La giunta thailandese, dopo aver cambiato per la quarta volta la data delle prossime elezioni che si sarebbero dovuti tenere a novembre di questo anno, ha spiegato in termini pratici cosa intende per democrazia in salsa thailandese con alcune azioni intraprese dalla sua polizia, il cui fine è sempre quello di assicurarsi il silenzio dei cittadini mediante la paura.
La prima, non perché più importante, è la convocazione presso la Divisione per il crimine informatico di Bangkok dello storico thailandese, apprezzato in Thailandia come all’estero, Charnvit Kasetsiri che fu rettore della Thammasat University di Bangkok.
La sua colpa è un post su Facebook in cui indica la borsa della moglie del generale Prayuth, Naraporn, come una borsa di particolare pregio, mentre sarebbe solo uno dei tanti falsi rintracciabili a Bangkok. Per questo l’hanno accusato di aver seminato panico e disordine in base alla denuncia di un maggiore di polizia che ha visto nei commenti di molti alla borsa un atto possibile di ribellione e disordine.
Charnvit Kasetsiri si è recato dalla polizia ed ha contestato l’addebito in quanto chi fa le indagini sul fatto è un subordinato dello stesso accusatore che potrebbe così dirigere le indagini a suo piacimento.
Presenti al distretto della polizia vi erano tantissimi studenti dello storico che hanno espresso la loro solidarietà al loro maestro che ha denunciato questo caso come “un gioco politico fatto per chiudermi la bocca”.
Un altro caso tipico è l’accusa di lesa maestà lanciato dalla polizia contro Chanoknan Cartoon Ruamsap per aver condiviso un articolo della BBC Thailandese molto critico su Re Vajiralongkorn, per il quale era stato già condannato il militante Jatupat “Pai Dao Din” Boonpattararaksa.
La polizia sostiene che quest’ultimo caso contro Cartoon sarebbe stato iniziato insieme a quello di Pai Dao Din, ora condannato già a due anni e mezzo, ma era stato ritardato per problema di cambiamento di personale.
Chanoknan e Pai Dao Din sono gli unici due, tra le 3000 persone che hanno condiviso l’articolo, ad essere stati inquisiti per lesa maestà.
La ragazza appena dopo aver ricevuto il mandato di comparizione ha deciso di scappare all’estero.
In una lettera ha detto:
“IL tempo per prendere la decisione era molto breve. Avevo meno di 30 minuti per decidere se restare o andarmene. La difficoltà di lasciare questa volta significa che non potrò più tornare. Ho preso la decisione e l’ho detto a mio padre e mia madre. Erano tutti scioccati ma erano d’accordo. Nessuno mi vuole in prigione per cinque anni per aver condiviso un articolo della BBC”
Chanokwan che è fuggita quel giorno stesso era la portavoce del NDM ed era stata già arrestata varie volte negli anni passati sempre in relazione alla sua militanza.
Un altro esempio di cosa si intenda per democrazia in salsa thailandese giunge dall’incriminazione di sette attivisti democratici tra i più importanti che hanno indetto una manifestazione di protesta per lo spostamento delle elezioni previste per novembre.
Le accuse sono di sedizione per aver violato il divieto di raduni politici e di incitamento contro lo stato. L’autore della denuncia è un colonnello di polizia che tra le centinaia di persone ha individuato proprio i sette più famosi.
I sette accusati sono Sirawit Seritiwat, Nutta Mahattana, Rangsiman Rome, student activist Netiwit Chotiphatphaisal, Ekachai Hongkangwan, Arnon Nampa, avvocato dei diritti umani e Sukrid Peansuwan, un nuovo militante.
“Si è acceso il fuoco” ha detto Nutta Mahattana riferendosi alla buona partecipazione di gente alla manifestazione a segnalare una maggiore rabbia di fronte allo slittamento della data delle elezioni di 90 giorni.
“Vogliono spegnere il fuoco all’inizio perché tutti cominciano a muoversi. La gente sembra voler riprendersi dal torpore e persino i media l’hanno riportata questa manifestazione in modo simpatetico” ha detto Nutta che ha invitato tutti a partecipare alla prossima manifestazione il 10 febbraio al Monumento della Democrazia.
“Se abbiamo paura del potere illegittimo della giunta NCPO” ha detto Ja New “allora non c’è speranza nella lotta. Dobiamo aderire al principio che l’ordine della giunta non è legge. Continuerò a lottare indipendentemente dalle conseguenze. Stiamo mandando un segnale alla giunta”.
Alla manifestazione indetta hanno partecipato oltre un centinaio di persone e di queste 39 sono state accusate di aver violato la legge di assembramento politico e di averlo fatto ad una distanza di meno di 150 metri dalle proprietà reali. Rischiano sei mesi di carcere ed una multa pesante da 10 mila baht, l’equivalente di un mese di lavoro per un lavoratore a paga minima.
Quest’ultima casistica è molto nuova e non è stata mai usata prima né è stato mai fatto conoscere ai manifestanti.
Sembra che tra i 39 manifestanti ci siano anche Sombat Boonngamnong e Veera Somkwamkid: il primo un militante democratico ex maglietta rossa, mentre il secondo è un realista ex maglietta gialla: entrambi chiedono che la giunta rispetti la sua promessa di tenere elezioni a novembre 2018.
Importante notare che in un’altra zona a poca distanza dal palazzo reale un’altra manifestazione si è tenuta per dare sostegno al generale Prawit chiedendogli di non dimettersi. Il generale infatti ha fatto sapere di essere pronto a dimettersi se lo vuole la gente.