Tornano sempre le paure di una minaccia jihadista nel meridione thailandese.
Sebbene la Thailandia soffra di una insorgenza decennale nel suo profondo meridione, la questione è stata spesso etichettata come una lotta etnico-nazionalista piuttosto che parte di un jihad globale.
Comunque mentre il sudestasiatico è preda di varie attività del ISIS, generate dai militanti di ritorno dal Medio Oriente, si rinnovano le preoccupazioni che elementi jihadisti subentrino sulle vulnerabilità esistenti nel meridione thailandese.
Gli elementi jihadisti potrebbero non essere attenti a combattere lo stato thai, ma potrebbero concentrarsi sulla vicina Malesia.
C’è un precedente storico della Guerra Fredda quando il Partito Comunista Malese si rifugiò in Thailandia Meridionale ma pianificò attacchi che prendevano di mira la Malesia. Ci sono paure secondo cui i militanti ISIS potrebbero prendere lo stesso approccio.
Cionondimeno queste paure restano infondate dal momento che il carattere etnico-nazionalista del conflitto è abbastanza forte da resistere all’influenza jihadista.
L’insorgenza nel meridione thailandese resta un conflitto localizzato su un territorio ed una identità piuttosto che uno lanciato dal jihad globale.
La narrazione dell’insorgenza del meridione thailandese ha tirato fuori ricordi storici del sultanato di Patani fino a farne un mito.
Il sultanato di Patani fu descritto come un centro commerciale e di eccellenze nello studio dell’Islam prima della sua distruzione con la colonizzazione siamese. Quando il sultanato di Patani fu incorporato nel Siam, significò non solo la fine della sovranità nazionale ma anche dell’identità Malay.
Come si può notare la narrazione porta un forte carattere etnico-nazionalista e non c’è alcuna citazione del jihad globale. Il ruolo dell’Islam nella narrazione riguarda solo un’immagine di Patani come sacra terra islamica caduta sotto il governo degli infedeli. La lotta è per liberare Patani dal governo thai piuttosto che difendere la comunità mondiale islamica e liberare tutte le terre musulmane.
I capi religiosi nel meridione thailandese rigettano anche l’ideologia salafita jihadista sposata da gruppi come ISIS o Al Qaeda. I musulmani malay lì aderiscono alle forme tradizionali di Islam Sunnita della scuola Shafita. Perciò questo disallineamento nell’interpretazione religiosa tra i gruppi terroristici internazionali ei musulmani malay fa da ostacolo all’influenza jihadista.
I capi dell’insorgenza non sono anche preparato a lavorare con questi jihadisti transnazionali. In precedenza Jemaah Islamiyah aveva provato a lavorare con l’insorgenza meridionale senza però riuscire ad avere peso. Più di recente il gruppo principale del BRN ha detto chiaramente che l’ISIS non è ben accetta nel profondo meridione.
In questo momento, la priorità dell’insorgenza è di acquisire legittimità agli occhi della comunità internazionale a favore della causa separatista. Se lavorassero con i gruppi jihadisti svanirebbe ogni forma di legittimità. Quindi non è concepibile che l’insorgenza si assuma questo rischio.
Ci sono però alcuni fattori che potrebbero avere un impatto significativo sull’attuale status quo di non influenza jihadista.
Primo, c’è ancora la priorità che giovani malay siano preda dell’ideologia jihadista attraverso i media sociali, sebbene non ci siano prove concrete ancora per provare una tendenza simile nel profondo meridione. Ma nell’età dell’informazione, è difficile avere un monopolio sull’informazione consumata dai malay musulmani qui.
In altre parole, può anche accadere un’autoradicalizzazione tra la gioventù particolarmente quando i malay musulmani qui non hanno sufficiente conoscenza del ISIS. Questa è la conseguenza degli intellettuali e accademici locali che non discutono pubblicamente del ISIS per paura e riluttanza. Temono di poter essere associati con l’ISISse parlassero apertamente. Alcuni imam tendono anche a minimizzare ogni discussione di jihadismo.
L’ignoranza del ISIS e della sua ideologia della popolazione malay musulmana deve essere un problema per le autorità. Rappresentanti del BRN hanno già fatto conoscere le preoccupazioni che è possibile che i giovani malay musulmani siano influenzati dalla propaganda jihadista in parte per la mancanza di conoscenza. Quindi questa è un’area che può cambiare lo status quo rapidamente.
Secondo, è possibile anche l’emergenza di gruppi che si dividono e che potrebbero trovare dei vantaggi allineandosi con i jiahdisti. Il blocco nel dialogo di pace attuale potrebbe comportare che qualche militante deluso del BRN si separi ed unisca le proprie forze con gli jihadisti.
Questa prospettiva è ancora fortemente improbabile. Anche se si adottassero tattiche terroristiche, lo scopo dell’insorgenza malay musulmana resta strettamente legata agli obiettivi nazionalisti di Patani piuttosto che quelli jihadisti globali. Ma dal momento che non si è raggiunto nulla sul piano degli obiettivi, c’è ancora una piccola possibilità che l’ideologia jihadista guadagni spazio tra i più giovani degli insorti malay musulmani.
Complessivamente il profondo meridione thailandese è riuscito a resistere alla minaccia jihadista, ma è uno status quo che può cambiare .Il solo modo di gestire l’influenza jihadista è di lavorare sul dialogo di pace nella Thailandia meridionale.
Deve essere la priorità porre fine al conflitto. Il governo militare thailandese deve fare seri sforzi per trattare con il maggior gruppo dell’insorgenza, il BRN, ed accettare un ordine politico decentralizzato che rispetti l’identità malay musulmana mentre protegge i buddisti che vi abitano.
Eugene Mark, Senior Analyst della Rajaratnam School of International Studies (RSIS) in Singapore, Thediplomat