Un tribunale provinciale a Yala, profondo meridione thai, ha sentenziato una ragazza cieca ad un anno e mezzo di carcere per aver postato del contenuto ritenuto in violazione della legge di lesa maestà.
La ragazza di 23 anni Murhyatee Masoh, disoccupata, avrebbe postato due volte su Facebook a ottobre 2016 il materiale in voce ed era in carcere dal novembre 2016. I fatti sono avvenuti immediatamente a ridosso della morte di Re Bhumibol. La ragazza si è dichiarata colpevole ed ha avuto la pena dimezzata.
Il suo avvocato Kaosar Aleemama ha detto che la Corte “ha compreso lo stato della ragazza ma ha anche detto che la legge è la legge”. Non le è stata sospesa comunque la pena a causa della severità del reato.
La ragazza è accusata di aver condiviso un articolo di Giles Ji Ungpakorn, accademico thailandese che fuggì all’estero nel 2009 dopo essere stato accusato di lesa maestà.
La ragazza lo ha condiviso mediante un’applicazione per non vedenti che permette di leggerlo. La ragazza è stata denunciata da cittadini non vedenti come lei.
Qui pubblichiamo un’analisi su questo anno che apre un nuovo periodo della Thailandia.
Un anno vissuto pericolosamente di Thanithan Pongsudirhak
Si pensava che sarebbero rimasti al potere per la transizione reale, ma stanno da troppo tempo ed ora vogliono vincere le inevitabili elezioni.
Guidati dal primo ministro Prayuth, i generali che governano il paese dalla presa del potere a maggio 2014, sono ora in un angolo, chiaramente al massimo del potere politico ma con lo sguardo verso l’abisso, indisposti ad andarsene senza combattere ed incapaci di stare senza un mandato popolare. Nella situazione intermedia, il governo di Prayuth probabilmente manipolerà il panorama politico per avere tutto, tenere elezioni e mantenere il potere dopo.
Più lui e i suoi amici si muovo su questa strada, più la Thailandia rischia in questo anno critico di transizione dal governo militare al governo elettorale.
Tutti sanno che il governo militare è controllato da una banda di tre “fratelli” militari. Insieme col vice primo ministro Prawit Wongsuwon ed il ministro degli interni Anupong Paojinda Prayuth guida questo triumvirato ed il cuore del potere politico.
Questi tre generali vengono dalla stessa unità militare, il XXI reggimento della seconda divisione di fanteria che protegge il confine orientale, e un tempo condividevano, da giovani, la stessa casa, com Prawit che aveva il ruolo del grande fratello verso gli altri due.
Tutti e tre divennero comandanti dell’esercito per sette anni e ristrutturarono l’esercito e i militari thai secondo la propria volontà, ponendo i fedeli ed i confidenti nelle posizioni chiave. La loro presa sui militari diede loro il comando completo quando fecero il golpe.
Ma ora sono nei guai. Il generale Prawit è diventato il punto più debole del governo.
Lo scandalo che lo vede al centro coinvolge i suoi dubbi orologi di lusso, del valore di oltre un milione di dollari, ma è solo la punta di un iceberg. Più si mette sotto la lente di ingrandimento la sua condotta e i suoi risultati, più vengono fuori la corruzione marcia dei militari.
Dall’acquisto inspiegabile di armi come carrarmati e sottomarini alla costruzione di un parco tematico che coinvolse mazzette ed accuse di influenze indebite e corruttela per promozioni di polizia, per non citare il maltrattamento dei cadetti delle forze armate, le forze armate reali devono rispondere a tante cose, sia come forze armate che come potere dietro ad un governo in carica.
Quello che è interessante è che questo marciume va avanti da un po’. Il progetto del parco Rajabhakti, presieduto dall’allora capo delle forze armate Gen Udomdej Sitabutr, venne all’inizio del governo militare. Prawit ha indossato sin dall’inizio questi orologi da prezzi impossibili.
La sua supervisione delle forze di polizia, assistita dal fratello generale di polizia Patchawaran Wongsuwon, ha coinvolto le pressioni lobbiste sin dal primo giorno. Come era chiaro dal primo giorno anche l’appetito del governo militare per sistemi di armi costosi.
Ma improvvisamente ai generali non si dà più un lasciapassare ed il beneficio del dubbio. Ora molti si sono spinti a chiedersi perché i generali Thai tendono ad essere multimilionari ed in dollari quando i loro salari ufficiali sono appena 2 mila dollari al mese.
Il cambio della fortuna politica per il governo militare si origina dal fatto che il loro lavoro si è completato con la transizione reale e la cremazione di Re Bhumibol lo scorso ottobre.
Ma invece di scomparire come promisero di fare quando fecero il golpe, i generali al governo vogliono restare al potere in qualche modo in modo indefinito attraverso la manipolazione della costituzione e il porre i propri sostenitori in varie agenzie che promuovono la responsabilità, come la Commissione Elettorale e l’agenzia contro la corruzione, quest’ultima guidata da un generale di polizia che era il braccio destro del generale Patchawaran Wongsuwon.
Chiaramente, il sentimento comune è che la legittimità della giunta ha superato la data di scadenza, e la giunta lo sa.
Molto naturalmente, Prayuth si è trasformato in politico completo che sarà. I suoi viaggi ultimi a Suphan Buri, Sukhothai e Nakhon Panom includevano incontri con i politici del posto. Il governo ora allarga i cordoni della borsa con un occhio alle elezioni.
Oltre sei miliardi baht sono destinati a Sukhothai, ed altro ancora per le altre province e la rete del patronato nelle province prima delle elezioni.
Tutto questo implica maggiori tensioni tra gli aspiranti capi civili che apdel Puea Thai e Partito democratico da un lato ed i grandi generali che vogliono restare al potere dall’altro. Ha la puzza del periodo 1991-92 quando un golpe finì in una dittatura militare attraverso le elezioni. Ma forse i generali saranno più saggi ora. Si affideranno alla politica di partito e alle norme costituzionali sbilenche, come la nomina di un terzo di militari nel parlamento, per averla vinta.
La grande questione non è se ci saranno le elezioni, sebbene siano plausibili altri ritardi benché improbabili alla luce della pressione pubblica sul governo, ma se le elezioni future condurranno ad un nuovo bilancio tra le istituzioni e protagonisti chiave della nazione.
La grande questione in Thailandia è che le elezioni non devono essere assimilate al governo democratico genuino.
Per arrivare ad un potere democratico soddisfacente e duraturo, le istituzioni democratiche come partiti, costituzione e parlamento devono essere rafforzati per dare un risultato efficace per un elettorato stanco del patronato sistemico e corruzione di rappresentanti eletti nei decenni. Si deve incoraggiare il talento nuovo nel sistema dei partiti.
La costituzione dei militari, disegnata da un comitato nominato dalla giunta, richiede una completa riscrittura per essere democratica. Giustizia e governo della legge devono essere viste come uguali e giuste, non manipolate e diseguali a favore di chi detiene il potere.
Più importante, bisogna promuovere e coltivare una cultura di responsabilità e richieste popolari di diritti e libertà, insieme alla responsabilità ed integrità.
La democrazia thailandese non nascerà dal tenere le elezioni ma dal lavoro duro e sostenuto di instillare valori e dalla costruzione di istituzioni e meccanismi per esercitarli.
Il focus per chi ha a cuore il futuro della Thailandia deve essere ora di riempire il gap tra elezioni e democrazia minimizzando la corruzione e massimizzando la responsabilità.
E’ una grande questione in questo anno duro di inevitabile transizione.