Rapporti ultimi dicono che la Cina sta stringendo il cappio attorno all’isola importante strategicamente di Thitu reclamata dalle Filippine e dove una grossa comunità filippina elegge un proprio sindaco, dispiegando navi militari e della guardia costiera in modo provocatoriamente vicino alle formazioni delle contese isole Spratly
Nonostante un summit disteso del ASEAN tenutosi a Manila in cui si è aperta un percorso di negoziato per un codice di condotta in mare, molti a Manila si domandano di nuovo se la posizione dolce di Duterte sulla questione sia un’efficace strategia nazionale.
Durante il summit dei ministri del ASEAN a Manila all’inizio di agosto, le Filippine hanno esercitato il proprio potere di presidente a rotazione del corpo regionale per parare Pechino da ogni critica sul suo reclamo e sulle attività di militarizzazione nelle acque contese.
In contrasto con le ultime immagini satellitari, sia la Cina che le Filippine hanno affermato falsamente che la Cina non è impegnata in recenti attività di reclamo del suolo nella catena di isole delle Spratly, una formazione di isole ricca di risorse nel mare cinese meridionale.
Alcuni paesi della regione in modo particolare le Filippine sperano di espandere le relazioni economiche col potente vicino in cambio di un approccio più conciliante nelle dispute in mare.
Mentre la Cina accettava un nuovo quadro negoziale a quel summit, i critici notavano che il processo protratto, iniziato già nel 2002 con un codice di condotta non vincolante permise alla Cina di consolidare la propria posizione militare nell’area. Molti dubitano che la Cina accetterà mai un codice vincolante per un’area dove sta ottenendo una supremazia strategica.
Filippine e Cina soppesano anche degli accordi di sviluppo congiunti, JDA, nelle aree dove ci sono reclami comuni, comprese le acque ricche di idrocarburi poco lontano dalla costa di Palawan. Durante l’audizione del Congresso, il ministro degli esteri Peter Cayetano sostenne la prospettiva di un’esplorazione energetica e progetti di sviluppo congiunti sulle contese Reed Bank.
Cina, Filippine e Vietnam reclamano questa zona ricca di olio e gas. Nel 2011 navi cinesi cacciarono una nave esploratrice del Forum Energy, compagnia londinese a cui le Filippine avevano dato la concessione di esplorazione. L’anno dopo navi USA e filippine fecero delle esecitazioni militari vicino a Reed Bank.
Mentre i campi di gas Malampaya, sviluppati agli inizi del 2002 dalle compagnie multinazionali dell’energia come la Chevron, ricchissimi di riserve di gas naturale, si esauriranno nel 2024, Manila sta disperatamente facendo di tutto per fonti di energia proprie per alimentare la sua economia in rapida crescita.
“Se riusciamo a realizzare un accordo commerciale con la Cina, migliore di quello in Malampaya nelle acque contese, cosa si avrà mai da dire?” sottolineò Cayetano indicando un diretto invito a Pechino in favore dei JDA.
Persino il potere militare sembra stia gradualmente accettando l’idea di un modus vivendi con la Cina sebbene con dubbi costanti.
Il ministro della difesa Lorenzana, che suonò l’allarme per le intenzioni cinesi in mare, in una recente audizione del congresso ha affermato che Pechino ha promesso di “non occupare nuove posizioni nel Mare Cinese Meridionale” e di “evitare di costruire nuove strutture nel Scarborough Shoal”, una caratteristica in mare amaramente contesa e ricca di pesca a circa 100 miglia nautiche dalla costa filippina.
A febbraio Lorenzana avvisò che ogni reclamo di terra cinese sull’atollo conteso sarebbe stato inaccettabile, perché quella caratteristica in mare è “così vicina” alle grandi basi militari filippine di Subic e Clark, che sono ancora visitate regolarmente da forze americane.
Ci sono quindi discussioni al Pentagono Americano sul porre Scarborough Shoal conteso sotto il trattato di mutua difesa USA Filippine, con il quale si richiede di difendere il territorio dell’altro nel caso di un attacco esterno al proprio territorio.
Negli ultimi anni, la Marina Americana ha cercato di impedire al revanscismo cinese di condurre missioni di sorveglianza vicino alle Scarborough Shoal che poi cadde sotto il controllo amministrativo della guardia costa cinese dopo un breve confronto con le Filippine a metà 2012.
“Sarebbe una cosa molto grave se la Cina occuperà una sola delle isole reclamate dalle Filippine” disse Lorenzana facendo capire a Pechino le ansie di Manila sulla prospettiva cinese di sviluppare installazioni militari così vicine alle proprie coste.
Altri parlamentari sono rimasti scettici del presunto impegno cinese. Gary Alejano, parlamentare di opposizione ed ex ufficiale militare, ha messo in guardia sulla “massiccia presenza di navi della Marina e della Guardia costiera cinese a nord dell’isola di Thitu” definendola “una minaccia ai nostri interessi nel mare occidentale filippino”
Il parlamentare che mantiene legami forti con i colleghi militari ha detto che “aveva ricevuto informazioni da fonti militari” secondo cui la Cina ha portato fino a cinque navi tra cui due fregate, una nave della guardia costiera e due grandi pescherecci, quasi ad un miglio nautico a nord dell’isola di Thitu.
La Cina ha già esteso l’occupazione nella vicina Subi Reef dove c’è una pista aerea e due costruzioni avanzate a scopo civile e militare. Aerei filippini con importanti ufficiali militari a bordo, tra i quali Lorenzana stesso, hanno ripetutamente fronteggiato minacce dalla Cina ogni volta che il loro aereo atterrava all’isola di Thitu passando vicino al Subi Reef.
Pescatori cinesi sono stati anche accusati di distrugger la barriera corallina che circonda le isole occupate dalle Filippine, privando la grande comunità filippina dell’isola di Thitu delle necessarie fonti alimentari e di sostentamento. Potrebbero sorgere tensioni nei prossimi mesi quando le Filippine cercheranno di rafforzare la propria posizione sull’isola migliorando le proprie costruzioni ed espandendo la vecchia pista aerea.
Nonostante i migliori sforzi di Duterte di rafforzare i legami bilaterali, la Cina sembra intenta a continuare la militarizzazione e l’espansionismo nella regione di mare. Il futuro delle relazioni tra Cina e Filippine dipenderanno dagli attuali sviluppi e dagli impegni mantenuti piuttosto che dalle finezze diplomatiche e dalla retorica cordiale scambiata da capi politici adulatori.
Richard Heydarian, Asiatimes