Il caso scioccante di traffico sessuale di minori di Mae Hong Son, che sembra coinvolgere in modo estesa la burocrazia e la politica centrale del governo, mette in luce solo la punta di un iceberg rappresentato dalla Thailandia Imperiale. L’ONU stima che la schiavitù moderna sia un’attività criminale dalla crescita maggiore nel mondo con profitti che sarebbero di 150 miliardi di dollari.
La moderna schiavitù è un reato con enormi profitti che danno miseria e durezza a circa 45 milioni di persone al mondo tra le comunità più vulnerabili come le minoranze etniche.
Inoltre dopo due decenni di iniziative contro il traffico la comunità internazionale sta perdendo la guerra sulla moderna schiavitù. Le attitudini imperiali che condonano forme di colonialismo contribuiscono a tali crimini.
C’è un rischio molto basso di avere condanne carcerarie lunghe per chi è nel traffico umano, che è molto profittevole. L’ILO stima he lo schiavismo sessuale genera 100 miliardi l’anno di dollari di profitti, mentre le entrate del commercio sessuale in Thailandia sarebbero quasi 6,5 miliardi di dollari. Eppure è molto piccolo il numero di criminali perseguiti, arrestati e condannati. Inoltre le accuse sono mirate al livello inferiore della criminalità. I grandi personaggi restano nell’ombra operando impunemente. Se si considera la cultura dell’impunità che vige in Thailandia, non sorprende che la schiavitù moderna minacci di avere il sopravvento sul paese.
Il caso di Mae Hong Son è inquietante perché illustra, nel peggiore modo possibile, i risultati del colonialismo interno della Thailandia rispetto alle sue comunità etniche di frontiera: la divisione “culturale” del lavoro. Questo è un concetto reso popolare negli anni 80 da Michael Hetcher, professore delle università dell’Arizona e di Washington. Applicò il termine agli stati della frontiera britannica, Cornovaglia, Galles, Irlanda del Nord e Scozia, e alle loro relazioni con l’Inghilterra, le sue colonie interne che erano sia le sue prime colonie che le ultime vestigia dell’impero britannico. Alla fine guidata dalla necessità morale di promuovere l’autodeterminazione, UK i è liberata di queste colonie attraverso varie forme di autonomia come assemblee e parlamenti.
La divisione culturale del lavoro è l’uso delle minoranze etniche per scopi particolari, come colonie interne di stati imperiali, che servono alla metropoli, o alla città capitale, con una forma specifica di lavoro. In Thailandia perciò un esempio grande è stato l’uso della popolazione Lao del nordest come lavoratori delle costruzioni, giardinieri, cameriere e tassisti a Bangkok. Comunque molti dei lavori peggiori, come quelli nell’industria della pesca, sono ora presi dai lavoratori birmani, esempio di neocolonialismo.
Rispetto alla divisione culturale del lavoro e all’industria sessuale dei minori, i nazisti promuovettero il rapimento di giovani ragazze polacche o russe anche di 15 anni, come a Smolensk per i bordelli tedeschi della II guerra mondiale. Si noti anche l’uso delle coreane, cinesi e Filippine come schiave sessuali da parte dei giapponesi.
Nell’era moderna la divisione culturale del lavoro nel traffico sessuale di minori la si può trovare sotto varie forme in tutta l’Asia. L’esempio più famoso è la Cambogia che continua ad essere famosa come paradiso dei pedofili. Per tanti anni Svay Pak, un villaggio vietnamita appena fuori Phnom Penh, era conosciuto come l’epicentro del commercio sessuale di minori, dove donne vietnamite erano considerate disinibite e disponibili, forse un ricordo delle prostitute vietnamite della guerra del Vietnam. Il villaggio è ancora un momento del traffico sebbene sia condotto meno allo scoperto. Qui si offrono ragazze vietnamite e cambogiane tra i cinque e sedici anni per una notte o un mese. Mentre clienti abituali per la prostituzione minorile sono gente del posto, viaggiano anche uomini dai paesi asiatici, dall’Australia o dall’Europa per questa forma di turismo sessuale di minorenni. Un traffico parallelo riguardano i genitori che vendono la verginità delle figlie.
In Thailandia, il caso di Mae Hong Son, area tradizionalmente Karen, conferma la divisione culturale del lavoro nell’industria sessuale dei minori. Ci sono 29 casi di moderna schiavitù, sette di compera di servizi sessuali e il caso di uno stupro di gruppo di minore.
