Alcune persone residenti, salvate dalle forze governative in occasione della pausa umanitaria a Marawi con sospensione dei bombardamenti, dall’assedio che dura ormai da un mese da parte delle forze fedeli all’ISIS, hanno detto di esser state costrette a lavorare per gli estremisti.
A questo si devono aggiungere le denunce di essere stati usati come scudi umani quando le forze governative si avvicinavano alle case fortificate dove i terroristi hanno preso posizione sin dal 23 maggio scorso quando iniziò l’assedio a Marawi. Molti giovani maschi sono stati arruolati con la forza per consegnare da mangiare agli estremisti impegnati nella battaglia.
Queste denunce emergono dai cittadini salvati durante un cessate il fuoco dichiarato dal governo per la giornata Eid’l Fitr della fine del Ramadan, una pausa umanitaria di otto ore.
Grazie alla pausa umanitaria ed all’intervento di militanti del MILF è stato possibile estrarre una famiglia proveniente da Raja Sudac dove cominciarono gli scontri quando le forze di sicurezza provarono ad incastrare Isnilon Hapilon, l’esponente di spicco del gruppo Abu Sayaff dichiarato l’emiro del sudestasiatico dall’ISIS.
Questa famiglia si era trovata dentro una casa con dei membri del Gruppo Maute: “Eravamo con i militanti e ci avevano addestrato a sparare ai soldati se li avvistavamo. Tante case sono state distrutte dai bombardamenti aerei. La donna ha detto anche di essere stata usata per cucinare e che volevano portarsela con loro. “I Maute volevano portarmi con loro ma ho detto loro di no. Abbiate pietà dei miei bambini, non li posso lasciare e quindi si sono portati per lo più i giovani”.
Questo racconto è confortato da altre dichiarazioni dei militari secondo cui molti giovani erano vestiti con le uniformi dell’ISIS per per confondere i militari ed erano incaricati di preparare le bombe molotov.
Tutti i civili che vengono recuperati dalle zone di guerra sono interrogati per evitare che tra loro si possano nascondere militanti del gruppo Maute che volessero allontanarsi dalla zona o per identificare eventuali simpatizzanti unitisi negli scontri.
Nel frattempo emergono voci da confermare sull’eventuale fuga da Marawi di Isnilon Hapilon che avrebbe creato scompiglio tra le file dei militanti.
La pausa umanitaria e l’intervento di militanti del MILF nel salvataggio delle persone civili ha anche aperto la strada ad otto esponenti musulmani che avrebbero incontrato Abdullah Maute, uno dei due fratelli, che i militari avevano dato per fuggito dalla città.
Il generale in pensione Hermoso, incaricato del coordinamento degli sforzi umanitari, ha parlato di un primo contatto, nella speranza che le due parti diano una possibilità. Il contatto è stato possibile perché gli otto esponenti appartengono allo stesso clan Maranao.
Finora la battaglia di Marawi ha fatto 246 mila persone disperse, almeno 350 morti tra i quali 69 soldati, 26 civili. Sarebbero trecento ancora le persone intrappolate nelle zone più calde.
Per chi resta intrappolato a Marawi le condizione sono molto cattive: corpi morti per le strade, mancanza di acqua ed alimenti, il rischio di essere ucciso dai cecchini del gruppo Maute o dai bombardamenti delle forze governative.
Sulla lettura della crisi di Marawi è da segnalare l’intervento di Zia Alonto Adiong, portavoce del Comitato di gestione della Crisi.
In un intervento dal Palazzo Provinciale, denominato Capitol Hill, per segnare il mese di durata degli scontri, ha detto che finché non si risolvono le ingiustizie compiute contro la popolazione Moro attraverso gli sforzi congiunti del governo e di vari settori, la loro vicenda continuerà sempre ad essere sfruttata da estremisti e radicali che chiederanno ai giovani di unirsi alle loro file.
“Finché c’è una questione e il problema Moro non è risolto, la storia dell’ingiustizia sociale commessa contro la gente Moro sarà sfruttata per ottenere attenzione e sostegno dalla base.
Questi gruppi estremisti come Abu Sayaff o Maute non hanno un progetto di liberazione azionale.
“Usano l’ingiustizia storica contro i Moro come piattaforma per convertire giovani ad unirsi a loro”
Affrontare la problematica Moro deve essere un compito di tutti, settore religioso compreso.
“Non cerchiamo di vincere la nostra lotta a Marawi contro questi gruppi ma vogliamo vincere la guerra contro l’estremismo violento”
E’ un estremismo a noi alieno, ha aggiunto Zia Alonto Adiong il quale ha detto di aver chiesto al ministero dell’istruzione di controllare quelle scuole islamiche private.
Il gruppo Maute prova a reclutare da queste Madrasas. Alcuni dei combattenti hanno anche 10, 11 6 anni”.
I capi religiosi tradizionali possono trasmettere il messaggio dell’Islam in modo corretto ai giovani che sono le vittime reali dell’estremismo.