La crescente domanda cinese di avorio ha reso il Laos il mercato più in rapida crescita per la richiesta d’avorio al mondo.
Lo rivela un’inchiesta di due consulenti della ONG Save the Elephants, Lucy Vigne e Esmond Martin, pubblicata a fine settembre.
Questo record non si deve al consumo interno in uno dei paesi più poveri della regione, quanto al fatto che la Cina ha deciso di aderire al divieto di vendita di avorio sul proprio suolo.
Quindi moltissimi commercianti cinesi hanno portato i propri negozi in Laos dove vendono a prezzi inferiori per un mercato cinese affamato delle chincaglierie e dei lavori in questo materiale pregiato a spese dei poveri elefanti africani ed asiatici.
Il rapporto dice che la grande maggioranza dell’avorio che è venduto in Laos ha come compratori cittadini cinesi che lo possono ottenere a prezzi più bassi e possono importarlo fraudolentemente in Cina.
Cosa analoga avvenne nel 2015 ad Hong Kong e nel 2016 in Vietnam. Nel 2017 il primato lo ha il Laos che negli anni dal 2013 al 2016 ha visto un aumento di dieci volte nel numero di negozi che vendono avorio a Vientiane e Luang Prabang.
La ONG Save The Elephants attribuisce questo fatto alla mancanza di applicazioni delle leggi in Laos e ai prezzi bassi della materia prima.
“A causa della mancanza di una pressione internazionale forte e prolungata per ostacolare il commercio di avorio in Laos e a causa di interesse del governo laotiano, c’è stato una crescita significativa e relativamente improvvisa nel commercio di avorio nel paese. Questo è alimentato da una crescita sostanziosa di negozi gestiti da cinesi che vendono oggetti in avorio in primo luogo a visitatori cinesi sin dal 2013. Il Laos deve urgentemente fare dei passi per affrontare questo problema crescente” dice Lucy Vigne, uno dei due consulenti che hanno redatto il rapporto.
Nel rapporto si legge anche che i pezzi esposti in Laos provengono da lavorazioni in Vietnam che poi vengono contrabbandate in Laos oppure anche lavorati da commercianti cinesi con macchine a controllo numerico.
L’avorio grezzo poi entra illegalmente il Laos dalla Thailandia dove i commercianti per la pressione internazionale si liberano dell’avorio precedentemente importato.
“Il prezzo dell’avorio all’ingrosso in Laos era 2000 dollari americani al chilo nel 2013, mentre è crollato a 714 dollari al chilo nel 2016 per il rallentamento dell’economia cinese. I prezzi in Laos per l’avorio lavorato sono sostanzialmente minori che in Cina e fanno da attrattiva per i compratori cinesi.”
Oltre Vientiane e Luang Prabang, c’è anche una destinazione favorita dei turisti ricchi cinesi, Kings Romans Casino, sul versante laotiano nella zona del Triangolo d’oro sul fiume Mekong. Qui oltre a poter giocare d’azzardo, si possono ritrovare pezzi di avorio lavorato, oltre alla fauna selvatica in via di estinzione, come tigri ed orsi, a corni di rinoceronti ed uccelli come il Bucero dall’elmo, che sono consumati dai ricchi turisti cinesi. In questo posto i due ricercatori di Save The Elephants avevano trovato oltre un migliaio di pezzi di avorio lavorato.
In tutto il Laos sono stati ritrovati oltre una settantina di negozi di vendita dove i prezzi andavano dai tre dollari per un anello sottile ai 25 mila dollari per di zanne d’elefante.
“Questo rapporto è un’illustrazione allarmante della minaccia che l’applicazione inesistente della legge nei paesi vicini della Cina. L’imminente chiusura del commercio legale dell’avorio in Cina pone pressione sui commercianti che si spostano nel mercato clandestino sfruttando anche la porosità delle frontiere. La decisione cinese nell’abbattere il commercio legale dell’avorio è stato di estrema importanza per il futuro degli elefanti, e questo momento deve continuare per eradicare il commercio illegale” dice Iain Douglas-Hamilton di SaveTheElephants
Si deve anche ricordare che il Laos ha firmato la convenzione sul commercio internazionale delle specie a rischi di estinzione, CITES, che rende un crimine il commercio. Nonostante la firma del 2004, c’è stato solo un sequestro di avorio nel paese.
E’ un traffico che si può fermare ma nelle aree dove sono presenti commercianti cinesi non esiste alcuna applicazione della legge, ha detto Lucy Vigne.