I rappresentanti Thai hanno detto che il rilascio dei tre prigionieri non era una richiesta legata alla prospettiva di una zona di sicurezza, una zona geograficamente delimitata per il cessate il fuoco, ma una richiesta da MARA Patani, il gruppo ombrello che rappresenta gruppi insorgenti storici nei colloqui di pace iniziati tre anni fa. Il ministero della giustizia sarebbe al lavoro su questo caso.
Non si tratterebbe di un perdono ma di un rilascio secondo alcune fonti che non vogliono essere citate.
Nel caso che non si avesse il rilascio, ci sarebbe un contraccolpo per la zona di sicurezza, un progetto su cui si discute molto che potrebbe diventare la vetrina che la Thailandia offre al mondo. Il progetto coinvolge la scelta di un distretto dove si osserva un cessate il fuoco nella regione di frontiera meridionale.
Come tutte le altre iniziative di pace, il coinvolgimento thailandese con MARA Patani si fonda su basi mobili perché MARA Patani non ha il controllo sui combattenti sul terreno.
Un ufficiale militare thailandese ha descritto il rapporto dello stato thai con MARA Patani come “solo prendere tempo” finché il comando del BRN, che controlla i combattenti sul terreno, non decida di unirsi al processo di pace.
Finora non ci sono indicazioni di cambiamento di posizione del BRN e non perché MARA Patani o il designato facilitatore malese non ci abbiano provato.
Luci di speranza
Un attimo di speranza, per quanto piccola, è giunto durante l’incontro dello scorso anno tra il mediatore malese Ahmad Zamzamin Hashim, un uomo della sicurezza malese in pensione, e due membri del comando del BRN.
Zamzamin ricevette un assicurazione dai due capi del BRN che i loro militanti non avrebbero sabotato l’iniziativa delle zone di sicurezza da applicare in un distretto delle tre province a maggioranza musulmana. L’idea fu tirata fuori da MARA Patani e dal gruppo del dialogo di pace thailandese.
Fonti del BRN hanno sostenuto di essere ancora impegnati nell’indipendenza di Patani, la patria storica Malay che oggi forma le tre province più meridionali. Loro non avevano idea di entrare in un negoziato con il governo thailandese.
Inoltre un incontro pianificato in Indonesia tra il capo negoziatore thai generale Aksara Kerdpol ed una delle figure anziane del BRN Doonloh Wae-mano (alias Abdullah Wan Mat Noor) non deve essere inteso assolutamente come una svolta.
Eppure il fatto che il BRN abbia accettato di non sabotare le zone di sicurezza e permettere che l’iniziativa faccia il suo corso è stato ben accetto in Thailandia nonostante l’ironia lampante che nessuno delle parti nel dialogo di pace controlla i militanti armati.
Bangkok vuole fare di questo progetto di zone di sicurezza una cosa per dire a tutti ed al mondo che sta facendo progressi negli sforzi per porre fine al conflitto separatista che ha ucciso quasi 7000 persone dal gennaio 2004.
Per un momento tutto sembrava andare nella direzione giusta.
Si guardava al lancio della zona di sicurezza prevista per aprile 2018. E poi è giunta la richiesta di MARA Patani che tre dei loro militanti siano rilasciati dal carcere, hanno detto fonti delle due parti.
A parte la contrattazione e le sfide politiche e legali che ne vengono, l’iniziativa di pace per il meridione si trova davanti a grandi ostacoli.
L’attuale gara tra Aksara ed il generale Piyawat Nakwanich, comandante della IV regione che presiede alla sicurezza nel profondo meridione, potrebbe avere conseguenze negative sulla strategia del governo nell’area.
Fonti governative dicono che il disaccordo è parte di una guerra territoriale tra due membri dei grandi generali che si sono combattuti attraverso i media.
In un dichiarazione recente Piyawat aveva detto che il progetto di Aksara non era nulla di che aggiungendo che lui stesso aveva creato di testa propria 14 di queste zone senza per questo vantarsene.
Piyawat ha anche parlato del progetto Bring People Home, un programma raffazzonato di amnistia che vorrebbe aiutare ex militanti a tornare alla vita civile, definendolo un successo perché ha avuto conseguenze sulla posizione militare e sul morale del BRN.
Secondo una fonte governativa che osserva il conflitto, lo scontro è nato dalla disputa di chi doveva presiedere a questi programmi.
I membri del gruppo di pace del governo thailandese credono che avrebbero dovuto essere loro ad amministrare i programmi perché sono quelli che trattano direttamente con i ribelli, ed accusano il comandante della IV regione di creare confusione.
Sukree Haree, di MARA Patani, ha detto che il progetto di amnistia di Piyawat e la sua versione di 14 distretti zone di sicurezza erano totalmente differenti dai programmi discussi al tavolo del negoziato dalla sua organizzazione ed il dialogo di pace.
Fonti del BRN hanno respinto le affermazioni di successo vantate da Piyawat dicendo che chi si era arreso attraverso il suo programma non era coinvolto profondamente nel movimento e potrebbe rispondere solo di associazione, accusa comunemente impiegata dalle autorità thailandesi senza alcun risultato nei tribunali thailandesi.
Inoltre il BRN non è in una fase di esercito completo e non ha bisogno di troppi soldati tra le sue fila. La strategia è di screditare l’apparto di sicurezza del governo rendendo la regione quanto più ingovernabile possibile.
Lo scenario usuale di guerra nella regione è un bomba sul ciglio delle strade seguite da scontri a fuoco che durano a malapena cinque minuti.
L’insorgenza dice di essere più interessata a catturare il cuore, la mente e l’immaginazione della gente malay più che lo spazio geografico, per cui ad un certo punto nel percorso sarà necessaria una forza convenzionale.
Don Pathan, BenarNews.