E’ stata una settimana intensa nel sudestasiatico con la riunione del APEC ad Hanoi e il Gala ASEAN a Manila a santificare il presidente Duterte.
A Manila si è concluso il summit dei capi di stato del ASEAN a cui sono convenuti anche il presidente Americano Trump, il presidente cinese Xi Jinping, il primo ministro australiano, il primo ministro canadese, Putin dalla Russia, Modi dall’India.
C’erano ovviamente oltre il presidente Duterte, Aung San Suu Kyi, Hun Sen, il generale Prayuth e tutti gli altri capi di stato della regione.
La presenza di Trump, che in un primo momento non sarebbe dovuto andare a Manila dopo la sua visita in Vietnam, e la presenza cinese hanno catalizzato l’attenzione su alcuni temi caldi: la questione della pulizia etnica dei Rohingya, la guerra alla droga del presidente Duterte, le dispute nel mare cinese meridionale col Vietnam che è ormai da solo a contrastare la Cina, gli accordi commerciali tanto cari a Trump che vuole vendere i missili al Vietnam e nello stesso tempo si propone da da paciere nel Mare Cinese Meridionale.
Oggi proponiamo un articolo di Manny Mogato della Reuters sull’impatto d diritti umani in questa sessione del ASEAN che ha santificato Duterte, dopo un periodo di isolamento a causa delle critiche ONU e della UE sulla sua storia di diritti umani. Nei prossimi giorni torneremo sugli altri temi.
Toccati di striscio i diritti umani mentre Trump porta a termine il suo giro in Asia
L’incontro dei capi del ASEAN a Manila lunedì hanno appena toccato l’esodo di massa dei Rohingya Musulmani acceso dalla repressione dei militari birmani, deludendo i gruppi dei diritti umani che speravano in una posizione dura sulla crisi umanitaria.
Non c’è stata neanche alcuna pressione del presidente Trump per la sanguinosa guerra alla droga delle Filippine durante un incontro nei corridoi del summit con il presidente Duterte.
Trump ha detto ai giornalisti che ha avuto “una grande relazione” col capo filippino che un anno fa aveva definito l’allora presidente Obama “un figlio di puttana” per aver indagato sulla sua campagna senza scrupoli.
“Hanno un’intesa perfetta” ha detto Martin Andanar segretario per la comunicazione per Duterte.
Nella bozza di dichiarazione da emettersi a fine dell’incontro non esiste alcuna menzione della fuga dei Rohingya a causa delle operazioni militari nello stato Rakhine definite dall’ONU come pulizia etnica.
Si cita, nella dichiarazione redatta dalle Filippine che presiede l’ASEAN, in un paragrafo in modo fugace l’importanza dell’aiuto umanitario per “le comunità colpite” nello stato Rakhine.
Non si è usato il termine Rohingya per la minoranza musulmana perseguitata, che la Aung San Suu Kyi ha invitato ad evitare. Il governo birmano a maggioranza buddista infatti considera i Rohingya come immigranti clandestini del Bangladesh e non riconosce il termine.
Dono oltre 600 mila i Rohingya fuggiti nei campi di rifugiati del Bangladesh da quando furono lanciate le operazioni di rastrellamento in risposta agli attacchi dei militanti Rohingya il 25 agosto.
La vicenda Rohingya ha causato rabbia in tutto il mondo da causare richieste in tutto il mondo di ritirare il premio Nobel alla Suu Kyi per non avr condannato le operazioni militari.
Alcuni paesi del ASEAN, la musulmana Malesia, hanno fatto conoscere con forza di recente la propria preoccupazione.
Nel summit è parso che sia stata messa da parte questa posizione in ossequio al principio di non interferenza negli affari domestici.
“Dopo che la Birmania ha ripulito etnicamente oltre 600 mila Rohingya musulmani in appena due mesi, è tempo che ASEAN trascenda il suo approccio di non far nulla per le atrocità contro i suoi membri” ha detto Kenneth Roth di HRW.
Sul mare cinese meridionale i capi del ASEAN hanno accettato di non considerare la calma attuale come certa nel mare cinese meridionale.
“Mentre la situazione è più calma ora, non possiamo considerare come scontati i progressi fatti.” hanno detto in una bozza di dichiarazione prima dell’incontro col premier cinese Li Keqiang. “E’ nel nostro interesse collettivo evitare calcoli sbagliati che potrebbero portare alla crescita delle tensioni”
La Cina vanta reclami su quasi tutto il mare, una delle vie più trafficate al mondo. Taiwan e i quattro paesi del ASEAN, Filippine, Malesia, Brunei e Vietnam, hanno dei reclami in contrapposizione.
Il presidente Duterte prima del summit ha detto che nonostante le differenze i capi del ASEAN non avrebbero dovuto discutere della questione del Mare Cinese meridionale.
“Dobbiamo essere amici. Altre teste calde vorrebbe che ci confrontassimo con la Cina ed il resto del mondo su così tante cose. E’ meglio se si lascia stare la questione del Mare Cinese Meridionale”.
Nell’apertura formale Duterte indicò altre situazioni in cui potrebbe scoppiare la violenza come il terrorismo, l’estremismo violento e la pirateria in mare.
“La minaccia della droga illegale continua a minacciare il tessuto vero della nostra società. “ ha detto Duterte.
“Siamo vostri alleati” ha detto Duterte a Trump.
Oltre 3900 persone sono state uccise nella guerra contro le droghe che Duterte dichiarò quando divenne presidente. Il suo governo dice che la polizia ha agito in autodifesa ma i critici dicono che le hanno luogo le esecuzioni senza alcuna responsabilità.
Gli USA e le Filippine, ex colonia americana, sono stati alleati strategici sin dalla II guerra mondiale. La loro relazione si è deteriorata dallo scatto antiamericano di Duterte contro Obama e dal suo entusiasmo per rapporti migliori con Cina e Russia.
Comunque sembra quasi dimenticata l’animosità del passato e Duterte, che è stato definito il Trump Orientale per il suo stile brusco e il linguaggio grezzo, ha detto al presidente americano: “Siamo il vostro alleato. Siamo un importante alleato”.
Trump era stato criticato all’inizio dell’anno dopo aver elogiato in una telefonata Duterte per “il grande lavoro” che faceva di contrasto alle droghe.
I due capi parvero essersi avvicinati di più dopo essersi incontrati per la prima volta in Vietnam sabato in un incontro dei capi dell’Anello del Pacifico in Vietnam.
Domenica Duterte cantò la canzone d’amore filippina Ikaw, tu, ad un pranzo di gala a Manila dicendo che era “un ordine” di Trump.
In uno dei versi la canzone inizia così: “Tu sei la luce nel mio mondo, una metà del mio cuore”
Sull’ultimo passaggio di una maratona asiatica che lo ha portato in Giappone, Corea del Sud, Cina e Vietnam, Trump ha detto ai giornalisti: “Abbiamo fatto alcuni grandi passi rispetto al commercio, molto più grandi di qualunque cosa voi sappiate” ha detto descrivendo il suo viaggio come fruttuoso. Poi ha aggiunto: “E’ stato un tappeto rosso come nessun altro, credo ha mai visto”.
Manny Mogato, Reuters