Il BangkokPost ha denunciato che le ragazze del nord sono offerte regolarmente alle persone importanti di Bangkok ed in Mae Hong Som ci sono 11 bordelli che sono gestiti chiaramente da qualcuno che “si crede sia un poliziotto”. Sembra che sia una pratica nazionale che accade in tutte le province, sebbene di più nelle province turistiche.
“Una tradizione di Benvenuto” la chiamano sul Bangkok Post oppure la “tradizione di dare un dolcetto al capo”. Sanphasit Koompraphat, che era nella commissione dei diritti del fanciullo, dice che la pratica è diffusissima ed estesa persino agli insegnanti di stato delle scuole rurali femminili in cambio di un sostegno finanziario.
Secondo il Bangkokpost, le minoranze etniche sono disponibili sin dagli anni 50 per appuntamenti galanti dopo la pubblicazione di un libro in lingua Thai “30 nazioni a Chiang Mai” di Boonchuay Srisawaddi che erroneamente indicò nelle donne Akha anziane come iniziatrici di giovani alla sessualità. Fu questo l’inizio delle minoranze di montagna come “altro” erotico, dove le donne delle minoranza erano più chiare e più belle ed era in vigore la pratica agricola del Tok Kaew in cui si scambiano beni per denaro contante, estesa così alle donne giovani e alla divisione socioeconomica.
I campi dei rifugiati sono anche fonte di bambini costretti a prostituirsi.
Oltre alle cause della povertà e dei rifugiati, il problema radicale è che tradizionalmente le donne sono valutate meno dei maschi, trovandosi ad un radino più basso della scala karmica dell’esistenza. Per minoranze economicamente più depresse come i Lisu, la verginità è vista meno importante del guadagnarsi denaro per i genitori cui mostrare gratitudine. L’insicurezza delle minoranze nel processo della cittadinanza e la mancanza di democrazia a Mae Hong Son peggiorano il problema, perché le minoranze etniche cercano, con ogni mezzo, l’alleanza con i burocrati nominati.
Questo colonialismo interno è relativamente recente perché solo negli anni 60 è nata la pratica di lasciare Bangkok ed andare ad ispezionare il nord in un certo numero. Nel 1968 il TAT aprì il suo primo ufficio a Chiang Mai. Il turismo dei Trekking iniziò negli anni 80, poi il 1987 con l’Anno del Visita la Thailandia si segnò l’apertura dei villaggi delle colline con le strade a metà degli anni 2000. Si stima che il mercato turistico thai è di quasi 25 milioni di turisti nel 2014, la maggioranza dei quali andava al nord. Quindi i burocrati che giungevano al nord, o in altre parti del paese, che si attendevano sesso delle giovani donne e minori era uno sviluppo recente dell’era imperiale della Thailandia.
La relazione di colonialismo interno tra Bangkok ed il nord nasce negli anni 50 a causa del relativo sottosviluppo e della subordinazione politica delle comunità al punto che l’identità Lanna fu scelta deliberatamente per essere sradicata, con la soppressione della cultura locale e la distruzione dei manoscritti. Come tale il controllo centrale sullo sviluppo nel nord è stato sempre visto come un metodo di controllo sociale. Come nel Nordest, l’etnoregionalismo è emerso nel caso di Khon Mueang, l’etnica di maggioranza delle pianure del Nord, che differisce da quello della Thailandia Centrale, per la dieta, etnica, lingua, matrilinearità. Stricamente la casa reale del regno di Chiang Mai era considerata etnicamente differente e straniera mentre i siamesi cementavano il controllo al nord. Da capitale non ufficiale del nord, Chiang Mai è molto più antica di Bangkok, come fu sottolineato al suo LII anniversario, quindi contese per il ruolo di capitale dello stato thai.
Comunque le risposte etniche al colonialismo interno nel nord sono per lo più associate alle minoranze di collina come Hmong e Karen. Lo stato Thai descrive le minoranze di collina come fondamentalmente differenti sul piano culturale, paragonati al Tai-Kadai Khon Mueang di Chiang Mai ed altre aree di pianura. Mentre gli ultimi sono una forma inferiore di thai, la lingua, lo status e cultura delle minoranze sono viste come essenzialmente primitive e descritte così nelle serie tv. Ci sono perciò sentimenti di classe ed etnici da “noi-loro” da parte dei Thailandesi, come anche una maggiore coscienza dei problemi e della cultura comuni delle popolazioni etniche di montagna.
