cambogia e Vietnam, il Vietnam importa di nascosto.”.
La connessione sono le mazzette pagate dai commercianti che pagano in totale fino a 45 dollari a metro cubo sul versante vietnamita per ricevere permesso di importazione di un valore di 13 milioni di dollari, stando al rapporto di EIA.
In Cambogia il commercio è “attivato da ufficiali e forze di sicurezza corrotte nel libro paga dei commercianti vietnamiti… I rappresentanti cambogiani hanno il compito di aprire le aree di diboscamento e le vie di traffico in Cambogia”
Secondo lo stesso rapporto l’intervista ad un intermediario vietnamita rivela che i cambogiani hanno una gola profonda.
“Il denaro che passa sotto il tavolo verso i cambogiani per avere il permesso di sfruttamento nell’area di foresta è una bella cifra… Hanno bisogno di dare denaro per permettere di sfruttare un’area di grandi alberi, di legname molto pregiato. Hanno bisogno di dare uno o due milioni di dollari.”
E’ un commercio che non ha limiti perché c’è sempre un rappresentante da corrompere con pagamenti in contanti sulla frontiera per sapere in anticipo di ispezioni di alto livello siano.