Il giornale Thailandese Prachatai ha condotto un lavoro di indagine sulle lavoratrici del sesso in Thailandia partendo dalla considerazione che nessun governo thailandese ha mai fatto un’indagine conoscitiva, sull’industria sessuale del paese nonostante contribuisca per il 10% alle entrate turistiche con oltre 123 mila lavoratrici del sesso nel paese.
Questi Sono dati USAIDS, il programma dell’ONU su HIV AIDS.
Nonostante sia una colonna dell’economia del paese e che tantissima gente ci campi, la prostituzione resta illegale in Thailandia, lasciando le lavoratrici del sesso in Thailandia in una condizione di precarietà, in una zona grigia dei diritti, esclusi dai servizi sociali e deboli di fronte ai soprusi.
La descrizione delle lavoratrici del sesso nei media thai è quello di donne pigre che fanno soldi facili facendo sesso con i loro clienti.
Tale pregiudizio non vede il fatto che le lavoratrici del sesso in fondo si affidano alle loro esperienze consumate come in ogni altro campo, che sia la capacità di negoziare, di vendersi. Sono fattori cruciali nello spingere i clienti a tornare.
I lavoratori liberi che non hanno un lavoro fisso devono trovare un modo per rendersi attraenti. La maggioranza dei loro clienti sono tassisti, lavoratori e giovani adulti dai guadagni bassi.
Una sessione può costare dai 500 agli 800 baht, 20 euro. Alcuni operano in vari luoghi per aumentare il numero di clienti, muovendosi verso luoghi più attivi quando il loro posto solito è morto. Per i lavoratori del sesso più avanti in età, la sessione può costare anche 300 baht per competere con i più giovani.
Kaem è una prostituta indipendente che attende i suoi clienti a Bangkok fino alle 3 della notte. Quando le va bene riesce a fare anche 4000 baht, un centinaio di euro. Ma quando è tutto calmo può restare anche senza clienti.
Kaem, giovane e carina, potrebbe lavorare stabilmente in uno dei Massage Parlour oppure in un bar di eccezione, ma lei dice che preferisce la libertà di essere indipendente.
“E’ liberante. Se un giorno, ho da fare oppure ho le mestruazioni, o mi sento stanca, non ci vengo. Non devo chiedere a nessuno di andarmene. Non devo avere riduzioni di paga. Nessuno dirige la mia vita. Mantengo ogni singolo baht che faccio dai clienti. Nessuno si prende nulla” dice Kaem.
Ma è un prezzo che si porta una certa insicurezza. Mentre sui giornali appaiono le immagini di poliziotti che fanno i raid nei bordelli, la polizia non ostacola l’industria sessuale thailandese. La pressione pubblica ad intervalli irregolari si fa sentire sulla polizia affinché mostri i frutti del proprio lavoro, ed ecco raid e repressione su chi lavora in modo indipendente…
Un altro rischio per i lavoratori del sesso viene con i clienti indesiderabili, che possono essere ubriachi, che non vogliono usare il preservativo, o che non vogliono pagare. Nel trattare questi casi le lavoratrici del sesso sono a rischio fisico. Prive di protezione legale, la cosa migliore che possono fare è diffondere l’avviso con il passa parola.
Di fronte a tali rischi molte ragazze scelgono di perdere parte della loro libertà per una certa sicurezza in luoghi come bar Karaoke oppure Massage Parlour. Queste ragazze con impiego fisso sono libere dal rischio di clienti indesiderabili ma non dal rischio delle autorità.
Commercio illegale ed operazione legale
I cosiddetti Bar Karaoke sono una forma moderna di bordello dove sono presenti per ornamento macchine del Karaoke. Nessun cliente viene qui per cantare quanto per servigi sessuali.
Perché allora questa farsa?
Mentre la prostituzione è proibita dalla legge thailandese, massaggi e bar karaoke sono registrati come imprese normali. Quando le lavoratrici del sesso sono arrestate le autorità usano la legge della prostituzione, considerando solo lo scambio cliente ragazza, ma non sono coinvolti i proprietari del locale.
Eppure di clienti incriminati se ne vedono pochissimi. E’ un lavoro dove il datore di lavoro è legale, ma il lavoratore non lo è. Il cliente la fa franca. Gli operatori dei bordelli sono incriminati solo se violano altre leggi, come la presenza di minorenni oppure di lavoratori dell’emigrazione.
Nel giugno 2016, un’incursione della polizia a Nataree, un Massage Parlour, portò all’arresto di 119 lavoratrici del sesso, sette delle quali minorenni e sei di loro birmane. Le ragazze furono accusate di prostituzione, il padrone del bordello fu accusato di traffico umano.
