Oltre venti anni fa, nel lontano distretto Baset di Kampong Speu, un gruppo di abitanti scavava un pozzo quando udirono un suono inatteso: il rumore delle loro pale su una pietra.
Quando scavarono più a fondo scoprirono prima una lastra coperta di intagli antichi e poi altre tre. Presto scoprirono essi stessi le rovine di tempio antico. Le tavole di pietra furono riposte sotto una capanna che gli abitanti adorarono per venti anni. Non sapevano di stare seduti su una scoperta archeologica che potrebbe ridare forma ad un dibattito di secoli storico, religioso e politico, quale è il luogo esatto di una favolosa Terra dell’Oro, il regno antico di Savarnabhumi.
Esploratori, ricercatori, teologi e politici si sono a lungo chiesto dove si trovasse Suvarnabhumi che trova riferimenti nelle storie Jataka della vita del Buddha e nei resoconti antichi buddisti del tempo dell’imperatore Ashoka che governò nel subcontinente indiano nel III secolo prima di Cristo.
Le descrizioni in tali fonti indicano che Savarnabhumi si troverebbe in Asia Meridionale o nel Sudestasiatico, e le variazioni sulla parola descrivono qualcosa che va da una città, ad un’isola e persino ad una penisola dell’oro. Comunque il luogo esatto restò un mistero ed il toponimo è molto controverso.
A fine dicembre Vong Sotheara, professore di Storia Cambogiana e del Sudestasiatico presso l’Università Reale di Phnom Penh, si è recato, su indicazione di un suo studente, ad ispezionare le tavole a Kampong Speu, tenute ora nella pagoda di Kiri Sdachkong. Al suo arrivo il docente scopre che solo due delle tavole sono leggibili, una era troppo svanita mentre l’altra era stata rubata.
Su una però ha letto un’iscrizione che esalta Re Isanavarman I dell’Impero Chenla risalente al 663. E’ scritta in una forma di lingua khmer del sesto secolo combinato con Sanscrito e Nagari.
“Il grande Re Isanavarman è pieno di gloria e audacia. E’ il Re dei Re, che governa su Savarnabhumi fino al mare che è il confine, mentre i re degli stati vicini onorano i suoi ordini” dice la traduzione.
Cambogia come Suvarnabhumi?
Mentre quanto scoperto di Sotheara deve ancora essere esaminata da altri e pubblicata, lui crede che le tavole sono la prova più provata per la localizzazione di Savarnabhumi. Secondo lo storico non sono state ritrovate prima iscrizioni su pietra che citano il termine prima. Averlo trovato uno in Cambogia è un punto di svolta nel dibattito.
Sotheara sostiene che la citazione di Savarnabhumi come un luogo governato da re khmer implica che si debba trovare in Cambogia e il termine potrebbe persino essere il nome di un regno Chenla precedente ad Angkor.
“Finora non sappiamo il nome cambogiano della Cambogia prima del Periodo Angkor. Abbiamo termini come Funan o Chenla solo da fonti cinesi” dice lo storico.
Secondo lo storico Sotheara, l’iscrizione apparteneva ad un tempio costruito da un uomo di nome Vrau Elt che si identificava come servo del Re Isanavarman I, il quale regnò nel regno Chenla dal 616 al 637 dopo Cristo, e stabilì la sua capitale Ishanapura, l’attuale complesso di Sambr Prei Kuk.
Come molte altre iscrizioni nel Sudestasiatico, gran parte di questa iscrizione esalta il re per il suo potere divino e il dominio sulla terra, ma la citazione di Suvarnabhumi posseduto direttamente da un re è ciò che sorprende lo storico di più.
Sotheara a sostegno cita che Savarnabhumi è una delle più antiche civilizzazioni nella regione, e vantava possedimenti territoriali vasti ed una reputazione di gloria con sé. La descrizione nelle tavole a Kampong Speu dice che le terre dell’oro si estendono fino al mare, cosa che Sotheara adatta all’idea comune che Suvarnabhumi sia da qualche parte nel sudestasiatico continentale.
“I fatti e le scoperte esistenti, insieme all’iscrizione a Kampong Speu, provano che Suvanrnabhumi fosse l’impero Khmer”.
E non è il primo a pensarla così. A sostegno dell’ipotesi di Sotheara è la Teoria di Funan espressa per primo dallo studioso francese George Coedes, la cui analisi delle scoperte dal primo al settimo secolo implicano che Suvarnabhumi era lo stato di Funan che fu poi conquistato da Chenla.
Si aggiunga che i cambogiani si sono sempre riferiti alla loro patria come Sovannaphum, parola moderna khmer per Suvarnabhumi. Ma lo stesso si può dire di tante popolazioni della regione.
Una affermazione contestata
Non bisogna sorprendersi che la Cambogia non sia l’unica a reclamare di essere La Terra dell’Oro visto che le fonti sono pochissime, vaghe e spesso solo accenni.
In Thailandia il governo ed il museo nazionale afferma che Suvarnabhumi occupava la costa del paese, lungo la piana centrale, attorno alla città antica di U Thong nella provincia occidentale di Suphan Buri. E il nome all’aeroporto internazionale di Bangkok di Suvarnabhumi vuole cementare l’identità nazionale.
In Birmania, politici e studiosi hanno affermato, sulla base delle cronache dei missionari buddisti dell’imperatore Ashoka del IV secolo, che Suvarnabhumi era il regno Thaton nella regione Tanintharyi che esistette dal 300 al 1057 dopo Cristo.
