Alla fine di febbraio 2018 apparvero le notizie sui media thai di un piano dettagliato di costruzione di una zona di sicurezza e di una casa sicura nella vasta area del Consiglio Islamico di Pattani.
Le notizie si basavano su fonti del gruppo di negoziato thailandese come il generale Aksara Kerdphol e il generale Sitthi Trakulwong.
Secondo le notizie ad aprile 2018 si sarebbe creata la casa sicura e a maggio 2018 il comitato per la zona sicura, JAC. La zona di sicurezza deve operare per tre mesi da giugno fino a settembre e nei tre mesi successivi ci sarebbe stato il periodo di valutazione.
Sin da quando apparvero queste notizie, in pochi credevano che questo piano ambizioso sarebbe stato fattibile in questa fase del conflitto. La conferenza stampa dei tre rappresentanti del MARA Patani, tenutasi il 23 marzo, ha reso ancora più fioche le prospettive.
MARA Patani sottolineò che i colloqui sulla zona di sicurezza erano ancora in una fase tecnica e che “deve essere appoggiata dal Gruppo di lavoro congiunto del processo del dialogo di pace (JWG PDP); quindi tutti gli accordi fatti non sono finalizzati”.
Questa conferenza si tenne una settimana prima della creazione prevista della casa sicura di cui parlavano i media thailandesi. Quindi ci fu bisogno di cambiare il piano nella sequenza temporanea se non in toto.
MARA Patani affermò anche “abbiamo fiducia nel gruppo del dialogo thailandese comandato dal primo ministro e siamo convinti che il processo formale è stato adottato nella agenda nazionale”.
Questa dichiarazione dice che il dialogo stesso va relativamente bene tra i gruppi delle due parti. Comunque MARA Patani chiedeva di “certe dichiarazioni ed azioni da parte del Comandante della IV regione che contraddicono il processo del dialogo di pace”.
Questi sono il progetto Bring People Home e l’affermazione dei 14 distretti dove si sarebbe creata unilateralmente una zona sicura. MARA Patani sottolineò che “le due questioni di su non solo affatto legate al processo di pace tra MARA Patani ed il governo”
Dall’inizio del processo di pace nel 2013 fino ad ora, la Parte B (il governo thai rifiuta di riconoscere MARA Patani col suo nome, NdT) è stata sempre criticata come autentico e legittimo rappresentante dei gruppi armati che operano a Patani. Ustaz Hasan Taib, che guidò il gruppo di pace del BRN, era fortemente criticato perché non aveva un mandato dal consiglio di guida supremo del BRN, conosciuto come DPP.
Nel secondo giro del processo di pace, sebbene MARA Patani avesse tra i suoi membri alcuni figure anziane del BRN, il BRN come organizzazione non si era unito al tavolo del negoziato. A causa di ciò la critica della sua autenticità non è priva di basi. Don Pathan nota che “l’organizzazione ombrello non ha il controllo dei combattenti sul campo”.
Comunque la cosa che chiarisce MARA Patani è che persino la Parte A, lo stato Thailandese, si trova di fronte alla stessa sfida incontrata dalla Parte B.
Non è sulla autenticità della Parte A come rappresentante del governo thailandese che MARA Patani ha totalmente riconosciuto, quanto il fatto che il gruppo di pace della Parte A si trova di fronte al serio problema di controllare il comportamento delle forze armate nell’area del conflitto che è sotto il comando dell’ ISOC della IV regione.
Questo in realtà non è una cosa nuova. Persino il gruppo del dialogo di pace del governo thailandese lo ha indicato in un materiale prodotto dal gruppo stesso. Si dice che ci potrebbero essere dei saccheggiatori della pace sebbene non si specificasse nulla di più.
Si dice “alcuni rappresentanti del governo mantengono contatti segreti con certi gruppi, fazioni e persone di visione differente e hanno portato proposte di questi gruppi per fare pressione sul governo”.
Questo accadde persino nel primo negoziato di pace ed alcuni militanti hanno confermato allo scrivente di essere stati contattati dalla sicurezza thailandese che non erano coinvolti nel dialogo di pace.
Si legge nello stesso materiale: “C’è anche una questione finanziaria che arriva nell’area ma che raggiunge i gruppi violenti senza la conoscenza di chi ha allocato il budget, specialmente l’intelligence e i budget di sviluppo”.
Ne può conseguire che il controllo del governo centrale sul comportamento degli ufficiali della zona di conflitto non è così fermo come dovrebbe essere.
L’attitudine sfrontata del comandante della IV regione, generale Piyawat, ironicamente, invece di fare qualcosa di buono nella promozione della pace, è testimonianza della discrepanza esistente tra il gruppo negoziatore dello stato e la sua unità operativa.
Il comandante della IV regione generale Piyawat descrive il progetto Bring People Home come “il giusto corso di azione intrapreso dalla IV regione, ma il progetto potrebbe causare fastidi tra alcuni gruppi separatisti perché perdono la loro base di sostegno”. Un’affermazione molto discutibile.