In precedenza alcuni poliziotti in copertura avevano fatto da clienti ed avuto sesso. Questa operazione fu poi criticata come ipocrita se non illegale. La polizia si era portata dietro la stampa per fotografare le lavoratrici durante le operazioni e la polizia all’inizio aveva chiesto alle ragazze di iniziare a fare sesso.
Lo studioso ed avvocato Decha Kittivittayanan ha documentato casi in cui hanno ingannato le ragazze per far sesso e poi farle condannare usando alla fine i preservativi come prova.
“La Corte Suprema diede come ragione che dormire con una prostituta era azione necessaria appropriata nella ricerca della prova del reato in un caso penale e disse che gli ufficiali non avevano altro modo alternativo per provarlo.” dice l’avvocato.
Chantawipa Apisuk di Empower Foundation, che opera da decenni nel campo, indica sia la crudeltà che la mancanza di ragioni dietro queste operazioni puntuali.
“La polizia afferma che se non vanno in copertura come possono far gli arresti? Mi fa chieder però, perché devono poi fare degli arresti? Tutti hanno sesso. Se uno fa sesso a casa non è un reato. Allra perché avere sesso come lavoro è sbagliato?”
Jaet, ex prostituta diventata volontaria di Empower Foundation a Chiang Mai, racconta una storia raccapricciante.
“Una volta un ufficiale di polizia si finse cliente e chiese al gestore del bordello se ci fosse qualche minorenne. Quando il gestore disse che non ne aveva, il poliziotto gli disse di trovarne una per lui. Il gestore la trovò. All’inizio la ragazza temendo di trovar un cliente malvagio e non un poliziotto non fece sesso. Ma l’ufficiale insistette, continuò a corteggiarla per mesi finché la ragazza cominciò fidarsi, a pensare che fosse un tipo buono. Pensava che non le avrebbe fatto del male. Semplicemente si affezionò a lui e decise poi di andare con lui. Poi fu arrestata.
Ma sapete la parte schifosa? L’uomo di cui la ragazza si fidava fu colui che fece la interrogò e raccolse i dati proprio davanti alla sua faccia.
Ma ci sono conseguenze forti per la loro vita. Jaet ricorda che la maggioranza delle ragazze implicat in queste operazioni scelgono di lasciare l’industria perché rimaste traumatizzate. Chi invece vuole restare trova difficoltà a trovare lavoro perché sono temute di essere spie della polizia.
Queste operazioni secondo Jaet sono cresciute dal 2016. Il rapporto sullo schiavismo in Thailandia poneva il paese tra quei paesi dove la situazione del traffico è peggiore. Jaet dice che il governo confonde le lavoratrici del sesso che volontariamente entrano nell’industria con le vittime dello schiavismo.
Chantawipa dice che, se il governo fosse davvero impegnato a sopprimere la schiavitù, investirebbe nel denunciare le reti di persone influenti e persino di poliziotti che beneficiano del mercato, piuttosto che andar alla caccia e arrestare i pesci piccoli che potrebbero anche non essere vittima, quanto piuttosto aver scelto volontariamente di vendere sesso.
Ma la polizia reale Thailandese si è mostrata non toccata dalle critiche per queste operazioni. Un rappresentante della polizia, in un incontro con il comitato ONU contro Le discriminazioni, si spinse a negare l’esistenza delle operazioni.
“Nel caso delle operazioni desidero insistere che la polizia reale thailandese non ha mai avuto indicazioni e mai sostenuto chi fa queste misure” disse il generale Kraibun Suadsong.
La corruttela è inevitabile per chi opera in una zona grigia del mercato. Le imprese del sesso devono passare grandi somme alle autorità per persuaderle a chiuder un occhio al lavoro sessuale, specialmente se operano nei distretti sessuali.
June, una lavoratrice del sesso dei bar di Ao Nang a Krabi, dice che ogni settimana il gestore del bar porta una lista di soldi da dare a vari dipartimenti del governo. In modo regolare rappresentanti dei dipartimenti vanno al bar a raccogliere le mazzette.
June che lavorava come cassiera ricorda che pochi dipartimenti cercavano mazzette nel passato. Dopo il golpe del 2014, però, il numero dei dipartimenti che chiedevano soldi è cresciuto.
Una volta venne al bar un uomo con andatura da spaccone e disse di venire per conto dlla Regione Otto e che doveva raccogliere le mazzette. Disse che se non avessimo pagato, avrebbe fatto chiudere il bar. Non avevo una questione di soldi. Comunque dovemmo pagare. Ma perché non ci parlava cortesemente? Disse di venir dalla Regione Otto, ma cosa è questa regione otto? Non so. Quando gli chiesi perché avremmo dovuto pagare la somma disse che il suo boss lo aveva ordinato. E’ il racconto di June.
