Unione Europea e Filippine firmano un accordo di cooperazione economica che è entrato in vigore giovedì scorso.
L’accordo di Partnership e cooperazione, PCA, copre 260 milioni di euro di aiuto mirato a eliminare sacche di povertà investendo in energie rinnovabili per dare elettricità alle province remote delle Filippine e a finanziare progetti di sviluppo nell’isola meridionale di Mindanao.
Altri fondi potrebbero essere trovato con accordi con altri donatori con la Banca di Sviluppo Asiatica.
“Guardiamo alla creazione di lavoro, di scuole, servizi sociali e sostegno al processo di pace nelle Filippine. Vogliamo anche sostenere le persone dislocate dal conflitto perché ritornino ad una vita normale” ha detto Stefano Manservisi, direttore generale per la cooperazione internazionale presso la Commissione Europea, a Manila venerdì scorso.
L’Europa Unità è il maggior contribuente al programma di aiuto allo sviluppo che punta su Mindanao, provincia povera con forte presenza di insorgenze.
“Non ci sono condizioni unilaterali legati all’assistenza allo sviluppo alle Filippine” ha detto Manservisi.
La situazione dei diritti umani che si deteriora sempre di più ha un’influenza sull’aiuto estero?
“Manservisi ha aggiunto: “Restiamo preoccupato sugli omicidi ma ci sarà un meccanismo appropriato per affrontare queste preoccupazioni”
L’Europa è una grande fonte di investimento estero nelle Filippine. E’ anche il secondo maggior mercato per le esportazioni filippine con oltre 732 milioni di euro di prodotti.
Ma le relazioni di lungo tempo sono state messe in dubbio quando Duterte divenne il presidente filippino a giugno 2016 e lanciò la repressione massiccia e brutale sulle droghe illegali, di cui sono apparse sui media internazionali tante immagini di corpi bucati da proiettili di piccoli criminali e tossicomani accendendo la rabbia e la condanna internazionale.
Per Duterte si trattava di interferenze straniere ed assunse una posizione più aggressiva, dicendo che il governo avrebbe rifiutato l’aiuto straniero e da tutte le organizzazioni che fissano condizioni per minare “l’indipendenza” del paese.
A gennaio dello scorso anno l’ambasciatore europeo a Manila Franz Jessen confermò che le Filippine avevano rigettato oltre 6 milioni di euro di aiuti dall’Unione Europea.
La politica accesa di Duterte e la sua tendenza alla volgarità prese il mondo di sorpresa. I legami di Manila con le nazioni occidentali si sono deteriorate molto sotto la presidenza di Duterte.
“E’ un presidente con cui è difficile trattare. Secondo le lenti della politica e dello sviluppo, non è differente dagli altri presidenti. Le riforme che ha introdotto sono persino più tecnocratiche” dice il politologo Edmund Tayao.
“Nonostante i suoi commenti aspri Duterte è ancora popolare nel paese. La critica dei partner ufficiali come l’Europa avrà impatto solo sulla politica estera e le relazioni, ma non sugli aiuti economici” dice Tayao.
Eppure monta la pressione affinché Duterte ricalibri la sua politica dei diritti umani particolarmente in relazione alla guerra alla droga.
Lo scorso mese la Corte Penale Internazionale annunciò l’inizio di un’indagine preliminare per valutare se si dovesse inquisire Duterte.
Poi giunse la Valutazione della Minaccia Mondiale della Comunità dell’Intelligence USA che definì Duterte una delle “minacce regionali alla sicurezza Nazionale USA nel Sudestasiatico”.
Il governo di Manila rigettò il rapporto definendolo “per lo meno miope e fantastico”
“Non era difficile prevedere che il presidente si sarebbe posto sulla difensiva su quel rapporto” dice Tony La Vina, esperto di legge internazionale. “Ci sono state conseguenze per l’assistenza allo sviluppo e potrebbero essercene di più.”
Ana Santos, DW