Il 24 febbraio 2017 ci fu un evento importantissimo, il prelievo di un combattente dell’insorgenza Ahama Duere da parte del comandante stesso in un elicottero militare e riportato nei media thai. Una fonte dell’insorgenza confermò che era stato un membro dell’organizzazione ma si era arreso alle autorità alcuni anni prima di questo evento.
In un evento del 14 febbraio 2018, 103 persone, tra cui donne e bambini, già membri del PULO e loro famiglie scappati in Malesia furono riportati indietro. Kasturi Mahkota, uno dei capi del PULO, lo ha descritto come uno scadente gioco politico.
Nonostante le dubbie caratteristiche il comandante generale Piyawat afferrò l’opportunità quando si ebbe una visita nell’area dei rappresentanti della Organizzazione della Cooperazione Islamica, OIC.
Secondo il comandante OIC fu soddisfatta del progetto, cosa che convinse a sua volta il comandante che il conflitto sarebbe presto stato risolto. E’ molto improbabile che l’OIC possa aver detto qualcosa di antidiplomatico, anche per le relazioni che ha con MARA Patani. Resta perciò poco chiaro fino a che punto OIC possa essersi convinta da questo progetto.
Il progetto stesso Bring People Home assume più le caratteristiche di reintegro sociale e riabilitazione sociale. Perché questi progetti siano efficaci, la giustizia di transizione è parte integrale ed in altre aree può avvenire solo in periodi postconflitto.
Don Pathan la descrive come programma raffazzonato di amnistia. Un programma unilaterale di riabilitazione e reintegro sociale non è semplicemente fattibile nella situazione attuale.
Dopo la dichiarazione di MARA Patani, è rimasta intatta la determinazione del comandante che non abbandonerà il suo piano di perseguire un’altra attività di costruzione della pace unilaterale nella sua versione di zona di sicurezza.
Secondo Thai PBS ha detto: “Più MARA Patani discute, più mi piace perché questo mostra che la nostra politica ha raggiunto il suo obiettivo. Questo è perché si sono svegliati ed hanno iniziato a parlare, e parleranno ancora perché chi ha causato l’insorgenza del passato decennio emergerà costantemente”
E’ difficile trovare una fonte accademica o obiettiva per verificare l’efficacia della sua politica. Ma la sua attitudine e i discorsi danno forse l’impressione che lo stato thai non è unitario nel risolvere il conflitto.
In seguito ai recenti sviluppi diventa chiaro che il progetto della zona sicura quasi certamente non si avvererà secondo il piano originale diffuso dai media thailandesi. Chiaramente i gruppi del negoziato di entrambe le parti si trovano di fronte allo stesso problema del controllo delle forze operanti sul terreno. Finché non si risolve questa questione nessun progresso sarà possibile per il dialogo di pace.
Il processo stesso è stato vissuto come molto remoto dalla gente del posto. I rappresentanti thai vengono da Bangkok, mentre i membri di MARA Patani vivono in altri paesi ed i colloqui si tengono a Kuala Lumpur.
Il facilitatore, apparso a Patani durante gli ultimi incontri, non è presente nell’area da troppo tempo, e non è giunto a Patani all’inizio del secondo dialogo di pace.
Molti osservatori locali lo hanno descritto come il facilitatore per Parte A e Parte B ma non per tutti gli altri. Se davvero è coinvolto nel suo compito, una delle cose che potrebbe fare è forse di venire nell’area del conflitto, sia per dare spiegazioni del processo che per ascoltare le opinioni di vari gruppi della regione, molti dei quali hanno critiche da dire.
Attualmente non ci sono molti fattori positivi che a breve potrebbero spingere il processo, ciò però non significa che il processo sia di per sé inutile. Un prodotto secondario è la diffusione relativa nello spazio pubblico del processo di pace in modo aperto.
In queste discussioni militanti del posto, ricercatori, giornalisti ed osservatori spesso conducono analisi degli attori locali del conflitto. Non c’è stata una singola discussione che non includa l’ISOC della IV Regione, che è uno degli attori più potenti ed influenti. Supera i politici locali e le altre agenzie come SBPAC, l’amministrazione locale.
Se si possa raggiungere la pace in quest’area di conflitto dipende da come si comporta questo attore importante.
La selezione del comandante della IV regione mostra ancora come il serio impegno di Bangkok nella risoluzione del conflitto nelle province più meridional non sia la priorità maggiore.
Il generale Piyawat, oltre a fare il duro per essere ammirato nella società thai e in chi decide, ha un legame molto forte con l’elite al governo. Suo fratello, il generale Teerachai Nakwanich è stato comandante in capo dell’esercito ed è ora nel consiglio della Corona.
Rimarrà comandante fino al suo pensionamento a settembre 2018. Una cosa che il governo thailandese può fare è scegliere qualcuno che aiuti il processo di pace, secondo la politica nazionale di risoluzione del conflitto mediante il processo di dialogo, e non qualcuno che dà solo discorsi da duri, musica per orecchie di chi sta fuori dall’area del conflitto.
Il comandante può affermare che può riportare la gente a casa. Ma non nessun modo per gli altri di rispedirlo a Bangkok.
Shintaro HARA, Prachatai.org