Non fu il solo dipartimento a farsi vedere da June. CI sono state visite dalla polizia provinciale, divisione delle indagini, divisione due, cinque ed altri.
Secondo June, ogni dipartimento chiede fino a 2000 baht. Mentre nel passato le mazzette in totale erano 3000 baht alla settimana, ora la quantità è cresciuta fino a 10 mila baht dopo il golpe. Oltre a questo ci sono gli atti di gentilezza che di tanto in tanto chiedono.
Questi ufficiali non danno alcuna prova di transazioni monetarie, né June ha alcun modo di verificare se sono rappresentati genuini delle agenzie. Non si presentano mai ufficialmente. Ma June ha poche alternative se non pagare chiunque questa gente sia, per il desiderio di evitare guai.
Quando Prachati ha contattato il distretto di Ao Nang, Supot Chotchoi ha negato che qualunque dipartimento del governo abbia partecipato a questi scambi di soldi, insistendo che le sole responsabilità del distretto era di controllare che fossero rispettati gli standard di sicurezza e salute.
“Ci sono tre tipi di servizi a Ao Nang. Il primo, 44 hotel a cinque stelle. Secondo i piccoli hotel ed i resort. Questi rappresentano 80% del business di servizio. Poi ci sono i punti di intrattenimento, molti dei quali per strada, e ci sono altri 4 o 5 di fronte alla spiaggia. A noi interessa che siano registrati, che le procedure di sicurezza siano adeguate, che gestiscono i rifiuti in modo giusto.”
Mentre la legge proibisce il lavoro sessuale la corruzione coinvolge molti soldi per le autorità. Se si moltiplicano le somme che dice June per i bar registrati ad Ao Nang, è di 800 mila baht al mese, 21 mila euro) la somma raccolta ad Ao Nang.
Sebbene le lavoratrici del sesso dicono di non avere idea cosa accade a questi soldi, sono contente che le autorità non interferiscono con il loro lavoro se si pagano queste somme.
Ma in alcune regioni della Thailandia, le autorità domandano di più delle mazzette dai bordelli. Le lavoratrici del sesso di Mahachai, Samut Sakhon, sono continuamente vessate dalla polizia nonostante i loro datori di lavoro paghino fino a 3000 baht al giorno.
A Mahachai il mondo dei bordelli si mischia di frequente con il mondo dell’emigrazione, sia la legale che la clandestina dell’industria della pesca.
Pla, una ragazza che è diventata volontaria di Empower Foundation, racconta che la polizia pattuglia la zona dei bordelli tutte le notti, non per l ragazze ma per dare la caccia ai lavoratori clandestini che vengono ai bordelli. Chiunque sia scoperto a lavorare clandestinamente è arrestato e liberato solo dopo aver pagato la mazzetta.
Nel passato le autorità interferivano poco con i bordelli, ma erano solo interessati alla repressione del traffico umano. Ma come a Krabi, la vita delle lavoratrici sessuali è cambiata con l’arrivo della giunta NCPO.
Il primo segno dice Pla a Prachatai è che sono cresciute le mazzette. Prima i bordelli pagavano 2000 baht al giorno in mazzette, ora la somma è cresciuta a 3000. Ma gli effetti maggiori sono venuti con la legge della gestione dei lavoratori stranieri del NCPO.
Prima dell’arrivo al potere della giunta NCPO, i lavoratori stranieri erano un buon segmento dei clienti delle lavoratrici del sesso a Mahachai. Le multe forti contro i lavoratori clandestini messe dal NCPO hanno convinto molti lavoratori a tornare nelle loro nazioni di provenienza. Pla dice che la legge ha fatto calare del 40% il numero dei clienti dei bordelli.
Un proprietario dei bordelli Jiw ha cominciato a trovarsi problemi dopo il golpe del 2014. Per i primi due anni di governo militare, i suoi affari restarono come al solito. I guadagni andavano tra i 20 ed i 30 mila bath al mese, 800 euro circa, fino anche ad un migliaio di euro nei periodi festivi. Le misure del NCPO sugli immigrati ha portato ad un calo degli affari nei bordelli di oltre il 90%.
