Ma ciò che circonda il nuovo re sembra suggerire che ci sono incertezze che attendono il paese. E’ vero non soltanto nell’area nazionale, ma anche nella politica estera.
Una delle relazioni fondamentali sono in questo ambito le relazioni diplomatiche col Giappone.
Sin dalla morte di Bhumibol i partner e gli alleati della Thailandia hanno riallineato la propria politica per affrontare le nuove realtà del paese. La Cina ha ulteriormente rafforzato i propri legami con la giunta militare con vigorose attività economiche e militari.
Gli USA, nel frattempo, con la presidenza Trump, hanno disteso il tappeto rosso di benvenuto alla Casa Bianca verso il premier Prayuth. Il fatto che le più potenti nazioni al mondo abbiano legittimato il governo militare thailandese ha rafforzato in modo enorme la fiducia del regime a Bangkok.
Il Giappone sta ora rivedendo la sua strategia verso la Thailandia. Dal golpe del 2014, nonostante le preoccupazioni sul conflitto politico crescente in Thailandia, il Giappone ha continuato a tenere i rapporti con l’elite politica a Bangkok.
Da un punto di vista geopolitico, la recente politica giapponese proattiva verso la Thailandia si spiega con bisogno di controllare i propri interessi e di competere con la Cina.
Fino al 2015, il Giappone era il secondo maggiore importatore e terzo maggiore esportatore in Thailandia. Da quando la Thailandia è attirata sempre più nell’orbita cinese, il Giappone ha proposto una miriade di progetti di investimento per attrarre a sé la giunta militare thai. Per bilanciare il progetto ferroviario cinese, il Giappone ha offerto al governo thailandese un prestito di 170 miliardi di yuan per un progetto ferroviario simile.
A febbraio 2017, Giappone e Thailandia hanno sottoscritto un accordo di collaborazione nello sviluppo di imprese piccole e medie, nonostante la situazione politica del paese non fosse migliorata e che la giunta avesse spostato la data delle elezioni.
Nel campo della cooperazione politica, si sono cementati i colloqui militari e politici tra Giappone e Thailandia, che si tengono sin dal 1998, specialmente in un periodo in cui sono emerse le dispute tra stati della regione a disturbare la sicurezza regionale come il conflitto nel mare cinese meridionale.
Il Giappone tiene strettamente d’occhio i legami di sicurezza tra Thailandia e Cina che sono evoluti nel corso degli anni. Sin dai primi anni 80, la Thailandia ha acquistato a prezzi di amicizia armamenti e ed equipaggiamenti militari.
Anche i legami militari sino-thailandesi si sono rafforzati negli ultimi anni particolarmente dopo il golpe come si può capire dal numero di interazioni che spaziano da esercitazioni militari alla collaborazione dell’industria della difesa.
Non sorpende perciò che il Giappone cerchi di sviluppare dei propri legami sul fronte della difesa con la Thailandia. Nel giugno 2016, l’allora ministro della difesa Generale Nakatani visitò la Thailandia e diede inizio a vari passi sostanziali nel campo dei legami bilaterali in termini di scambi, esercitazioni ed addestramento. Tra questi vi erano la creazione di canali di comunicazione tra l’esercito reale thailandese e la forza di autodifesa di base del Giappone; l’invio per la prima volta di osservatori militari thailandesi alle esercitazioni di Salvataggio di Nankai, ed un ingaggio multilaterale sotto l’egida dei ministri dell’ASEAN.
I colloqui bilaterali hanno anche toccato altri aspetti ambiziosi delle relazioni tra militari, quali la cooperazione dell’industria della difesa e trasferimenti potenziali dell’equipaggiamento della difesa. L’interesse thailandese punta ad equipaggiamenti specifici come gli aerei P-1 delle forze di autodifesa giapponese e gli aerei di salvataggio anfibi US-2.
Per tornare alla politica thailandese, non ci sono segni che i militari vogliano andarsene. La transizione reale ha lasciato un vuoto di potere nel dominio politico thailandese.
I militari non sanno come sarà ricevuto il nuovo re tra i thailandesi e cercano così ogni modo per radicarsi nella politica. Questo comporta probabilmente che ci vorrà ancora molto per un ritorno alla democrazia.
Questa situazione meno che democratica ha aperto spazi a paesi come il Giappone per affilare la propria strategia per raccogliere benefici.
Ci sono sempre maggiori richieste al Giappone di usare la già robusta crescita nella regione per contrastare il dominio crescente cinese. A Gennaio il primo ministro Shinzo Abe visitò Indonesia, Filippine, Vietnam ed Australia.
Sebbene la Thailandia non fosse stata inclusa in questo giro l’obiettivo della visita era chiaro, giocare un ruolo attivo nella regione per contrastare l’influenza cinese crescente e mitigare le ansie sul declino dell’influenza americana.
Chiaramente il Giappone ha scelto di seguire i passi cinesi nell’appoggio del regime militare thai, cosa che nel lungo periodo non migliorerà la crisi politica thailandese.
Sebbene il Giappone abbia flirtato con una politica estera basata sui valori come l’Arco della Libertà e Prosperità, promossa da Abe nel suo primo governo, ora il Giappone ha un approccio più pragmatico legato agli interessi giapponesi evitando il rischio di provare ad influenzare gli sviluppi politici nel paese.
Parte di questo approccio pragmatico, il Giappone trae vantaggio dai legami tra le due monarchie. Con Bhumibol le relazioni tra la corte reale Thailandese e la famiglia imperiale giapponese erano intime. Il Giappone vuole mantenere tali relazioni strette anche dopo la scomparsa di Bhumibol.
A marzo l’imperatore Akihito e l’imperatrice Michiko visitarono la Thailandia per dare il loro omaggio alla tomba di Bhumibol. Tennero una discussione privata col nuovo re durante il quale, come ha descritto l’agenzia della famiglia Imperiale Giapponese, Vajiralongkorn trattò l’imperatore e l’imperatrice “in modo eccezionale” come suoi ospiti di onore.
Dopo l’udienza reale si vide Re Vajiralongkorn inchinarsi profondamente verso l’imperatore e l’imperatrice mentre la loro auto si allontanava dall’entrata della residenza reale.
La Thailandia è un partner importante del Giappone nel contesto della politica regionale nel sudestasiatico.
Nel manterrà proficuamente i propri interessi in Thailandia, il Giappone migliorerà anche la propria posizione strategica nella regione.
Pavin CHACHAVALPONGPUN, JapanTimes