Lavoratori e impiegati filippini, che convivono con l’HIV e sono perciò discriminati sul posto di lavoro, spesso accettano passivamente per paura di essere ancora più esposti negativamente e perdere le possibilità di trovare un lavoro.
La discriminazione passa dal rifiuto dell’assunzione, al licenziamento illegittimo alle dimissioni forzate di chi ha l’HIV, come anche all’aggressione da parte degli altri lavoratori aizzati dai rispettivi datori di lavoro.
Nella maggioranza dei casi di discriminazione un’indagine di Human Rights Watch ha documentato che i lavoratori con HIV nelle Filippine non hanno denunciato il fatto per paura che questo possa avere ripercussioni sulla futura ricerca di lavoro.
“Le Filippine presentano sia un tasso di infezione da HIV molto alto che la paura dei lavoratori di non poter trovare giustizia se sono discriminati sul posto di lavoro” dice il ricercatore filippino di HRW Carlos Conde. “Il governo deve assicurare alle persone che convivono col virus di avere migliore protezione sul lavoro e che la gente sia meglio informata sulla malattia”.
I casi di nuove infezione da HIV al giorno nelle Filippine erano 4 nel 2010 mentre sono 31 nel novembre 2017; il totale è passato da 117 casi a 49733 casi, la maggioranza di cui lo si è avuto negli ultimi cinque anni solo, 41369. La maggioranza delle infezioni la si ha tra uomini e transgender che fanno sesso con uomini. 84% dei casi sono persone di età tra 15 e 34 anni.
Sebbene le Filippine abbiano una buona legge contro la discriminazione di persone con HIV sul luogo i lavoro, la legge non è affatto applicata.
Sembra che non esisti un database delle indagini e delle violazioni della legge da parte delle agenzie governative, posseduto invece da ONG che lavorano nel campo e che hanno loro dati propri.
Dall’indagine di HRW si evincono alcuni casi allarmanti.
Kevin di 36 anni che lavorava in un call center a Cagayan de Oro fu costretto a dimettersi dal lavoro e poiché non aveva alcuna conoscenza degli obblighi di legge ha perso il lavoro ed i benefici che gli spettavano dopo.
Il ministero del lavoro, della salute e della giustizia, come anche la Commissione dei Diritti umani non hanno informazioni specifiche sui casi di discriminazione che pure hanno visto negli anni, né programmi per incoraggiare chi ha vissuto questa discriminazione a fare denuncia.
La paura di chi subisce la discriminazione è tale che essi rifiutano di fare denuncia anche perché non sanno come iniziare questo percorso.
Ma c’è anche il fatto che gran parte dei problemi e delle discriminazioni nasce quando si ha il controllo sanitario dei lavoratori da assumere, per cui il datore di lavoro ritura l’offerta.
La discriminazione da HIV sul posto di lavoro non è neanche una cosa nuova nelle Filippine se è vero che esistono lavori del UNAIDS degli anni scorsi in cui si individuano i meccanismi di compensazione possibili, lavori che però non sono circolati molto.
Di qui nasce l’importanza di avere una campagna di educazione e informazione dei media che diano adeguate informazioni alle persone discriminate sul posto di lavoro per avere HIV e che combattano lo stigma sociale.
“Le esperienze del posto di lavoro delle persone che convivono con HIV portano alla luce una tragedia all’interno della tragedia dell’epidemia di HIV nelle Filippine” dice Carlos Conde. “L’amministrazione Duterte dovrà agire per assicurare che le cifre crescenti di persone con HIV non comportino maggiore discriminazione sul lavoro”
La ricerca di HRW si basa, tra l’altro, anche sull’intervista a 33 persone sieropositive di cinque grandi città.
La legge antidiscriminazione è la RA8504 del 1998 e rende penale la discriminazione con persone che convivono con HIV sul posto di lavoro “in qualunque forma dal preimpiego al post impieg, dall’assunzione, alla promozione, basata sullo status individuale del HIV di un individui reale, percepito o sospetto. E’ illegale la terminazione di un impiego in base allo status di sieropositività presunto o reale e ci sono penalità per chi viola la confidenzialità dei pazienti di HIV nelle professioni sanitarie.
Il ministero del lavoro che dovrebbe vigilare sulla prevenzione e controllo sul posto di lavoro dice che l’applicazione di leggi e direttive attraverso ispezioni sul posto di lavoro è stata inadeguata.
Il ministero ha ispezionato oltre 60 mila dei 937 mila compagnie nel 2016 e 44520 nel 2015, un cattivo risultato dovuto secondo il ministero alla mancanza di personale.
Si parla qui di compagnie formali che sono elencate nel ministero, ma non si parla del cosiddetto settore informale.
Un rapporto dell’Ufficio sulle Condizioni di lavoro identifica cinque possibili bachi quando si tratta dell’applicazione della politica. Non si mantiene la confidenzialità del lavoratore, il settore informale non è toccato, la mancanza di consulenza presso le imprese, il fatto che la conoscenza della prevenzione del HIV non si traduce in risultati attesi e lo stigma persistente verso le persone con HIV. Se ne dovrebbe aggiungere un sesto da includere come la mancanza di applicazioni di sanzioni.
