Nelle scorse settimane, forze armate cambogiane e thailandesi si scambiate cannonate nelle vicinanze del tempio di Preah Vihar, il tempio delle tenebre, e di altri posti lungo la frontiera comune, lasciando sul terreno alcuni morti. Sono certo molti di meno di quelli dell’anno 2009, ma la retorica che si solleva in entrambi gli schieramenti fa capire che c’è pochissimo spazio per una sistemazione di questa eterna disputa sulla sovranità del luogo dove sorge uno dei maggiori templi dell’undicesimo secolo cambogiano.
Il conflitto riflette l’antagonismo storico tra le due nazioni, specialmente a partire dalla seconda guerra mondiale. Nei tempi brevi è un problema legato alla politica interna thailandese. Gli ultranazionalisti Thailandesi, specie quelli legati a Alleanza Popolare per la Democrazia, le magliette gialle, stanno cercando di far cadere il governo di Abhist, considerato da loro troppo centrista, e guardano alla disputa sul tempio come un grimaldello per conseguire il proprio obiettivo.
La questione di chi abbia la sovranità sul tempio è complicata, se non altro a causa della sua posizione fisica, sulla sommità di una collina di 525 metri che guarda sulla piana settentrionale cambogiana, ma che è molto più accessibile dalla Thailandia. Il tempio fu scoperto all’interno del territorio cambogiano come conseguenza del lavoro della commissione mista Franco Thailandese del 1906/07 (al tempo la Cambogia era una colonia francese in Indocina NdT), in seguito ad una deviazione dall’accordo di principio di entrambe le parti, per cui la frontiera tra le due nazioni sarebbe stato correlata ad una linea di depluvio nord sud.
Nonostante questo fatto, e la possibilità che l’accondiscendenza thailandese a questo chiaro scostamento dal principio possa essere un riflesso del potere nel 20° secolo, la questione della sovranità non fu mai messa in dubbio da Bangkok finché la Francia aveva il potere in Cambogia.
Nel 1954 e in seguito all’indipendenza cambogiana un anno prima, le truppe Thailandesi occuparono il tempio di Preah VIhar, cacciando la piccola comunità cambogiana presente in quel tempo. Il momento storico a cui questo evento ebbe luogo era quello del nazionalismo rampante del Primo Ministro Phibun. La Cambogia incapace di cacciare le truppe Thailandesi, si appellò alla Corte di Giustizia che emise il suo giudizio in favore della Cambogia nel 1962.
Nonostante molteplici tentativi di qualche politico Thai di riscrivere l’ordinanza della Corte di Giustizia Internazionale, una forte maggioranza dei giudici concluse che era la Cambogia ad avere la sovranità sul tempio. Nel fare così affrontarono il problema della demarcazione sistemando la posizione del tempio direttamente all’interno del territorio cambogiano. Il linguaggio legale della decisione della maggioranza della corte è complesso e segue qui un paragrafo di quello che la maggioranza dei giudici decise:
«Benché, come un principio generale, lungo la catena del Dangrek la linea di depluvio doveva essere costituire il confine tra Cambogia e Thailandia, la delimitazione del confine attuale doveva seguire una commissione di indagine mista che viaggiò lungo questa regione.
Quando, di conseguenza, fu stesa a Parigi una mappa della sezione di Dangrek del confine tra le due nazioni, questa mappa fu investita di valore ufficiale anche se la produzione della mappa non dava di per sè un carattere vincolante.
Cionondimeno, poiché la Thailandia chiedeva alle autorità francesi copie in più della mappa senza protestare contro le linee di confine su di essa disegnate, la Corte si sentì legata, come una faccenda di interpretazione del trattato, a pronunciarsi, nella zona della disputa, in favore della linea come segnata sulla mappa.
In seguito alla decisione della Corte di Giustizia Internazionale, i governi thailandesi, ma non tutti i politici, hanno accettato che la sovranità di Preah Vihar appartenga quindi alla Cambogia. Ma alcuni governi hanno continuato a contestare la sovranità sul territorio attorno al tempio. Questo è stato un fattore nelle tesi degli ultra nazionalisti, ma di nuovo le scoperte della Corte Internazionale nel 1962 sembrano aver risolto la questione con la mappa prodotta nel 1907 che contraddice le pretese thailandesi.
Detto questo, il problema è complicato dal fatto che le autorità provinciali thailandesi hanno, nel corso degli anni, costruite strade di accesso al tempio che ovviamente violano l’area che la Corte aggiudicò alla sovranità cambogiana. E non è affatto chiaro che ogni protesta cambogiana fu mai fatta in relazione a questi sviluppi. Inoltre è chiaro che molti politici thai rigettano del tutto l’idea che il giudizio della Corte abbia definito la questione territoriale.. Infatti per gli ultra nazionalisti l’interezza del giudizio della Corte è errato e il tempio appartiene alla Thailandia.
La chiave di volta di questo problema, se si evolverà fino ad essere causa di un conflitto armato o si permetterà di stemperarsi, è essenzialmente nelle mani dei militari thailandesi. Per il momento i militari sembrano andare d’accordo con gli ultra nazionalisti. E più a lungo durano le ostilità più difficile sarà per i politici di ogni partito, da tutte e due le parti del conflitto, un richiamo alla moderazione.
Thailandia-Cambodia: Il tempio delle Tenebre di Milton Osborne