Non posso accettare come legittimo un governo militare in Thailandia anche se sono accusato di sedizione per aver criticato la giunta. Lo dice Pravit Rojanaphruk che di recente ha ricevuto il premio Internazionale per la Libertà di stampa del CPJ.
Pravit è sotto accusa per due reati, uno di sedizione ed uno di crimine informatico, per aver criticato le politiche della giunta sui media sociali, dopo che fu detenuto senza mandato per due volte nell cosiddette modifiche delle attitudini.
Se si vuole sanare la profonda divisione della società la Thailandia ha bisogno di una libertà di stampa, ha detto Pravit nel suo discorso da New York nel ricevere il premio.
“Il solo odo per andare avanti è provare ad aprirsi di mente e comprendere chi la pensa differentemente … non lo puoi fare se non hai la libertà di stampa, o di espressione o la tolleranza per differenti opinioni politiche.”
Benarnews ha intervistato Pravit.
BN: Nel 2015 hai scritto che la gente non deve accettare il governo militare come normale. Ora siamo alla fine del 2017. La Thailandia lo ha accettato come normale?
Pravit: La società thai è profondamente divisa … ci sono persone che sostengono veementemente il regime militare per la semplice ragione che credono che il regime militare sia il minore dei due mali a paragone dell’amministrazione dei Thaksin. Allo stesso tempo ci sono molti apolitici.
BN Come può guarire la sua divisione la Thailandia?
Pravit: La società thai è così profondamente divisa oggi e la gente si odia perché hanno differenti opinioni politiche. La sola via di uscita è provare ad aprirsi di mente e comprendere chi la pensa differentemente. Non lo puoi fare se non si ha la libertà di stampa, o di espressione o la tolleranza per posizioni differenti… Credo che la società thailandese dovrà imparar a vivere con persone che la pensano diversamente, ad imparare a tollerare la libertà di espressione, di parola, di stampa, perché questi sono le fondamenta di una società libera e dignitosa.
BN: Qual’è l’ultimo delle accuse fatte contro di te?
Pravit: I casi li sta vedendo ancora la polizia … La polizia informatica, la divisione contro il crimine informatico lo gestisce. Ci attendiamo che prendano una decisione nei prossimi mesi. Se va avanti, l’accusa prenderà del tempo per analizzarlo … formalmente mi hanno detto che questo non ha nulla a che fare col regime militare, sebbene, in modo non ufficiale, quando andai alla polizia, aggiunsero anche che le accuse dipendevano dal fatto che non la smettevo di criticare il regime.
BN: Quale sarà la tua strategia difensiva?
Pravit: La mia strategia è abbastanza semplice. Ci batteremo in modo quanto più pubblico possibile. Non mi batterò in modo calmo. Voglio massimizzare questa esperienza come un’opportunità per imparare e metter in guardia la gente sulla repressione della libertà di stampa e di espressione nel regno.
BN: Oltre che con le modifiche delle attitudini e con le due incriminazioni di sedizione, come ha influito sulla tua vita e lavoro il governo militare?
Pravit: A maggio 2016, mi fu impedito di andare in Finlandia per partecipare alla Giornata Mondiale per la Libertà di Stampa… Per essere giusto hanno tolto il divieto da allora. Non ho dovuto chiedere permesso di viaggiare a New York. Ma detto questo, poiché il regime militare ha potere assoluto e siamo governati non secondo la legge ma dalla legge, credo che potrebbero sentire la libertà di cambiare le cose come loro aggrada. E’ un sistema di giustizia e di governo arbitrari quello sotto cui ci troviamo. Ed è davvero imprevedibile e ti colpisce.
BN: La libertà di stampa in Thailandia sarebbe ugualmente in pericolo con un governo civile?
Pravit: Assolutamente, forse in un modo meno diretto… non mi faccio illusioni, persino sotto Yingluck o Thaksin Shinawatra, c’è stata una tendenza a cooptare o neutralizzare la stampa. Dobbiamo solo imparare ad insegnare ai politici ad accettare maggiore indagine. Le sole elezioni non garantiscono il rispetto per la libertà di stampa.
BN: 25 anni fa la Thailandia aveva la stampa più libera della regione. Come si rapporta ora la libertà dei media in Thailandia con quella in altri paesi?
Pravit: Come hai detto bene, la Thailandia era solita stare alla vetta, almeno in questa regione, quando si parla di libertà di stampa. Ora siamo caduti giù a causa di due golpe successivi. Ma vedo tante cose che la stampa thai, anche quelli con cui sono in disaccordo con me, sono fieri della libertà e l’indipendenza che hanno raggiunto nei 25 anni precedenti. Ed è qualcosa che il regime militare non può portare via così facilmente.
Anche se c’è repressione, la situazione è ancora migliore degli anni 50 e 60, con la guerra fredda, ed i dittatori di quel momento prendevano i giornalisti e li portavano in prigione lasciandoli languire per anni. Non c’è più questa possibilità. Ho ancora qulache speranza che alla lunga persevereremo e usciremo vittoriosi.
BN: Di recente il palazzo reale ha emesso una dichiarazione sull’espulsione di un aiutante anziano di palazzo, Disthorn Vajarodaya. Come giornalista che lavora in Thailandia cosa puoi fare con una dichiarazione così? Cosa non puoi fare?
Pravit: C’è una pressione enorme ad autocensurarsi quando si giunge a qualcosa che sia appena critica della monarchia. E’ una lotta che comincia prima del golpe del 2014 … La cosa minima che si può dire per essere giusti è dire che esiste non solo la censura ma l’autocensura.
Per esempio, al Khaosod English dove lavoro, ci sono storie dove ricordiamo ai lettori che ci siamo autocensurati a causa della lesa maestà. Lo vedo come un passo avanti, un riconoscimento crescente da almeno una minoranza della stampa thai per informare la gente e ricordare loro che non siamo liberi.
Uayporn Satitpanyapan e Kate Beddal, Benarnews