E’ stato solo una parte del cambiamento strategico che colpisce non solo la politica nazionale, ma modifica anche la politica estera cambogiana.
Il deteriorarsi delle relazioni diplomatiche con gli USA è stato solo un danno collaterale della distruzione democratica. Invece durante tutto l’anno, le tensioni sono state artificiosamente accresciute dal governo cambogiano senza una ragione plausibile. Con la sanzione sui visti imposta a dicembre dagli USA, le relazioni hanno raggiunto un nuovo minimo con gravi svantaggi per entrambe le parti.
Da una parte la politica estera cambogiana rischia di perdere quel bilancio che per ogni piccola nazione circondata da forze regionali potenti è sempre stato un grande vantaggio.
Senza buone relazioni verso il grande attore nell’ordine internazionale, la dipendenza della Cambogia verso le altre nazioni è destinata a crescere. Inoltre, la Cambogia ha bisogno di fissare la sua disputa su un debito che gli USA garantirono negli anni 70 poter diventare un membro del Fondo Monetario Internazionale.
D’altro canto gli USA hanno svenduto la propria influenza regionale al rivale cinese. Mentre sono indaffarati con altri conflitti, con Iran e Corea del Nord al primo posto e con Siria, Iraq e Ucraina sempre pronti a tornare in auge, gli USA mancano sia della capacità che volontà politica per rendere prioritaria la disputa con la Cambogia.
Più probabilmente Washington proverà a controbilanciare la perdita di influenza in Cambogia rafforzando i legami con Vietnam e Thailandia.
Automaticamente questo comporta una domanda, se cioè la Cina sia solo beneficiaria dell’erosione delle relazioni USA Cambogia oppure se non sia la forza che la manovra.
Negli ultimi anni, la Cambogia è divenuta il più grande paese recettore di aiuto internazionale garantitole dalla Cina, sempre e comunque definito privo di condizioni dalle controparti a Phnom Penh che devono ancora spiegare il vantaggio di riporre tutto nella Cina.
Con questo orientamento unilaterale, la Cambogia mette a rischio le proprie relazioni dentro l’ASEAN dove alcuni paesi hanno delle dispute con la Cina per reclami territoriali in competizione nel Mare Cinese Meridionale.
Sarebbe comunque prematuro definire la Cina un sostenitore forte del governo cambogiano contro le sfide nazionali con il CNRP. Pechino invece dà grande importanza alla stabilità politica cambogiana, indipendentemente da chi la governa.
Per assicurarsi i propri interessi di lungo termine, la Cina usa intensi investimenti esteri diretti, legami di affari e crescenti enclavi esclusive cinesi nella società e anche privilegi economici esclusivi nell’economia, criticati come elementi neocoloniali dagli osservatori internazionali, per cementare la propria influenza al di là delle relazioni politiche.
Non ci sono indicazioni di una decelerazione di questa sistematica appropriazione nel prossimo futuro con effetti imprevedibili sulla popolazione nazionale.
Mentre la Cina è l’attore più influente in Cambogia, l’essere sotto la sua tutela comporta una debolezza fondamentale. La Cambogia dipende fortemente dall’accesso ai mercati occidentali in particolare per i prodotti della sua industria dell’abbigliamento che ha il vantaggio di un trattamento commerciale preferenziale.
Dopo la dissoluzione de lCNRP si sono fatte più forti le richieste di rivedere questi aiuti di fatto, specialmente il progetto EBA, Tutto ma non le armi, istituito dalla Unione Europea.
Il 12 dicembre il Parlamento Europeo ha mandato un avvertimento forte con la sua risoluzione in cui chiede alla UE “di prendere in considerazione il ritiro temporaneo delle preferenze commerciali accordate dal progetto EBA”.
Ciononostante è molto improbabile che EBA sarà sospesa nel prossimo futuro dalla UE. Lo si considera l’ultima opzione che non deve essere sprecata per un incidente che non ha provocato alcun movimento politico interno in Cambogia.
In aggiunta, la Politica estera e di sicurezza Comune della UE è soggetta all’unanimità e vari stati europei orientali hanno già fatto sapere che non sono interessati alla revisione delle relazioni con la Cambogia. L’Ungheria gode di eccellenti accordi bilaterali con la Cina, accordi che non si possono sottostimare rispetto all’approccio europeo.
Quindi le reazioni politiche alla dissoluzione si limitano a qualche cambio minore nella cooperazione allo sviluppo e all’apertura a chi cerca asilo politico tra gli ex membri del CNRP e della società civile.
Questa valvola di sfogo stabilizza l’attuale governo cambogiano sebbene non sia ricercato dai paesi occidentali.
C’è anche un secondo e persino più importante sviluppo per i cambogiani: la Thailandia offre lavoro, talvolta in condizioni subumane, per tantissimi cambogiani che non possono essere assorbiti dall’economia cambogiana. Finché i cambogiani insoddisfatti e marginalizzati potranno facilmente lasciare il paese, la Cambogia resterà stabile nonostante la repressione politica crescente.
Di conseguenza, tutti i partner internazionali della Cambogia fanno bene ad assumere che ci sarà la continuità politica dell’attuale classe politica.
Essa emergerà rafforzata dal 2017 quando gli stati occidentali hanno perso considerevole terreno rispetto all’espansione cinese, sebbene è ragionevole dubitare che questo cambiamento strategico sia benefico per l’intero paese.
Markus Karbaum, Thediplomat