E’ parsa un’importante sconfitta del terrorismo. Nella stessa settimana in cui le forze armate filippine dichiaravano liberata la città di Marawi, il Califfato Islamico in Siria perdeva la sua roccaforte di Raqqa.
Perché Marawi era l’immagine speculare scioccante di Raqqa nel sudestasiatico. Si potrebbero scambiare le foto della Marawi devastata, delle costruzioni bucate dai proiettili per le scene catturate dai droni a Raqqa, la cui popolazione è in gran parte fuggita, come gli oltre 200 mila abitanti di Marawi che vivono ancora nei tristi campi di rifugiati.
Mentre la caduta di Raqqa segnala la sconfitta del califfato islamico in Siria, c’è poco da celebrare a Marawi, mentre le truppe ripuliscono gli ultimi militanti della banda assortita che prese la città a maggio ed innalzò la bandiera nera per dichiarare Marawi un centro del califfato islamico.
La paura è che con l’incapacità del governo ad applicare l’accordo formale di pace sull’autonomia Bangsamoro nella zona a maggioranza musulmana di Mindanao a maggioranza cristiana, il MILF che sottoscrisse quell’accordo potrebbe perdere altra legittimazione dando così nuove opportunità ai gruppi scissionisti di guadagnare sostegno usando le tattiche e le ideologie estremiste.
Difatti il MILF ha offerto sostegno alle forze del governo che combattevano i militanti a Marawi col rischio di alienarsi i giovani militanti che sono sempre più attirati al ISIS dai media sociali e dai loro amici.
Ci sono stati già scontri tra gruppi rivali a meridione di Marawi e se non sono contenuti c’è persino il rischio che i gruppi militanti possano occupare un’altra cittadina a Mindanao che è la seconda isola filippina dove risiede il 20% della sua popolazione.
I ritardi nell’applicazione del trattato di pace si originano dalla transizione dall’amministrazione Aquino a quella di Duterte a maggio scorso. Gli accordi sull’autonomia firmati nel 2015 si possono applicare solo dopo l’approvazione del parlamento filippino di una legge fondamentale della Bangsamoro seguita da un plebiscito nella regione coinvolta nell’accordo.
Duterte che viene da Davao, area cristiana di Mindanao, ha detto di sostener l’accordo di pace, ma preferisce una scommessa più ambiziosa verso il federalismo nelle Filippine che potrebbe mettere da parte l’accordo raggiunto col MILF. Alla fine Duterte ha spinto la bozza di legge Bangsamoro davanti al Congresso. Il processo legislativo si protrae col rischio che alla fine finisca davanti alla corte suprema, perché l’idea dell’autonomia per la regione musulmana non è mai piaciuta al potere politico e della sicurezza filippini.
Malgrado gli ostacoli politici, il fallimento del processo di pace in questo momento preciso legittimerà e rafforzerà le forze estremiste che possono affermare di aver vinto in parte per aver tenuto una città considerevole per cinque mesi. Questo pone una minaccia alla sicurezza al di là dei confini filippini che deve essere affrontata a livello regionale.
La presa di Marawi da parte dei militanti è stata una svolta. Sottolinea la natura ibrida e la capacità locale della minaccia estremista islamica nella regione e ci dice del bisogno di un approccio più coordinato della sicurezza.
Se non si riesce ad affrontare il motore del conflitto culminato nel sequestro di Marawi si espongono altre parti del sudestasiatico a simili atti spettacolari di violenza.
L’Indonesia è preoccupata che Marawi diventi un esempio che i propri jihadisti possano provare ad emulare. Nel frattempo, sulla frontiera in Bangladesh dove dallo scorso ottobre oltre 600 mila apolidi Rohingya si sono rifugiati scacciati dalle loro case nello stato Rakhine musulmano, i reclutatori dei militanti islamici si infiltrano nei campi caotici dei rifugiati a Cox’s Bazar mentre i predicatori estremisti conservatori lavorano ad agitare l’odio verso i vicini buddisti.
Fino a poco tempo fa, la più grande paura tra i governi regionali era che la sconfitta del ISIS in Siria avrebbe visto i militanti della regione che si erano uniti al ISIS ritornare nella regione.
Ma le situazioni di Mindanao ed ora dello stato Rakhine ci dicono che ci sono problematiche sul campo, non affrontate, capaci di generare un potenziale ben maggiore di violenza di un pugno di combattenti stranieri che ritornano.
Sia Isnilon Hapilon e Omar Maute, che diressero l’occupazione di Marawi, avevano una affiliazione con ISIS in Siria ma non vi erano mai andati a combattere. Sono stati uccisi alla fine dell’occupazione di Marawi spingendo le forze armate a parlare di distruzione del movimento.
Ma varie fonti a Mindanao dicono che tra non molto nuovi capi prenderanno il loro posto.
Il governo filippino deve dare seguito alla vittoria militare contro i terroristi islamici con atti di pace rinnovati.
A Marawi erano presenti combattenti stranieri ma non erano i veterani induriti nelle battaglie della guerra in Siria, ma gente che veniva dalla Malesia e Indonesia. Tra gli ultimi che si nascondono uno studioso malese, che ha insegnato teologia islamica all’Università di Malaya a Kuala Lumpur, ricevette l’addestramento in Afghanistan negli anni 90.
Un ostacolo nell’affrontare l’estremismo è che gli esistenti meccanismi di coordinamento tra le nazioni coinvolte, che sono per lo più membri del ASEAN, sono deboli e vincolati dal forte impulso a parare l’intervento degli altri paesi.
Nel caso di Marawi le vicine Indonesia e Malesia offrirono la condivisione di intelligence, e Singapore fornì degli Occhi dal Cielo, strumenti di raccolta di informazioni. Furono anche accettati sostegno di intelligence USA ed australiani. Ma sul terreno le forze armate filippine che non sono addestrate alla guerriglia urbana erano semplicemente incapaci di prendere la città.
L’impresa di prevenire che accada qualcosa come Marawi in altre parti delle Filippine e nella regione ha due aspetti.
Il primo aspetto. Il processo di pace sostenuto a livello internazionale di Mindanao ha bisogno urgente di essere rimesso in modo. Immediatamente dopo l’approvazione della Bangsamoro, il governo deve accelerare l’applicazione degli altri strumenti di pace previsti dall’accordo come i fondi fiduciari della normalizzazione della Bangsamoro. Il MILF ha bisogno urgente di essere vaccinato per prevenire la formazione di altri gruppi ribelli dalle sue fila.
Secondo, l’ASEAN deve trovare un modo per superare l’ortodossia della non interferenza sviluppando la capacità di operazioni di sicurezza congiunti. La guerra di Marawi sarebbe terminata molto prima se le intelligence e le forze militari della regione avessero agito efficacemente insieme. Non è solo una questione di volontà: si devono armonizzare le leggi, le procedure e i punti di contatto tra i vari corpi dello stato.
Nessuna di queste cose, tristemente, sembra materializzarsi a questo punto. Duterte deve ancora porre la propria autorità per il passaggio veloce della Bangsamoro. Sul piano regionale la cooperazione trilaterale di sicurezza tra Malesia, Indonesia e Filippine, che ha avuto un inizio promettente a livello ministeriale, deve ancora generale un lavoro produttivo coordinato sul terreno dove è ancora più importante.
Michael-Vatikiotis, asia.nikkei.com