La prima vittima della legge marziale sono i colloqui di pace con la guerriglia comunista, previsti per fine maggio inizio giugno, che ora sono stati sospesi.
La decisione del governo filippino è stata presa in un incontro di governo dallo stesso Duterte dove erano presenti anche le gerarchie militari.
Nonostante la decisione la delegazione filippina, guidata da Dureza e Silvestre Bello, è andata in Olanda per comunicare la decisione alla delegazione del NDF e al mediatore norvegese.
Secondo Dureza sono sette le cose da affrontare e che possono minacciare lo stesso percorso di pace complessivo.
Un primo punto è l’incremento notevole del numero di scontri lanciati dall’Esercito Popolare NPA nella percezione pubblica che per NPA il presidente Duterte ha fatto moltissimo per trovare loro uno spazio, senza però ricevere molto in cambio.
Il secondo punto è quindi un tema che era già comparso: la sincerità del NDF-CPP-NPA nei confronti del percorso di pace.
Il terzo punto è che in un’intervista fatta a Joma Sison, fondatore del partito comunista filippino ed ora consigliere per NDF, Joma Sison ammette che nessuno dall’Olanda può dare ordini al NPA ed ai militanti sul terreno.
“Gli organi collettivi di guida del CPP, NPA e NDF, che si trovano nelle Filippine , sono i capi del pannello del negoziato e al NPA sul campo. Nessuno a Utrecht può dare ordini al CPP, NPA e NDF nelle Filippine. Inoltre nessuno ad Utrect ha mai reclamato di controllare le forze rivoluzionarie nelle Filippine. Finora l’autorizzazione e le credenziali del Pannello di pace del NDF da parte dei suoi principali nelle Filippine restano validi finché non sono ritirati dai principali”.
Il quarto punto secondo Dureza è che esiste una percezione di una erosione del sostegno pubblico al negoziato di pace, mentre si ricevono messaggi che invitano a bloccarli del tutto. Piuttosto si pensa di perseguire colloqui localizzati per la pace.
Tutte queste situazioni hanno portato Duterte a dire che, se non si affrontano questi temi, non serve a nulla firmare accordi.
Ma forse la cosa più importante è che, di fronte alla proclamazione della legge marziale in tutta Mindanao, il partito comunista Filippino ha invitato il suo braccio armato ad intensificare ed accelerare gli attacchi contro le forze di sicurezza del governo. Il CPP ha letto infatti, come logico, una minaccia contro le proprie forze, nonostante le rassicurazioni fatte da vari esponenti.
Il CPP infatti invitò le proprie forze a “pianificare e potare avanti altre offensive tattiche in tutta Mindanao e nell’intero arcipelago” oltre a “approntarsi ad accelerare il reclutamento di nuovi combattenti, perché la proclamazione della legge marziale convincerà sempre più gente a prendere le armi contro il sistema marcio”
Ovviamente queste dichiarazioni hanno avuto un forte contraccolpo sulla delegazione di pace filippina.
Secondo Silvestre Bello la dichiarazione del CPP è almeno “un insulto al candore e alla genuinità mostrata dal presidente e dal pannello governativo nel parlare di pace” ed inoltre “tradisce un’assenza di sincerità del CPP al tavolo del negoziato”
Silvestre Bello inoltre ha detto che è bene che il CPP si rimangi e corregga quell’ordine insensato dato al NPA “se non è della stessa pasta di cui son fatti gli atti criminali e terroristici del Gruppo Maute e le barie bande di banditi Moro”