Anche Sri Lanka, Sumatra e Borneo sono state prima o poi scelte come possibile locazione di Suvarnabhumi.
Per Sotheare queste affermazioni in competizione sono gran parte il prodotto che gran parte della regione un tempo fu parte del grande impero Khmer. “Ecco perché loro affermano di essere Suvarnabhumi”
Comunque molti esperti e storici della regione hanno i propri dubbi. Lo storico cambogiano Michel Tranet dice che, sebbene Sotheara sia uno degli esperti maggiori di Sanscrito e Khmer antico, l sua tesi si poggia su una piccola pezza di prova.
“La scoperta di una iscrizione a Kampong Speu è importante, ma non è affatto sufficiente” dice Tranet. “Abbiamo bisogno di studi più approfonditi da una prospettiva politica, economica e culturale.”
Tranet sostiene che la letteratura indichi Suvarnabhumi come più grande del solo impero Khmer. Sembra aver compreso Birmania, la penisola Malay e Indonesia, notando il significato delle rotte marittime che si riferiscono a Suvarnabhumi in varie fonti.
Nicolas Revire, esperto di storia del Sudestasiatico della Thammasat University di Bangkok, dice che non può esprimersi nei dettagli sulla nuova iscrizione finché non sarà analizzata e pubblicata, ma “c’è da essere molto cauti prima di affermare che Savarnabhumi era governata da un Re Khmer, o che Suvarnabhumi è di fatto la Cambogia.”
“L’esatta posizione di Suvarnabhumi è un argomento conteso sia tra specialisti che politici del sudestasiatico continentale”
Nicolas Revire in un suo articolo mette in guardia contro le colorazioni delle agende nazionaliste, “specie in Birmania e Thailandia che affermano ognuno a proprio vantaggio di essere la terra d’oro del buddismo.”
“Come atteso, questo mito ha formato la visione e l’interpretazione storica di generazioni di archeologi, storici e storici d’arte, specialmente in questi due paesi buddisti. Con tali agende nazionaliste non ci si deve sorprendere che la ricerca degli studiosi di identificare Savarnabhumi sia stata controversa e confusa”.
Secondo Revire, il termine potrebbe essere stato usato dagli antichi commercianti indiani per descrivere in modo vago un posto che va dalla Birmania Meridionale o Bassa Thailandia, la Penisola Malay o persino Sumatra come un “posto con grande ricchezze e spezie”. Infatti gli studiosi hanno spesso paragonato Suvarnabhumi alla ricerca del El dorato nelle Americhe.
Come Revire, l’esperto Arlo Griffith di Sanscrito della Scuola Francese dell’Estremo Oriente, trova anche difficile essere d’accordo con Sotheara, sebbene abbia già letto le tavole in pietra scoperte a Baset.
“Ho visto il contesto dell’avvenimento di due parole Savarna che vuol dire oro e Bhumi, terra” scrive Griffith. “Il significato del verso in questine non è perfettamente chiaro, ma sembra certo che Suvarnabhumi non forma qui il nome di alcun paese, quanto le parole sembrano significare terra dorata.”
Paure Locali e Orgoglio nazionale
Le tavole non hanno attirato il solo interesse degli studiosi.
Il giorno dopo l’ispezione di Sotheara, giunsero le autorità con l’intenzione di spostare le iscrizioni al Museo Nazionale, cosa che la popolazione ha impedito.
Mem Sovann, abate della pagoda Kiri Sdachkong ha detto che le tavole sono sacre e cadrebbe una maledizione su chiunque provasse a spostarle dal sito originale.
“L’uomo che scoprì le tavole venti anni fa morì appena dopo che le stele furono tirate fuori dalla terra” ha detto Sovann. Alcuni anni fa, quando la gente del posto provò a spostarle più vicino alla pagoda di qualche centinaio di metri, la comune fu afflitta da una lunga siccità.
“Non permetteremo che le autorità ce le portino via o cadrà su di noi un disastro”.
L’abate crede che sia scritta una maledizione sulle tavole per Sotheara comunque è una questione di interpretazioni di una riga di scritto che dice che chi ha cura delle tavole “fuggirà alla schiavitù”
Prak Sunnara, direttore generale del dipartimento del patrimonio del ministro della Cultura ha confermato di aver mandato dei funzionari alla ricerca delle tavole dopo essere stato informato da Sotheara. Per legge le tavole sono di proprietà del governo e devono essere messe al sicuro dal ministero.
Comunque Dom Penh, un meccanico in pensione e laico della pagoda, dice che lui e la famiglia proteggeranno con la vita le tavole.
Esprimendo il sentimento comune a quello degli altri abitanti, Penh ha detto che rimuovere le tavole “significa portare il rischio alle vite della gente qui”.
Il direttore Sunnara chiarisce che il valore nazionale e nazionalistico delle tavole supera le paure dei cittadini e, per quello che conta, lo scetticismo degli altri studiosi.
“Molti paesi della regione affermano di essere Suvarnabhumi ma non hanno mai avuto una prova concreta a provarlo. Ora noi l’abbiamo, e dobbiamo dare la cura maggiore poiché è una prova importante della gloria del nostro paese e del dominio nei tempi antichi”.
Rinith Traing, PhnomPenhpost.com