E’ lo stesso ILO, Organizzazione Internazionale del lavoro a denunciare come manchino gli ispettori del lavoro che per altro hanno capacità limitate di fare particolari ispezioni: “La differenza tra il promuovere e il proteggere i diritti dei lavoratori è particolarmente evidente nella debole applicazione degli standard minimi.”
A questo poi si deve aggiungere che non si impongono multe, né si revocano le licenze a quelle imprese che non applicano gli standard minimi perché si preferisce spingere le imprese ad adeguarsi. In sostanza la fanno franca e la discriminazione contro chi è affetto da HIV è rampante.
Il rapporto di HRW fa notare come si è avuto un cambiamento nella diffusione di casi di HIV dagli inizi quando ad essere colpite erano le prostitute donne che rappresentavano il 62% dei casi.
Il ministero allora iniziò a promuovere l’uso del contraccettivo beccandosi le critiche feroci della chiesa che apostrofò il ministro Flavier, un protestante, agente di Satana che promuove la promiscuità, libidine, adulterio e immoralità sessuale.
Ora però è il 94% dei casi di infezioni riguarda uomini, e per 83% sono uomini che fanno sesso con altri uomini.
Lo stigma sociale verso persone della comunità LGBT è anche più forte e più difficile da combattere perché allo stigma del HIV si aggiunge quello delle proprie attitudini sessuali
“Se hai HIV o no, se sei gay molti filippini hanno un’opinione peggiore di te” dice Razon di una ONG, Pinoy Plus.
“Se l’epidemia esplodesse diciamo tra madri e bambini, avremmo una risposta differente da parte del governo. Il fatto che l’epidemia si concentra su persone LGBT, fa sì che la si ignora. Accade sempre col governo: se sono i gay ad esserne colpiti, li troviamo, li controlliamo, raccogliamo i dati di chi è sieropositivo, e quindi possiamo vedere come si muovono e come si comportano. E’ sempre la stessa attitudine dei governanti. Lo stigma è il grande scoglio” dice Jonas Bagas che aggiunge come si debba porre l’enfasi sia sull’epidemia che sui diritti umani per rimuovere la discriminazione dei settori vulnerabili della società filippina.
La maggioranza delle persone intervistate da HRW e discriminate sul posto di lavoro per avere l’HIV dice che la paura che si sappia del loro stato sieropositivo è la ragione principale per cui non hanno sporto denuncia: la difficoltà di trovare un altro lavoro poi è molto reale.
Ma per molti semplicemente non si sa dove rivolgersi per chiedere aiuto, oppure lo stigma potenziale che cade sulle famiglie.
La conoscenza stessa del HIV, del come prevenirlo con pratiche sessuali corrette, del ruolo dei preservativi per prevenire la trasmissione, la mancanza di conoscenza dei diritti di chi ha HIV sono cause che rafforzano la diffusione dell’epidemia e lo stigma sociale stesso e quindi la discriminazione sul posto di lavoro.
Nei centri per la sicurezza sui luoghi di lavoro, si parla anche di HIV ma non si affronta il tema della discriminazione e dei servizi per combatterla.
In genere si lascia alle ONG l’onere di combattere la discriminazione sul posto di lavoro di persone con HIV.
Un assistente procuratore del ministero di giustizia presso il Philippine National AIDS Council riconosce che non esiste un database di casi ma solo di due casi di sua conoscenza. In nessun caso un tribunale ha condannato un datore di lavoro od un’impresa per discriminazione sul posto di lavoro in base allo status di sieropositività.
Un avvocato che assiste i gruppi LGBT dice che tra le persone con HIV è limitata la coscienza di avere diritti umani da far rispettare e l’ambiente non aiuta chi convive con HIV sia perché non sanno cosa fare sia per la paura di far conoscere la propria identità e lo stato di sieropositività.
Caso di licenziamento
John: è un insegnante di una scuola cattolica a cui fu diagnosticato HIV nel 2015. Tranne che al suo partner ha sempre nascosto il suo stato dalle monache della scuola temendo il licenziamento.
Quando iniziò a prendere nel 2016 le pillole antiretrovirali presso un centro governativo, doveva mostrare ogni volta che andava al centro l’assicurazione sanitaria e il certificato del versamento dei contributi della scuola. La frequenza dei certificati mise in allarme la scuola e John fu costretto a rivelare il proprio status di sieropositività.
Poco tempo dopo la scuola decise di non rinnovare il contratto per il suo stato sanitario perché “provavano a proteggere la dignità della scuola”.
John lavora in un’altra scuola cattolica in cui però si ripropone il bisogno di avere la documentazione del datore di lavoro sull’assicurazione sanitaria per poter ottenere le pillole antiretrovirali.
Caso di rifiuto di assunzione
Marlon è un giovane marinaio di Manila che seppe del suo stato a dicembre 2015. Dopo la diagnosi partecipava ai programmi di trattamento presso un ospedale governativo e continuò a cercare lavoro. Fece menzione del suo status all’agenzia di impiego del suo status di sieropositività ricevendo un rifiuto di assunzione.
“Le agenzie di impiego mi dicevano che il principale non voleva assumere persone con malattie come HIV” dice Marlon. “Mi era rifiutato il lavoro sempre per il mio status. Mi dicevano che avrebbero richiamato ma non lo hanno fatto mai”
“Le agenzie di impiego sono i posti dove comincia la discriminazione”.