Specialmente negli ultimi anni, l’articolazione politica della coscienza etnica nel nord, quali nei rapporti ombra ai trattati ONU da parte del Network of Indigenous Peoples of Thailand e IMPECT, è un risposta ai modi in cui lo stato thai ha promosso la subordinazione economica, culturale e politica delle comunità etniche del nord.
Negli anni di Thaksin, si rafforzò complessivamente l’etnoregionalismo del nord a causa della percezione maggiore del minor grado di investimento da parte di Bangkok nelle infrastrutture della regione, come un sistema di Tram a Chiang Mai.
Il caso dei minori di minoranza etnica a Mae Hong Son costretti a prostituirsi dà vigore all’etnoregionalismo benché non sia ristretto al nord. Si riproduce ora in tutta la Thailandia con vittime minori delle minoranze etniche thai o straniere, birmane e laotiane. Per esempio, nel caso dell’incursione della polizia del 2016 nel Nataree Massage Parlor, furono scoperti 15 bambini costretti a prostituirsi, dei quali uno solo era thai e gli altri birmani, prova di un modello neocoloniale del traffico sessuale di minori. Sfortunatamente le vittime del traffico di maggiorenni furono accusate di immigrazione clandestina, confermando la prova di Mae Hong Son, dove nove poliziotti erano stati trasferiti o cacciati, del coinvolgimento della polizia ad alti livelli.
In Thailandia i minori trafficati sono viste chiaramente come vittime. I lavoratori del sesso adulti sono generalmente trascurati, mentre le vittime del traffico sessuale birmani o laotiani rischiano di essere arrestati come immigrati clandestini.
Comunque la differenza tra un minore costretto alla prostituzione ed un lavoratore del sesso adulto è letteralmente di un giorno, e tante vittime adulte sono trafficate come minori. Questo suggerisce il bisogno di una legislazione nazionale più a favore delle vittime e cooperazione più stretta con ONG locali e internazionali e la comunità.
I rappresentanti, per esempio, di una casa di minori e di Children and Youth Council of Thailand hanno chiesto al governo di trovare il modo per chiudere queste tradizioni di benvenuto istituendo una unità speciale responsabile per indagare i luoghi di intrattenimento oltre alle case affittate e ai dormitori usati per fornire servigi sessuali.
Il consiglio civico di Mae Hong Son ha sottoposto una risoluzione per affrontare la schiavitù moderna e la prostituzione. Vuole che il primo ministro che la provincia sia trasformata in area pilota per una repressione del traffico umano, per la corruzione, le lotterie illegali e le droghe illecite. Ci sarebbero tre fasi. La prima fase deve includere la protezione e l’aiuto per le vittime, indagini trasparenti ed oneste e la pena garantita per chi ne è coinvolto.
La seconda fase deve includere un processo di ascolto, una campagna contro il traffico, la promozione dei pentiti sulle attività illecite e il controllo frequente sulle aziende già coinvolte col traffico umano
Nella terza fase, di lungo termine, il consiglio ha chiesto una campagna per promuovere valori giusti insieme al sostegno del governo per i tentativi delle province a tagliare la poertà e promuovere lo sviluppo.
Queste soluzioni di buon senso rischiano di essere ignorate dalla mentalità del colonialismo interno.
La fase imperiale della Thailandia non è affatto finita come lo si vede dai minori costretti a prostituirsi, dalle scomparse forzate e dalla tortura, che sottolineano come la Thailandia imperiale tratta le sue minoranze etniche. Le campagne del governo e le repressioni trattano i sintomi del malessere sotterraneo e sono solo misure temporanee. La Thailandia ha un bisogno disperato di attraversare un processo di decolonizzazione, sostenuto da leggi che affrontino le disparità economiche, sociali e culturali; una politica della lingua nazionale che riconosca le oltre 62 etnie del paese; una legge sulla discriminazione razziale, sulle scomparse forzate e la tortura; una che espanda e rafforzi la Commissione dei diritti umani ed una legge sulla decentralizzazione con un democrazia che risponda, governatori eletti e assemblee regionali.
Solo questo salverà i nostri fanciulli. Ecco perché c’è bisogno di una Fondazione di una Democrazia Sociale.
John Draper, Prachathai.org