“Se continua così, dovrò probabilmente chiudere. Non sopravvivo. Dovrò trovare un altro lavoro. Per le ragazze, se devono avere due o tre clienti a sera, è sufficiente per vivere ma io dvo pagare bollette dell’acqua, della luce, mazzette e l’affitto. Ora ce la faccio ancora. Ma se continua fino alla fine del 2017 molti bordelli dovranno chiudere”
“Prima di Prayuth avevamo tanti clienti nei giorni dei salari, nei festival, il venerdì, il sabato e la domenica. La gente per strada sbatteva l’una contro l’altra. I lavoratori avevano speranze. Oggi nessuno spera. E’ solo una questione di fortuna. Ci sono pochi clienti che arrivano alla fine del mese”
Le strade un tempo vive e piene di persone sono ora vuote se non per la polizia che pattuglia le strade. Questi giorni prendono di mira le lavoratrici stesse.
Pla racconta che dopo il golpe del 2014, le autorità iniziarono a ispezionare l lavoratrici del sesso a caso più spesso, cercando specificamente droga e preservativi, questi ultimi prova di essere prostituta. Le ragazze sono rilasciate con multe piccole, ma i bordelli sfortunati rischiano la chiusura per qualche giorno e devono pagar le mazzette ugualmente tutti i giorni.
“Nel passato quando la gente scazzottava nel bar, si doveva attendere un’ora l’arrivo della polizia, quando la gente se ne era già andata a casa. Ma oggi vedo la polizia più spesso di quanto veda mio marito” dice Pla scherzando.
La polizia chiede alle ragazze la cooperazione attiva all repressione del lavoro sessuale. Pla spiega che quando la polizia prova a raggiungere la quota annuale, chiedono ai bordelli di inviare una o due ragazze a denunciarsi alla polizia. Le ragazze danno le impronte digitali e pagano una multa di 5 euro. Benché la somma sia alquanto piccola, le ragazze così si ritrovano la fedina penale sporca.
Quanto visto ora, sono le azioni della polizia locale, moto differente se paragonata alle forze di polizia di Bangkok. Le lavoratrici del sesso non sanno quando si presenteranno da Bangkok per un’ispezione e le autorità entrano sempre con la forza nelle stanze dove ci sono i clienti.
Nel caso peggiore ricorda Jiw la polizia la sorprese con un cliente e l’accusarono di traffico umano. La multa da 3000 euro la dovette pagare come mazzetta, perché la pena ufficiale sarebbe stata persino peggiore.
“Un poliziotto chiese quanto avrei potuto dare All’inizio dissi 20 mila baht, ma non l’accettò. Allora dissi che tutto quello che avevo erano 30000 baht e non era ancora soddisfatto. Allora gli chiesi quanto volesse. Disse 50 mila baht. Chiamai una ragazza e chiesi du raccogliere da 1000 a 2000 dalle altre. Riuscimmo a raccogliere 20 mila baht che una ragazza consegnò alla stazione di polizia. Dopo l’ufficiale mi rilasciò.”
Mentre la giunta NCPO considera l’industria del sesso come causa dello schiavismo, il lavoro sessuale è scelto anche volontariamente da molti come mezzo di sostentamento, distinzione che le politiche della giunta non riconoscono. Così la repressione del governo sull’industria del sesso spinge via molti lavoratori dai lavori che li sostengono.
La paura dell’interferenza della polizia ha convinto molte lavoratrici del sesso verso lavori fissi, a favore di chi si fa pubblicità su internet. Ma le lavoratrici indipendenti, come detto prima, sono a maggiore rischio di abuso da parte dei clienti oltre a maggiori carichi finanziari.
Le dure politiche del governo thai contro le lavoratrici del sesso spingono molte di loro verso la precarietà, Ma naturalmente accusare solo la giunta NCPO non è giusto. La repressione della giunta sul lavoro sessuale è stato possibile dal sostegno generale da parte della società thailandese, dove il lavoro sessuale continua a portare un significativo stigma sociale.
Come dovrebbe considerare la società il lavoro sessuale e tenere alta la dignità dei suoi lavoratori?
Additare le lavoratrici del sesso come fonte di malattie, di essere puttane o sfaticate non solo è una distorsione della verità, ma significa spingerle ai margini nella società. Non tutte le lavoratrici del sesso sono vittime del traffico, della povertà o della società patriarcale. Sono discorsi che servono solo a dare legittimazione alla gestione da mano pesante dell’industria da parte del governo.
Una lavoratrice del sesso diede un consiglio a chi scrive, parole che forse aiuterebbero tutti a vedere con chiarezza le storie delle lavoratrici del sesso.
“Quando scrivete di noi, non vedete solo delle donne cattive o puttane. Allo stesso tempo non gettateci addosso la pietà come se fossimo sempre vittime. Scrivete solo che siamo lavoratori che non hanno i diritti che dovrebbero avere. E’ sufficiente questo”
Kornkritch Somjittranukit, Prachatai.com