Nei giorni precedenti alla visita di Prawit in USA, il miliardario cinese Jack Ma socializza con il capo della giunta, generale Prayuth, a sottolineare come la Thailandia provi a bilanciare i delicati legami diplomatici che ha con le superpotenze.
“Gli USA hanno bisogno di contrastare la crescita cinese per influenza ed interessi in Thailandia e nella regione, e approfondire le relazioni già profonde tra le forze militari è uno dei modi per farlo.” dice Benjamin Zawacki in una intervista sulla visita di Prawit.
“Il governo thailandese, come tutti i governi thai sin dall’inizio del secolo, è a favore di Pechino. E fino a quando non è giunto al potere Trump era anche antiamericano” dice Zawacki.
Pubblicamente la Thailandia dice di voler buone relazioni con tutte le nazioni e non si volge verso Pechino a danno degli USA.
L’incontro di Prawit con Mattis e gli altri ufficiali della difesa americana “afferma l’impegno di ambo le parti ad una alleanza duratura, e all’interesse condiviso nel portare avanti la prosperità e la sicurezza nella regione dell’Asia Pacifico” ha detto un portavoce dell’ambasciata USA.
Discuteranno le modalità “di rafforzare la nostra alleanza e migliorare la sicurezza regionale” ha detto l’ambasciata.
Mattis guidò una delegazione USA a Bangkok ad ottobre come inviato speciale del presidente Trump per partecipare alla cremazione reale del compianto Re Bhumibol.
Dopo che Trump è diventato presidente il dipartimento di stato USA e la sua diplomazia smisero di criticare fortemente il golpe del 2014 in Thailandia e l’attuale governo militare che avevano causato delle diatribe tra i due paesi.
Il Pentagono ha accresciuto le relazioni con il politicamente potente esercito thai addestrato dagli USA. “Nel 2017 solo sono al lavoro 261 milioni di dollari in accordi militari” disse a luglio l’ambasciatore americano a Bangkok Glyn Davies.
Il sostegno del Pentagono per il regime militare “legittima ancora di più la presa del governo al potere e l’approccio al modo di governare” dice Zawacki.
Gli USA dipendono sempre di più dalla Thailandia per ridurre il sostegno diplomatico e finanziario alla Corea del Nord. Nel 1950 la Thailandia fu la prima nazione asiatica a mandare truppe sotto l’egida ONU a sostenere la Guerra di Corea guidata dagli USA.
Della missione thailandese di 6300 soldati in Corea 136 rimasero uccisi e oltre 110 furono i feriti.
Negli anni 60 e 70 il territorio thailandese fu usato moltissimo dagli USA per le sue basi aeree ed altre strutture quando gli USA lanciarono la sua guerra contro il Vietnam, Cambogia e Laos.
Più di recente gli USA hanno mandato 6000 soldati per la annuale esercitazione militare di Febbraio in Thailandia, Cobra Gold.
La visita di Prawit è discutibile per il momento. L’ex comandante dell’esercito Thailandese è sotto indagine dalla Commissione contro la Corruzione per non aver dichiarato 22 orologi di lusso in suo possesso del valore da un milione di dollari.
Prawit, che è un vice primo ministro influente e il secondo per importanza, insiste che gli orologi non sono prova di corruzione perché prestatigli da un ricco amico di infanzia.
Tantissimi thailandesi hanno firmato petizioni che chiedevano le sue dimissioni per lo scandalo degli orologi. “Se la gente non mi vuole, me ne andrò” disse a febbraio Prawit ma finora non si è dimesso.
I media thai, critici e militanti sospettano che le indagini non approderanno ad alcuna pena perché Prawit gode del forte sostegno del primo ministro Prayuth che prese il potere in un golpe incruento.
Prayuth incontrò Trump durante la sua visita ufficiale alla Casa Bianca ad ottobre e alla cena disse:
“Sono più felice ora che in ogni momento del passato perché sento di aver trovato un amico sincero”
Quando il generale Joseph Dunford, capo di stato maggiore riuniti della difesa USA, fece visita a Bangkok a febbraio, si discusse delle elezioni.
In quel tempo Prayuth disse: “Gli dissi, il presidente americano ha la sua America per prima. Anche io ho la mia Thailandia per prima, come un modo per prendermi cura degli interessi del paese”. “La tempistica sarà determinata da me e dai procedimenti legali” disse Prayuth delle elezioni al comandante americano.
Sempre più fiducioso Prayuth cerca anche investitori stranieri facoltosi, compreso il miliardario cinese Jack Ma che guida la compagnia di e-commerce Alibaba.
Jack Ma che incontrò Prayuth ad Ottobre in Thailandia, ritorna a Bangkok ad aprile per parlare di soldi e tecnologia tra cui un progetto per modificare il dipartimento delle dogane e del turismo, oltre a 335 milioni di dollari di investimenti nel progetto pilota della giunta del Corridoio Economico orientale.
Per alcuni Prayuth è abile nella sua capacità di dare il benvenuto ad americani, cinesi ed altri rivali, sebbene altri sentano che la giunta Thailandese fa leva sui legami internazionali per rafforzare la posizione vulnerabile mentre prova a parare i colpi delle richieste di un ritorno alla democrazia.
Diversamente dagli USA, la Cina non ha fatto pressioni sulla Thailandia per restaurare la democrazia o migliorare i diritti umani.
Prayuth è localmente sotto attacco per aver spostato più volte le elezioni nazionali che, anche se si tenessero, limiterebbero i politici in un parlamento d 750 membri tra cui il senato di 250 membri nominati dalla giunta con poteri straordinari.
Il suo governo ha creato una costituzione nuova, approvata in un referendum strettamente controllato, che permette ad un parlamento bloccato di nominare un primo ministro non eletto, alimentando il sospetto che miri ad estendere il suo governo.
Allo stesso tempo la sua giunta reprime una crescente protesta contro la giunta, cosa che avrebbe in precedenza attirato la critica USA.
Dopo che una manciata di studenti universitari issarono un manifesto che lo apostrofava “Dittatore” durante la sua recente visita al campus della Chulalongkorn University, i militari si sono recati alle case degli studenti facendo domande ai genitori sui loro figli.
Secondo il portavoce del governo il generale Sansern Kaewkamnerd, il regime non ha intimidito le famiglie. “Era un lavoro normale. Non portavano armi né guidavano un carrarmato alle loro case”
Richard S Ehrlich, Asiatimes