In Cambogia c’è molto da celebrare. Basta chiederlo a Dy Sokha. Quando le fu diagnosticato l’HIV circa 20 anni fa, la sua vita cadde a pezzi. Si nascose, per la paura di morire e per gli occhi spietati della famiglia e della comunità che consideravano l’AIDS con paura.
Lottava con la sua salute precaria. Ma allora nel 2004 Dy Sokha iniziò a prendere le medicine per il trattamento del virus HIV e nel giro di sei mesi si sentì in salute e forte. Oggi lavora da consulente alla pari presso un ONG di Phnom Penh che sostiene le persone che ricevono il trattamento contro HIV dove il suo sorriso si illumina ogni giorno.
Un nuovo rapporto dell’UNAIDS mostra che in tutto il mondo il trattamento per chi ha AIDS è cresciuto in modo significativo. Il trattamento ridà pienezza e salute alla vita. La Cambogia ha fatto un progresso significativo sul trattamento dell’HIV.
Nel 2001 solo 71 persone che vivevano con HIV in Cambogia ricevevano il trattamento. A giugno 2017 il numero era cresciuto ad oltre 58mila, 80% delle persone che vivono con HIV.
L’aumento dei trattamenti lo si deve alla guida e all’impegno del governo cambogiano che ha fatto della lotta all’AIDS una priorità di salute pubblica. Ha reso accessibili i servizi relativi all’HIV sino nelle aree rurali remote.
Nel 2016 il paese fu il primo in Asia ad adottare a strategia di trattare chiunque non appena è diagnosticato l’HIV.
Aver raggiunto gli obiettivi globali 90-90-90 è una pietra miliare della risposta nazionale cambogiana all’AIDS: esso rappresenta il 90% delle persone che conoscono il proprio status sanitario rispetto all’AIDS, il 90% delle persone infette che ricevono il trattamento farmacologico e il 90% delle persone che ricevono il trattamento farmacologico non presentano più il virus.
La Cambogia è uno dei solo sette paesi al mondo che hanno raggiunto l’obiettivo del 90-90-90.
Questo livello eccezionale dell’HIV in Cambogia significa che il programma nazionale dell’HIV riduce il numero di nuove infezioni da HIV.
La ricerca scientifica ha mostrato che una persona che vive con HIV ed aderisce al trattamento è meno probabile che trasmetterà il virus fino al 97%.
La Cambogia ha anche applicato programmi di prevenzione innovativi che funzionano con organizzazioni di comunità. Di conseguenza il numero di nuove infezioni in un anno è sceso dal picco di 21000 nel1996 a meno di mille nel 2016.
Questo è il risultato della guida da parte del governo reale cambogiano, della forte collaborazione delle organizzazioni della società civile, della collaborazione dell’ONU e dei partner di sviluppo, e dall’aver coinvolto attivamente delle persone che vivono con HIV e le comunità fondamentali della popolazione.
Nonostante questi immensi risultati l’epidemia dell’AIDS non è ancora finita. La Cambogia si è impegnata a raggiungere gli obiettivi del 95-95-95 per l’anno 2025. Mentre la linea di arrivo è ala portata, gli ultimi passi sono i più duri.
HIV continua a colpire alcuni gruppi di persone più di altri, tra i quali le lavoratrici del sesso, uomini che fanno sesso con uomini, persone che si iniettano droghe e transgender. La prevalenza dell’HIV tra chi s inietta droga è stimata essere al 25% in alcuni abiti urbani. E tra i presunti 3000 transessuali in Cambogia circa il 6% vive con HIV. E molte nuove infezioni non si riscontrano tra popolazioni fondamentali, rendendo difficili trovarli. Si devono fare sforzi per comprendere meglio come trovare le persone infettatesi con HIV in Cambogia.
Inoltre persone che vivono con l’HIV, particolarmente tra popolazioni fondamentali, continuano a trovarsi di fronte a tante sfide, come lo stigma e la discriminazione, l’accesso limitato al trattamento di alta qualità dell’HIV e i problemi economici associati al fatto di viver con una malattia cronica.
Se si vuole raggiunger la meta nazionale di porre fine all’AIDS, è fondamentale un investimento forte e continuato in programmi contro l’HIV scientificamente seri.
Nel 2015 la Cambogia spese 45 milioni di euro sulla risposta nazionale all’AIDS. Solo il 17% della spesa proveniva dal governo. Nei tre anni passati è sceso il finanziamento esterno al programma dell’HIV in Cambogia, ed un’analisi recente dice che il finanziamento estero continuerà a scendere negli anni prossimi.
La Cambogia ha fatto moltissimo per usare i fondi in modo quanto più efficiente. Comunque se il governo nazionale non aumenta il proprio contributo alla risposta del paese all’HIV, potrebbe essere a rischio quanto ottenuto in questi anni dalla Cambogia negli scorsi venti anni.
In particolare comincia a contrarsi il lavoro difficile da valutare delle organizzazioni non governative e di comunità.
Senza la partnership delle organizzazioni di comunità il forte programma del HIV si troverà con un gap preoccupante nella prevenzione, cura e trattamento delle persone che convivono con AIDS. La Cambogia è un paese leader nella risposta globale all’HIV.
Poiché si concentra sullo scoprire persone non diagnosticate che vivono con il virus e per la qualità del suo servizio, il paese può essere il primo in Asia a porre fine all’AIDS come minaccia alla salute pubblica.
AIDS non è ancora finito, ma lo può essere.
Vladanka Andreeva Direttrice dell’UNAIDS Cambogia. William Heidt ambasciatore USA in Cambogia, Khmertimes